Extraprofitti: nell’anno d’oro delle banche (utile a 43 mld) nessuno paga la tassa

Investing.com  |  Autore Alessandro Bergonzi

Pubblicato 13.11.2023 10:48

Investing.com -- Il 2023 sarà ricordato come l’anno d’oro delle banche italiane, con gli utili del settore che, grazie all’aumento dei tassi d’interesse Bce, potrebbero superare i 43 miliardi di euro. Eppure, lo Stato italiano non incasserà nemmeno un euro dalla tassa sugli extraprofitti.

Il governo aveva inizialmente stimato un gettito di circa 3 miliardi derivante dall’imposta straordinaria sul margine d’interesse realizzato dalle banche. Tuttavia, dopo le numerose polemiche e i malumori del mondo finanziario, l’esecutivo italiano ha deciso di prevedere un’alternativa, offrendo agli istituti la possibilità di destinare a riserva una somma pari a 2,5 volte la tassa. L’opzione è stata scelta da tutte le banche, comprese quelle controllate dal Mef come Mps e Mediocredito centrale, che così, in un anno da record per i propri conti, hanno ricevuto anche un assist per rafforzare il proprio patrimonio.

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h3 Gli extraprofitti dei primi 5 gruppi bancari/h3

Secondo la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) che fa i conti in tasca agli istituti del nostro Paese, gli utili dell’intero settore a fine anno potrebbero raggiungere i 43 miliardi e 431 milioni. “Un risultato che sarebbe superiore di ben 17,2 miliardi (+70%) rispetto ai 25,4 miliardi di utili del 2022 e quasi il triplo se confrontati con il quinquennio precedente: nel 2021 gli utili si erano attestati a 16,4 miliardi, nel 2019 a 15,7 miliardi e nel 2018 a 15,1 miliardi. Nel 2020, a causa della pandemia da Covid il risultato complessivo fu di soli 2 miliardi”, rileva la Fabi.

Nel dettaglio, il sindacato ha analizzato i dati dei primi 5 gruppi bancari italiani. Nei primi 9 mesi dell’anno Intesa Sanpaolo SpA (BIT:ISP) ha messo a segno 6,1 miliardi di profitti (+85%), UniCredit SpA (BIT:CRDI) 6,7 miliardi (+68%), Bper Banca SpA (BIT:EMII) 1,1 miliardi (-26% dovuto anche all’avviamento negativo per Carige (BIT:CRGI_old)), Banco Bpm SpA (BIT:BAMI) 943 milioni (+94%), Banca Monte dei Paschi di Siena SpA (BIT:BMPS) 929 milioni (rispetto alla perdita di 334 milioni dei primi nove mesi 2022).

“Con 15,7 miliardi di profitti, i primi cinque gruppi, nei primi nove mesi di quest’anno, hanno eguagliato il dato dell’intero sistema del 2019 e superato il 2018 (15,1 miliardi)”, sottolinea la Fabi.

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h3 La spinta dei rialzi dei tassi da parte della Bce/h3
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"I conti trimestrali dei primi cinque gruppi bancari, che rappresentano il termometro finanziario di tutto il sistema, fotografano un settore che “naviga” a gonfie vele, battendo tutte le attese", osserva la Fabi. A incidere sono stati i 10 rialzi dei tassi da parte della Bce, valsi, per i primi cinque gruppi bancari, un fatturato di ben 27,6 miliardi di margine di interesse, in crescita del 56% rispetto ai primi 9 mesi del 2022.

I quasi 50 miliardi complessivi di ricavi sono stati infatti sostenuti prevalentemente dai ricavi legati agli interessi sul credito a imprese e famiglie (27,6 miliardi appunto), ambito che corrisponde quasi al doppio di quanto incassato, tra altro, con le commissioni su servizi e attività di risparmio gestito (15,9 miliardi).

In questo contesto positivo, la tassa sugli extraprofitti ha dato la facoltà agli istituti di rafforzare il proprio patrimonio, accantonando a riserva non distribuibile una cifra pari a 2,5 volte l’importo teorico del prelievo fiscale, con i primi cinque gruppi italiani che hanno messo da parte 4,2 miliardi per il 2023. Una strada grazie alla quale, conclude la Fabi, “le banche hanno probabilmente anticipato rafforzamenti patrimoniali che, in prospettiva, alla luce del probabile deteriorarsi del credito, potrebbero essere suggeriti o imposti dalle autorità di supervisione e vigilanza”.

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