Telecom, parere: nessun atto Vivendi può far scattare potere di veto

Reuters

Pubblicato 11.08.2017 15:15

Telecom, parere: nessun atto Vivendi può far scattare potere di veto

MILANO/ROMA (Reuters) - Gli atti che Vivendi (PA:VIV) ha posto in essere in Telecom Italia (MI:TLIT) non connotano un cambio di controllo nel gruppo italiano e quindi per il gruppo francese non c'era alcun obbligo di notifica al governo ai fini dell'eventuale uso di poteri speciali di veto.

Lo sostiene un parere che Telecom ha inviato al governo prima della scadenza dei termini di legge sugli obblighi informativi relativi a societa' di interesse strategico.

Palazzo Chigi ha aperto un'istruttoria per verificare se Vivendi abbia violato le norme sulla trasparenza previsti dal decreto sul golden power in merito al controllo assunto in Telecom Italia.

Datato 6 agosto, il parere di 18 pagine, è firmato da Sabino Cassese e Andrea Zoppini. Il documento, visto da Reuters, conferma articoli stampa degli ultimi giorni.

L'analisi si concentra su alcuni eventi del consiglio di amministrazione del 27 luglio.

Il primo e' la presa d'atto dell'inizio dell'attività di direzione e coordinameto da parte di Vivendi. Il secondo il passaggio temporaneo di alcune deleghe, prima in capo all'amministratore delegato, al presidente Arnaud de Puyfontaine. Il terzo l'annuncio della nomina di Amos Genish come direttore operativo.

Secondo il parere, si tratta di eventi che "non sono suscettibili di fondare l'esercizio del potere di veto".

Il concetto di direzione e coordinamento infatti è "solo una forma di gestione dell'impresa" e non sottende un cambio di controllo. Inoltre le direttive che gli amministratori ricevono dalla capogruppo "sono comunque e in ogni caso non vincolanti".

Restano "immutate le prerogative e le responsabilità della società dominata".

Inoltre, argomenta sempre il parere, direzione e coordinamento nascono dalla scelta di rafforzare le sinergie in materia di audio-video e online, senza riferimento alla gestione di asset strategici, ossia la rete di telecomunicazioni, che sono invece quelli citati dal decreto sulla golden power.

Non è stato poi deliberato nessun trasferimento, mutamento o riassetto di asset strategici.