FinanciaLounge
Pubblicato 21.09.2020 16:49
Nessuna ‘fine del dollaro’, ma meglio essere selettivi sugli emergenti
Julian Howard, Lead Investment Director, Multi Asset Portfolios di GAM Investments, non crede che la correzione del 10,4% nell’indice del dollaro dal 20 marzo al 31 agosto sia la prova dell’imminente fine del dollaro come principale valuta di riserva al mondo, e dello status di superpotenza dell’America. Secondo l’esperto di GAM, proprio una Fed rispettata perché indipendente e pronta a contrastare le interferenze politiche gioca a favore del dollaro. Il recente declino del dollaro è modesto rispetto agli standard storici e secondo Howard si spiega meglio con le forze di mercato a breve termine, in particolare con i differenziali dei tassi di interesse: un anno fa il Treasury USA a 10 anni offriva oltre il 2% in più del bund tedesco corrispondente e un euro valeva solo 1,10 dollari, oggi lo stesso Treasury rende solo l’1% circa di rendimento in più rispetto al Bund e di conseguenza un euro vale quasi 1,20 dollari. Howard nell’articolo : ecco perché nota anche che la Fed, nonostante la recente svolta sull’inflazione, si è fermata prima di una piena “europeizzazione”, escludendo fermamente i tassi di interesse negativi. Per questo un po’ più di debolezza del dollaro potrebbe essere possibile, ma se la BCE persegue una politica dei tassi negativi ancor più profonda allora i differenziali si ribalteranno a favore del Treasury e del dollaro...
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Scritto da: FinanciaLounge
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