Tassi: Bce pronta alla pausa? Il commento degli analisti sulla riunione di giovedì

Investing.com  |  Autore Alessandro Bergonzi

Pubblicato 25.10.2023 12:59

Investing.com -- Inflazione in calo e dati economici allarmanti convinceranno la Bce a porre un freno ai rialzi sui tassi d’interesse che vanno avanti da luglio 2022? Per capire meglio le aspettative dei mercati, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti sulla prossima riunione della Banca centrale europea.

Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price

Giovedì la Bce si riunirà per decidere la politica monetaria europea. Probabilmente sentiremo che si è discusso del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), ma che il Consiglio direttivo non apporterà alcuna modifica al suo reinvestimento. Dato il recente aumento dei rendimenti obbligazionari in tutto il mondo, credo che la Bce vorrà mantenere la flessibilità di acquistare BTP e in cambio vendere Bund come previsto dal PEPP. Non ci aspettiamo quindi ulteriori misure di quantitative tightening oltre a ciò che è già stato annunciato, né questa settimana o né nel breve periodo.

Tuttavia, all'interno del Consiglio direttivo si continua a discutere su come ridurre i costi di bilancio derivanti dalla detenzione di ampi portafogli di quantitative easing, mentre i finanziamenti sono elevati. Un modo per ridurre questo costo è quello di aumentare la quota di riserve remunerate allo 0%. C'è quindi il rischio che aumentino la riserva minima obbligatoria dall'1% al 3% per ridurre i costi dei grandi bilanci. Tuttavia, questo potrebbe danneggiare la redditività delle banche, poiché sarà difficile trasferire questi costi ai risparmiatori in un contesto in cui i governi stanno vendendo debito a più alto rendimento agli investitori retail in diversi paesi.

Per l'Eurozona, nel suo complesso, sia il Pmi manifatturiero che quello dei servizi sono scesi ulteriormente in territorio di contrazione, mentre il dato composito è sceso di un punto. Anche l'occupazione è diminuita significativamente ma rimane in leggero territorio espansivo.

Le prospettive per i Pmi dell'Eurozona rimangono difficili, ma meno cupe rispetto ai mesi precedenti. Chiaramente, l'aumento dell'incertezza dovuto al conflitto in Medio Oriente e l'aumento dei prezzi delle materie prime pesano sul sentiment dei Pmi. Tuttavia, l'indagine della Bce sui prestiti bancari appare un po' meno negativa: la domanda di mutui si è contratta a un tasso inferiore rispetto al passato e gli standard di credito delle banche hanno continuato a inasprirsi, ma a un tasso inferiore rispetto al passato.

Vista l'evoluzione dei dati, riteniamo molto improbabile un altro rialzo dei tassi, e ci aspettiamo che la Bce mantenga i tassi invariati nel meeting di questa settimana. Guardando avanti, l’esito più probabile è un allentamento dell'inflazione e un peggioramento dei dati sull'economia reale che finiranno per spingere la Bce a tagliare i tassi nella prima metà del prossimo anno.

Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di MFS Investment Management

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Prevediamo che questa settimana la BCE manterrà fermi tutti i tassi di interesse di riferimento, lasciando il tasso di deposito al 4,00%. Un approccio restrittivo potrebbe essere confermato data la relativa forza del mercato del lavoro e il recente aumento dei prezzi dell'energia. Tuttavia, vista l'ultima sorpresa al ribasso dell'indice HICP (4,3% a settembre rispetto al 5,2% di agosto e inferiore alle aspettative del 4,5%) e le indicazioni della BCE, a nostro avviso è più probabile una sospensione. Ciò è ulteriormente supportato dalla debolezza dei dati PMI di ottobre, che indicano chiaramente un rallentamento in atto, e dall'ultima indagine sul credito bancario, che mostra un ulteriore inasprimento delle condizioni di finanziamento e una domanda di prestiti contenuta. Questi dati aumentano la convinzione che la BCE probabilmente rimarrà ferma.

Nell'ultima riunione, la BCE ha aumentato il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 4,00%, ma ha aggiornato le indicazioni: "Sulla base della sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE abbiano raggiunto livelli che, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, contribuiranno in modo sostanziale al ritorno dell'inflazione al valore obiettivo. Le future decisioni del Consiglio direttivo faranno in modo che i tassi di interesse di riferimento della BCE rimangano a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario". Ci aspettiamo quindi che l'attenzione si concentri sempre di più su quanto a lungo i tassi rimarranno a tali livelli piuttosto che su quanto dovranno essere elevati. Le considerazioni sul bilancio e gli sviluppi più generali del mercato potrebbero potenzialmente figurare tra i punti della conferenza stampa.

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Franck Dixmier, global cio fixed income di Allianz (ETR:ALVG) Global Investors

Dopo aver aumentato i tassi in ogni riunione dal luglio 2022, ci aspettiamo che la Banca centrale europea (BCE) si prenda una pausa nella riunione del 26 ottobre. I recenti dati macroeconomici e l'acuirsi delle tensioni geopolitiche rafforzano l'ipotesi di una pausa. L'inflazione sta rallentando, passando dal 5,2% di agosto al 4,3% di settembre su base annua, e la crescita della zona euro sta rallentando.

Ma la pausa non sarà un segno di futuro. La BCE non può ancora dichiarare vittoria sull'inflazione, come ha sottolineato il suo Presidente Christine Lagarde alla riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale a Marrakech.

L'inflazione sottostante è ancora elevata, pari al 4,5% su base annua a settembre, soprattutto a causa di una spirale salari-prezzi non ancora sotto controllo. Inoltre, la crisi in Medio Oriente sta riaccendendo il rischio di uno shock dell'offerta legato all'aumento del prezzo del petrolio. L'ultima previsione di inflazione della BCE, comunicata nella riunione del 14 settembre, prevedeva un barile di petrolio a 82,7 dollari nel 2024 e a 77,9 dollari nel 2025. Queste ipotesi sembrano ora molto modeste.

Ci aspettiamo che giovedì la banca centrale dell'eurozona adotti una posizione neutrale, insistendo sul fatto che sarà guidata più che mai dai dati macroeconomici e dai rischi associati.

A nostro avviso, la BCE non ha raggiunto il suo tasso terminale. Sebbene il suo unico mandato sia la stabilità dei prezzi, l'aumento dei rischi di recessione non dovrebbe frenare ulteriori rialzi dei tassi. Riteniamo inoltre che i tassi di interesse a lungo termine non abbiano ancora raggiunto il loro picco nell'area dell'euro.

I mercati continuano a sottovalutare il potenziale di ulteriori aumenti dei tassi. Un eventuale aggiustamento delle aspettative alimenterà le tensioni sui mercati obbligazionari.

Patrick Barbe, head of european investment grade fixed income di Neuberger Berman

Lo scorso settembre il comitato della Bce ha preso la decisione di alzare i tassi di riferimento prima di conoscere il dato sull'inflazione core, che aveva registrato un primo calo significativo. Lo stesso vale per il comitato di questa settimana, il che dovrebbe rendere la Bce cauta: un ulteriore calo dell'inflazione di base potrebbe modificare le previsioni di inflazione a lungo termine e quindi la politica monetaria della Bce. Tenendo conto delle incertezze in Medio Oriente, la Bce dovrebbe adottare una modalità di attesa.

Non ci aspettiamo un aggiornamento delle prospettive di inflazione della Bce prima del comitato di dicembre: attualmente ci sono troppi fattori di instabilità (Medio Oriente, ritmo di crescita, importazioni di prezzi, investimenti fissi...) per rivedere i dati economici. Pensiamo inoltre che la Bce non sia pronta a dichiarare la vittoria sull'inflazione nei propri discorsi.

Ci aspettiamo che i dibattiti in seno alla Bce si spostino dai tassi al bilancio della banca centrale. L'attuale riduzione del suo bilancio è dovuta principalmente ai rimborsi delle Tltro, il che implica ora che sarebbe logico studiare un'accelerazione del Qt (quantitative tightening), ovvero la riduzione dei reinvestimenti delle obbligazioni in scadenza dal portafoglio della Bce.

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