Mediaset, in assemblea passa il cda blindato, ancora assente Vivendi

Reuters

Pubblicato 15.12.2017 17:03

Mediaset, in assemblea passa il cda blindato, ancora assente Vivendi

di Giancarlo Navach

COLOGNO MONZESE (Reuters) - C'era chi temeva un colpo di scena da parte dei francesi di Vivendi (PA:VIV) all'assemblea straordinaria Mediaset (MI:MS) sul cambio di statuto svoltasi oggi negli studi televisivi a Cologno Monzese. Porte sbarrate ai giornalisti, nonostante la raccomandazione Consob di aprire le assemblee alla stampa, costretta a seguire l'incontro dall'esterno alla ricerca di notizie fra i soci presenti.

Piersilvio Berlusconi, vicepresidente e AD del Biscione, ha spiegato ai soci che i giornalisti non sono stati ammessi perché non c'erano argomenti su cui discutere e non per mancanza di trasparenza. Bocche cucite anche sulle indiscrezioni che danno come imminente l'accordo con Vivendi e Telecom (MI:TLIT) sui contenuti e sulla fine del contenzioso in atto per il mancato acquisto della pay tv Premium.

Nel corso della riunione odierna non è in effetti successo nulla di eclatante: anche in questa occasione i francesi non si sono fatti vedere con il loro 28,8% (diritti di voto al 29,9%) congelato al 9,9% a seguito della delibera Agcom per la doppia presenza oltre che in Mediaset anche nel capitale di Telecom.

In assemblea era presente il 49,8% del capitale del Biscione. Una percentuale ancora più bassa rispetto a quella dell'assemblea dello scoso giugno sul bilancio quando c'era il 51,68% del capitale.

Il socio di controllo Fininvest si è presentato con il 39,53%, Amber Capital con una quota superiore al 2,5%. E' ipotizzabile che anche Ennio Doris, storico amico della famiglia Berlusconi, abbia depositato il 2,9% circa. A seguito dell'assenza dei francesi, bastava di fatto poco più del 33% del capitale, pari ai due terzi dei presenti, per approvare la blindatura del prossimo Cda quando sarà rinnovato in primavera e limitare l'influenza dei francesi nel consiglio.

Scontata la bocciatura dei fondi, con Amber in prima fila a denunciare in particolare il primo punto all'ordine del giorno sulla modifica dell'articolo 17 dello statuto relativo al passaggio al sistema a liste bloccate da quello attuale proporzionale e alla possibilità del Cda uscente di presentare una propria lista di candidati. Questo punto è passato con il via libera dall'89,59% del capitale presente, pari a poco più del 44,6% del capitale, con un 5% circa di contrari.

Secondo Amber, "non si può accettare che la presenza e la condotta di Vivendi -- dopo essere già state usate per giustificare risultati finanziari deludenti, a nostro avviso imputabili ad una gestione non adeguata della società -- diventino oggi la scusa per introdurre una poison pill mascherata che danneggia irrimediabilmente le prerogative degli azionisti di minoranza, riducendo il numero di amministratori che gli stessi potranno eleggere".

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Con le modifiche apportate, alle liste di minoranza verrebbero riservati due posti in caso di un Cda con 7-11 membri e tre posti con un consiglio di 12-15 membri rispetto ai 21 consiglieri attuali.

L'unico apprezzamento espresso dal fondo è per la riduzione del numero massimo di amministratori, che non potranno essere più di 15.