Draghi: lotta all'inflazione non è finita, tassi resteranno alti per più tempo

Investing.com  |  Autore Alessandro Albano

Pubblicato 08.06.2023 09:45

Investing.com - E' un Mario Draghi realista quello che si è presentato al MIT di Boston mercoledì dove ha ritirato il premio Miriam Posen tenendo un lungo intervento che sui principali temi di attualità come la guerra in Ucraina, l'inflazione e la risposta delle banche centrali. 

Partendo dal conflitto nell'Est Europa, l'ex premier Draghi ha le conseguenze geopolitiche "sono molto significative", motivo per cui l'Ue deve "rafforzare le proprie capacità di difesa" e "iniziare un percorso con l'Ucraina per sua adesione alla Nato".

Le conseguenze delle guerra hanno dato il via ad un periodo in cui l'inflazione sarà "più elevata in futuro", e contro cui le autorità monetarie avrebbero dovuto iniziare la loro lotta per tempo anche se in Europa, ha precisato l'ex Bce, "data la natura di shock guidato dall'offerta, non è chiaro se agire più rapidamente avrebbe arginato di molto l'accelerazione dei prezzi".

Un'inflazione che si sta dimostrando "più resistente di quanto le banche centrali avessero inizialmente ipotizzato" e che richiederà "una cauta continuazione della stretta monetaria, sia attraverso un ulteriore aumento dei tassi di interesse, sia allungando i tempi di inversione del loro corso".

Draghi si è detto convinto che alla fine le banche centrali "riusciranno a riportare il tasso di inflazione" ai rispettivi target anche se il contesto economico  ma sarà molto diverso da quella a cui siamo abituati».

"I governi - ha spiegato l'ex premier - avranno disavanzi di bilancio «permanentemente più elevati e nel lungo periodo, è probabile che i tassi di interesse si mantengano più alti di quanto non siano stati nell'ultimo decennio".

Un contesto di bassa crescita, tassi più alti ed elevati livelli di debito che per Draghi "sono un cocktail volatile", ma le banche centrali devono stare "molto attente all'impatto sulla crescita, in modo da evitare inutili sofferenze".

Come in passato, l'economsta ha stressato sulle responsabilità dei governi i quali devono "ridisegnare le politiche fiscali" essendo questo il loro "principalmente compito". 

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