Investing.com - I futures del petrolio sono saliti stamane nella mattinata europea di questo mercoledì, con le raffinerie lungo la costa nordorientale statunitense che hanno ripreso le operazioni dopo il passaggio dell’Uragano Sandy.
I traders dell’oro attendono per domani i dati sul comparto manifatturiero cinese, nonché i dati USA sull’occupazione non agricola attesi per venerdì.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a dicembre sono stati scambiati a 86,45 dollari al barile nella mattinata europea, in salita dello 0,9%.
I prezzi sulla borsa di New York sono saliti dell’1,1% al massimo della seduta di a 86,57 dollari al barile. Lunedì i futures sono scesi a 84,70 dollari al barile, il minimo di quattro mesi.
Il NYMEX riprenderà le operazioni quest’oggi, dopo due giorni di chiusura dovuti all’uragano Sandy, che ha causato i principali danni nel nordest degli Stati Uniti.
Il centro Nazionale Uragani ha dichiarato ieri in serata che Sandy perderà ulteriormente intensità e che ha superato la Pennsylvania.
I timori rientrati sulla super tempesta hanno postato alcune delle raffinerie a riprendere i lavori.
La raffineria Philadelphia Energy Solutions che produce in Pennsylvania 355.000 barili al giorno sta riprendendo le operazioni e la raffineria NuStar Energy di Paulsboro, in New Jersey, che produce 74.000 barili al giorno, sarà totalmente operativa entro oggi.
Sette raffinerie della capacità di produzione giornaliera di 1,29 miliardi di barili, hanno arrestato o diminuito le operazioni per via di Sandy negli ultimi giorni.
I traders del petrolio attendono per domani i dati settimanali ufficiali del governo sulle scorte di petrolio al fine di valutare la forza della domanda principale consumatore mondiale di petrolio.
Il rilascio del report era previsto per oggi, ma è stato stato rimandato per via dei ritardi dovuti alla tempesta.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un aumento di 2,12 milioni di barili la scorsa settimana, mentre per la benzina le riserve sono scese di 0,17 milioni di barili.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
I traders dell’oro attendono una serie di dati economici e di eventi politici importanti per l’inizio di novembre.
Gli investitori attendono per domani i dati sul comparto manifatturiero cinese, nonché i dati USA sull’occupazione non agricola attesi per venerdì.
Gli sviluppi politici saranno il centro dell'attenzione nella prossima settimana, con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti 6 novembre e l'inizio del congresso del partito comunista cinese l'8 novembre, nel corso del quale avverrà l'avvicendamento del leadership che avviene ogni 10 anni.
Gli Stati Uniti e la Cina sono i due maggiori consumatori mondiali di petrolio, e i dati relativi al comparto manifatturiero e all'occupazione sono utilizzati come indicatore per la futura crescita della domanda.
Intanto gli investitori continuano ad aspettare qualsiasi cenno di avvicinarsi della richiesta di salvataggio da parte della Spagna, che attiverebbe il programma di acquisto di titoli da parte della Banca centrale europea, avente lo scopo di abbassare il rendimento dei titoli dei paesi della zona euro maggiormente colpiti dalla crisi.
Il paese iberico si è mostrato riluttante alla richiesta di salvataggio da parte dei partner della zona euro, per via dei timori sulle condizioni del salvataggio.
I prezzi del petrolio sulla borsa di New York restano sotto stati sotto forte pressione, con un calo del 6% a ottobre per via dei timori sulla crescita dell’economia mondiale e sulle ricadute per la domanda futura di greggio che pesano sulla materia prima.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a dicembre sono saliti dello 0,45%, a 109,56 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 23,11 dollari al barile.
Il petrolio Brent scambiato a Londra ha trovato recentemente il supporto da una combinazione tra i timori sull’interruzione delle forniture dal Medio Oriente ed i timori per un rallentamento della produzione nell’area del Mare del Nord.
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