Reuters
Pubblicato 11.12.2017 18:38
Occupati a livello pre-crisi ma boom contratti brevi, male giovani
ROMA (Reuters) - L'uscita dell'Italia dalla recessione inizia a farsi sentire anche nel mercato del lavoro soprattutto grazie ai contratti a termine, specie se brevissimi, mentre crollano gli autonomi e i giovani stentano a inserirsi.
E' il quadro che emerge dal primo rapporto annuale Istat sul mercato del lavoro.
Nel primo semestre 2017 in Italia gli occupati erano circa 23 milioni, cifra vicina ai livelli pre crisi del 2008, sebbene in termini di ore lavorate per addetto il gap resti rilevante.
La crescita è basata prevalentemente sui contratti a tempo determinato (che nel 2017 hanno toccato i massimi dal 1992 a 2,7 milioni di persone), e nei settori agricoltura e servizi.
Il lavoro a tempo indeterminato è cresciuto in particolare nel 2015-2016 grazie alla decontribuzione per le assunzioni, per poi rallentare, anche se nel secondo trimestre 2017 è arrivato vicino ai massimi storici, con 14,966 milioni di lavoratori.
Impennata per i contratti brevissimi. Nel 2016, le persone con rapporti di lavoro di breve durata sono state circa 4 milioni, dai 3 milioni del 2012. Parallelamente sono aumentati i committenti, che dal 2015 superano il milione.
Il valore economico dei lavori brevi (misurato sulle retribuzioni e i redditi imponibili) è salito dai 9,7 miliardi nel 2012 ai 12 miliardi nel 2016.
Il 44% dei lavoratori che tra il 2012 e il 2015 era impegnato in lavori brevi, nel 2016 transita verso forme di lavoro più strutturate.
"E' preoccupante che aumentino i contratti con durata inferiore ai tre mesi. Dovremmo valutare se non sia il caso di rivedere la normativa che consente fino a cinque rinnovi", ha commentato il presidente Inps, Tito Boeri, nel corso della presentazione.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è limitato ad osservare che una riflessione è giusta, negando però un automatismo tra il numero di rinnovi possibile e la crescita dei contratti a termine.
I contratti a tempo possono essere rinnovati per cinque volte fino a un massimo di 36 mesi.
In declino il lavoro indipendente (-430.000 posti nel periodo 2008-2016) e quello nella pubblica amministrazione (-220.000 unità), a causa del lungo blocco del turn over.
Ma per Boeri non è un fenomeno negativo perché "molti rapporti sono diventati alle dipendenze mentre prima lo erano in modo mascherato".
Male anche i giovani. Nel periodo 2008-2016 il tasso di occupazione in Italia per i 15-34enni è diminuito di 10,4 punti rispetto al 2008, a fronte di un aumento di 16 punti per i 55-64enni e di 1,5 punti per i 65-69enni.
Il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto il 57,8% nel secondo trimestre del 2017; resta tuttavia il secondo più basso tra i Paesi Ue28 con una percentuale di disoccupati dell'11,2%, il quarto più alto del blocco dopo Grecia, Spagna e Cipro.
(Francesca Piscioneri)
Scritto da: Reuters
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