Market View: Da cosa dipende il futuro dell'economia e chi rischia di più

Investing.com

Pubblicato 09.08.2022 15:12

Aggiornato 09.08.2022 15:28

Investing.com - Rallentamento oppure recessione? Cosa ci riserveranno i prossimi mesi? Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS (NYSE:UBS) WM Italy, indica il prossimo autunno il periodo chiave per rispondere e invita a osservare i dati economici con occhi diversi rispetto al passato. Già, perché alcune correlazioni che fino a pochi anni fa erano date per certe, ora sembrano funzionare meno.

Pur essendo atteso un rallentamento economico dopo la crescita sostenuta del 2021, ad oggi non è ancora chiaro se la decelerazione del PIL sfocerà verso il trend di crescita di medio termine oppure verso una recessione, non solo di tipo tecnico.

Dai mercati, spiega Ramenghi, arrivano segnali incoerenti. La curva dei rendimenti dei Treasury Usa è invertita (i rendimenti a breve termine superano quelli del decennale), un segnale che in passato è stato preludio di una recessione. Ma nonostante la forte correzione dell'azionario, commenta Ramenghi, "le attuali valutazioni non riflettono una vera e propria recessione".

Come leggere i dati macro

Segnali discordanti arrivano soprattutto dall'economia americana, che ha riportato due trimestri consecutivi di crescita marginalmente negativa finendo in recessione tecnica. Ma se si guarda al mercato del lavoro la realtà sembra diversa, il livello di disoccupazione (3,5%) è ai minimi da 50 anni e si registrano aumenti delle retribuzioni.

Tuttavia, fa notare Ramenghi, tali aumenti non hanno compensato il calo del potere di acquisto. Ma nonostante il calo del potere d'acquisto i consumi non sono diminuiti, fenomeno spiegabile con la riduzione del tasso di risparmio da parte delle famiglie

"Questa strana combinazione è importante perché la sua variazione determinerà se ci troveremo in recessione oppure no. Affinché si eviti una recessione, occorre che le retribuzioni reali nette smettano di scendere prima che venga erosa la base di risparmio e torni ad aumentare nuovamente la propensione ad accantonare risorse finanziarie", commenta l'esperto di UBS.

Se, al contrario, un deterioramento del mercato del lavoro minasse la fiducia delle famiglie, ecco che la recessione sarebbe dietro l'angolo.

Sfida molto difficile per le banche centrali

Nel passato, l’inflazione era guidata soprattutto dall’andamento dal costo del lavoro, che rappresenta circa il 70% del paniere per le economie avanzate.

"Anche in questo caso - commenta Ramenghi - l’attuale ciclo economico è anomalo perché l’inflazione non è stata guidata dalle retribuzioni, bensì dalle materie prime, almeno inizialmente".

La sfida per le banche centrali è davvero complicata: contenere l'inflazione senza spingere l'economia verso la recessione. Un aumento dei tassi, infatti, potrebbe frenare un settore cruciale per l'economia come il mercato immobiliare e per questo motivo, secondo Ramenghi, le economie più indebitate come Usa e Regno Unito potrebbero vivere un deterioramento più rapido.

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Questo articolo è stato scritto in esclusiva da Financialounge.com per Investing.com. Ogni settimana, "Market View" propone interviste originali con case d'investimento sui temi centrali di mercato che verranno riportate esclusivamente sul nostro sito. Non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all'investimento

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