USA, inflazione di fondo ai massimi in 30 anni, Fed aspetta agosto

Investing.com

Pubblicato 11.06.2021 10:38

Aggiornato 11.06.2021 11:36

Di Alessandro Albano 

Investing.com - L'inflazione degli Stati Uniti ha raggiunto i massimi dal 2008 nel mese di maggio, ma una componente fondamentale per le dinamiche dei prezzi è passata quasi in sordina, l'inflazione "core" o "di fondo", importantissima per la politica monetaria delle banche centrali.  

Se l'indice IPC è balzato al +5% su base annua dal +4,2% di aprile che già aveva segnato i nuovi massimi dal 2008, la componente "core" (che non tiene conto dei beni 'volatili' come energia ed alimentari), è schizzata ad un tasso annuo del 3,8% (record in quasi 30 anni) mettendo ulteriore pressione sulla riunione Fed del prossimo 16 giugno. 

Secondo James Knightley, chief economist di ING, "un’altra grande sorpresa per l’inflazione Usa alimenta ulteriori dubbi sulle affermazioni della Fed, secondo cui tutto questo sarebbe transitorio, al punto che la Banca centrale Usa dice che la politica monetaria potrebbe rimanere ultra-accomodante per altri tre anni”.

Per l’economista, esiste il rischio di rialzi dei tassi prima di quanto previsto dalla Fed (non prima del 2023), in quanto l’inflazione "potrebbe confermarsi superiore al 4% fino al primo trimestre del 2022, a fronte di un’inflazione core che è improbabile che scenda sotto il 3% fino al secondo trimestre dell’anno prossimo”.

Nel meeting pre-estivo, “la Fed continuerà a parlare di inflazione temporanea, con i dubbi che iniziano tuttavia a serpeggiare tra i suoi stessi funzionari", ma per la l'esperto della banca olandese "il simposio di Jackon Hole di fine agosto si rivelerà molto interessante, magari attraverso un cambiamento nel linguaggio che davvero potrebbe aprire la porta all’annuncio di un tapering del Quantitative easing nel mese di dicembre”.

"Con l’economia che torna a ruggire, il ritorno dell’occupazione e l’inflazione che rimarrà probabilmente più elevata per un periodo di tempo più lungo, continuiamo a ritenere che i rischi siano di un rialzo dei tassi di interesse prima del previsto", sottolinea l'economista. "La Fed continua a dire a inizio 2024, ma noi riteniamo più probabile che il rialzo avvenga a inizi 2023 e forse anche prima”. 

Intanto, come accaduto anche nell'immediato post crisi 2008 con la successiva impennata dei prezzi, Wall Street non sembra per il momento preoccupata dal balzo inflazionistico. Lo S&P 500 ha chiuso giovedì a nuovi record di 4.239 punti (+0,47%), con Nasdaq oltre i 14.000 punti (+0,78%). Inoltre, dopo un breve aumento oltre l'1,525% sul rilascio dell'IPC, il Treasury a 10 anni è tornato in area 1,4% con un calo del -1,4% su base giornaliera. 

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