Rai, Renzi: cda più snello e Ceo con più poteri in ddl governo

Reuters

Pubblicato 27.03.2015 19:50

Rai, Renzi: cda più snello e Ceo con più poteri in ddl governo

ROMA (Reuters) - La nuova Rai targata Matteo Renzi sarà gestita da un amministratore delegato e da un cda più snello, composto di sette membri anziché i nove attuali.

"Diamo al capo azienda qualche potere e qualche responsabilità in più", dice il presidente del Consiglio presentando a Palazzo Chigi il disegno di legge che modifica la governance della televisione pubblica, controllata dal ministero dell'Economia.

I sette membri del consiglio di amministrazione saranno scelti due dalla Camera e due dal Senato, due dal ministero del Tesoro e uno dai dipendenti della Rai.

"Abbiamo sottolineato l'importanza di mantenere la commissione di vigilanza del Parlamento che, però, non interviene sui budget dei direttori".

Renzi così sintetizza l'impostazione del provvedimento: "Il cda fa il cda, la commissione vigila e chi gestisce l'azienda lo fa senza dover prendere decisioni sulla base di equilibri politici, di bilancini tra i diversi partiti".

La legge Gasparri prevede che, dei 9 attuali consiglieri, 7 siano nominati dalla commissione parlamentare di Vigilanza e 2, compreso il presidente, dal Tesoro. La gestione è nelle mani di un direttore generale.

Il ddl affida alle aule di Camera e Senato la nomina dei 4 consiglieri di propria spettanza. Toccherà poi al consiglio individuare, al suo interno, il presidente.

"L'Ad è individuato dal cda sentito l'azionista" Tesoro, aggiunge il sottosegretario al ministero dello Sviluppo, Antonello Giacomelli.

Renzi nega che il disegno di legge serva ad aumentare la presa del governo su Viale Mazzini. "Se la maggioranza politica vuole mettere le mani sulla Rai basta che stia ferma", dice.

Il mandato degli attuali vertici Rai termina ad aprile. I consiglieri possono però restare in carica fino a luglio in regime di prorogatio.

Renzi dice che "dipende dal Parlamento" stabilire se il nuovo cda sarà eletto con i criteri della legge Gasparri o con le regole del ddl.

"Non faremo un decreto legge", aggiunge.

Resta ancora da decidere cosa fare del canone, la principale fonte di finanziamento per Viale Mazzini e oggetto di una forte evasione, stimata dall'esecutivo in circa 600 milioni.

"Nel ddl c'è una delega a sciogliere questo nodo, che è importante", dice Renzi.

Una delle ipotesi sul tavolo è far pagare il canone attraverso la bolletta elettrica.