Euronews IT
Pubblicato 15.04.2022 15:08
Aggiornato 15.04.2022 15:35
La crisi del gas in Italia spiegata in tre punti
L'Italia è il Paese nell'Unione europea in cui il gas ha il maggior peso nel totale di energia usata, il 42,5 per cento. Con 28 miliardi di metri cubi (bcm) lo scorso anno (39 per cento), la Russia è il principale fornitore. I gasdotti attraverso cui il gas di Mosca arriva in Italia sono l’Urengoy-Pomary-Uzhgorod, 4.450 km, che dalla Siberia, passando per l’Ucraina, arriva in Slovacchia; il Transgas che da lì lo porta in Austria; e infine il Tag (Trans Austria gas), controllato da Snam (BIT:SRG) (Società nazionale metanodotti), fino all’impianto di Treviso.
Un legame che - all'indomani del 24 febbraio, dopo la mozione del Parlamento europeo per un embargo totale del gas dal Cremlino -deve essere sciolto il prima possibile.
Ma il problema si fa ancora più complesso se, dei 76 miliardi di metri cubi (bcm) di gas consumati l'anno scorso, il 95 per cento è importato.
Ecco perché è importante l'accordo siglato recentemente con l'Algeria, ma non solo. In tre punti abbiamo cercato di capire come e attraverso chi l'Italia si rifornisce di gas e ancora se c'è gas nel sottosuolo della penisola.
"Oggi è un giorno speciale per le relazioni tra Italia e Algeria, in particolare per Eni e Sonatrach: grazie alla collaborazione stretta e di lunga data tra le due società si è riusciti in così poco tempo e con un enorme sforzo congiunto a firmare questo importante accordo, che consolida ulteriormente la partnership tra le aziende e rafforza la cooperazione tra i nostri Paesi", ha detto Descalzi.
Già dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i rapporti tra Italia e Algeria si erano intensificati: si è passati dai 6,7 miliardi di bcm importati dall'Italia ai quasi 23 dello scorso anno. Senza tuttavia ridurre i rifornimenti dalla Russia, che nel 2019 hanno toccato il picco di 33,4 mcb esportati verso l'Italia.
Un’incognita è legata invece all’risoluzione delle Nazioni Unite per escludere la Russia dal Consiglio dei diritti umani. Anche Mozambico, Angola (astenuti) e Congo (contrario) - prossime tappe di Draghi per assicurarsi ulteriori approvvigionamenti di gas - non hanno votato a favore.
"Eni opera in Algeria dal 1981, investendo nell’upstream e producendo gas destinato al consumo domestico e all’export; il Paese si è sempre dimostrato un partner affidabile e abbiamo nel tempo sviluppato ottimi rapporti industriali e commerciali", dicono fonti interne all'azenda: "Non entriamo nel merito di considerazioni politiche".
Gli altri fornitoriRestando nel continente africano, l’Italia importa gas anche dalla Libia: lo scorso anno, sempre secondo i dati del Ministero della Transizione ecologica, 3,2 bcm (4,4 per cento del totale) sono stati diretti, attraverso il gasdotto Greenstream, 520 km, all’impianto di Gela. Anche se il Greenstream ha una portata a pieno regime di 10 bcm.
"La Libia non ha fatto grandi insvestimenti e in più non c’è disponibilità da parte della compagnia di Stato ad aumentare l’esportazione", precisa a Euronews Davide Tabarelli, professore presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna e il Politecnico di Milan, e presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente. "Sappiamo che la situazione politica è molto difficile, quindi non ci aspettiamo molti volumi addizionali".
Lo scorso febbraio il Parlamento libico aveva votato per destituire l'attuale primo ministro, Abdul Hamid Dbeiba, non in grado di garantire il normale svolgimento delle elezioni. Previste inizialmente a dicembre, quando si temeva un colpo di stato sulla scia delle tensioni con le milizie del generale Haftar, si dovrebbero tenere il prossimo giugno.
Dopo Russia e Algeria, gli altri fornitori sono Azerbaijan (7,2 bcm nel 2021, 9,9 per cento), Qatar (6.8 bcm, 9,5 per cento) e Norvegia, 1,9 bcm nel 2021, ma 7,3 nel 2020.
La fornitura di gas azero è incominciata nel 2020, con l’inaugurazione - tra le critiche del Movimento 5 Stelle - del metanodotto Tap (Trans adriatic pipeline) che, partendo dalla Grecia, arriva alla Rete Gas a Melendugno (Lecce), controllata da Snam. Da Baku al Tap il gas deve comunque passare per il Scp (South Caucasus Pipeline), 692 km, diretto in Turchia e poi per il Tanap (Trans Anatolian Pipeline), 1.840 km, fino alla Grecia.
Principali fornitori di gas cleared
Scritto da: Euronews IT
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