Accordo G7 su tassazione multinazionali: adesso cosa succede?

Reuters

Pubblicato 07.06.2021 17:39

PARIGI (Reuters) - L'intesa raggiunta dal G7 questo weekend sull'aliquota minima globale per le imprese e le disposizioni per tassare le multinazionali apre la strada a un accordo più ampio nelle prossime settimane che potrebbe dare nuova forma alla tassazione globale negli anni a venire.

Accolto come un momento storico dai suoi sostenitori, l'accordo contiene tuttavia molti dettagli che dovranno essere definiti in tempo perché i paesi del G20 possano dare il loro supporto al meeting previsto per il prossimo mese.

Ecco cosa si sa fino a questo momento, e cosa ancora non è chiaro.

L'ACCORDO SARÀ VALIDO IN TUTTO IL MONDO?

L'accordo del G7 per una tassazione minima sulle imprese di almeno il 15% pone le basi per il prossimo passo, il meeting online del 30 giugno-1 luglio dei 139 paesi che negozieranno le future regole della tassazione internazionale all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (Ocse) a Parigi.

Gli Stati mirano a raggiungere un consenso sui dettagli in occasione del meeting, dal momento che gran parte del lavoro tecnico è già stato fatto. Ogni intesa raggiunta nella riunione arriverà di fronte ai ministri delle Finanze del G20 per l'approvazione durante l'incontro che si terrà a Venezia tra il 9 e il 10 luglio.

L'Ocse e gli Stati Uniti hanno detto che la firma definitiva potrebbe non essere possibile fino al successivo incontro del G20 ad ottobre, poiché la posizione statunitense potrebbe non essere così solida a luglio a causa di un pacchetto fiscale nazionale che arriverà al Congresso in quel periodo.

L'approvazione del G20 comporterebbe l'implementazione da parte delle maggiori economie del mondo e l'accordo acquisterebbe di fatto una portata globale.

LA FINE DEI PARADISI FISCALI?

Se l'accordo non porterà all'estinzione dei paradisi fiscali, li renderà comunque meno attraenti per le numerose imprese che puntano a pagare meno tasse, ma anche ad abbellire le proprie credenziali con gli investitori.

L'idea di una tassazione minima globale è di dare agli Stati il diritto di aggiungere una maggiorazione alla tassazione sugli utili aziendali in paesi le cui aliquote sono inferiori al minimo globale.

Inoltre, il G7 vuole che l'aliquota minima sia applicata paese per paese piuttosto che sulla base di una media tra i vari paesi in cui una società opera, un approccio considerato molto più duro nei confronti dei paradisi fiscali.

Quindi se ad esempio un'impresa statunitense iscrive a bilancio i propri utili nelle Isole Vergini britanniche, dove non esiste una corporate tax, il fisco Usa potrebbe applicare una tassa del 15% su quegli utili, se quella sarà l'aliquota minima che verrà alla fine concordata.

COME SI APPLICHERÀ ALLE MULTINAZIONALI?

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Una parte delle trattative sulla tassazione internazionale è quella relativa alla spartizione dei diritti dei governi di tassare gli utili in eccesso, o non di routine, delle maggiori multinazionali, tra cui giganti del tech come Apple (NASDAQ:AAPL) e Google (NASDAQ:GOOGL).

Il G7 ha concordato che i governi dovrebbero avere il diritto di tassare almeno il 20% degli utili realizzati sul loro territorio da una multinazionale oltre un margine del 10%. Tutte le indicazioni lasciano intendere che anche gli utili in eccesso siano soggetti all'aliquota minima globale.

Tuttavia, gran parte de parametri deve esser ancora definita e le imprese potranno esporre il proprio punto di vista nel corso del dibattito.

QUALI SONO LE POSSIBILI LACUNE?

Gli Stati che negoziano l'aliquota globale probabilmente lasceranno fuori alcuni settori. Ad esempio le industrie estrattive potrebbero essere esenti in quanto le imprese di solito pagano le royalties ai governi in cui si trovano le miniere o i giacimenti. Si è anche parlato di possibili esenzioni per alcuni servizi finanziari.

Secondo quanto riferito da funzionari, alcuni Stati vorrebbero mantenere un margine di manovra sulle esenzioni fiscali per ricerca e sviluppo. Altri, come ad esempio la Cina, vogliono proteggere le loro zone a bassa tassazione usate per attirare investimenti.

QUESTO SIGNIFICHERA' UNA MANNA DAL CIELO PER I GOVERNI?

L'Ocse ha calcolato ad ottobre che un'aliquota minima globale potrebbe generare un gettito di 100 miliardi di dollari l'anno, il 4% della tassazione globale sulle aziende. La cifra è probabilmente riduttiva dal momento che si basa su un'aliquota del 12,5%, al centro delle trattative al tempo.

Per quanto questi numeri sembrino notevoli, sono solamente una goccia nel mare rispetto alle migliaia di miliardi di dollari che i governi di tutto il mondo hanno speso per mantenere a galla le loro economie durante la pandemia.

COSA NE SARÀ DI OLANDA, LUSSEMBURGO E SVIZZERA?

I paesi con una tassazione più vantaggiosa hanno percepito un cambio di passo negli ultimi anni e hanno iniziato a porre rimedio alle lacune nella legislazione fiscale, cercando allo stesso tempo di rimanere competitivi per i capitali stranieri su aspetti diversi dalla bassa tassazione.

L'Irlanda, dove molte multinazionali tech Usa hanno attività importanti, ha detto che manterrà la sua aliquota del 12,5% a prescindere da quello che sarà deciso a livello internazionale.

Il ministro delle Finanze Paschal Donohoe stima che la tassazione annuale sulle imprese dell'Irlanda sarà più bassa del 20%, circa 2 miliardi di euro, rispetto a quella che sarebbe stata entro il 2025 a causa dei cambiamenti previsti ma non si attende una fuga massiccia di imprese dall'isola.

La Svizzera, sotto pressione dall'estero, ha promesso di eliminare le aliquote particolarmente convenienti di cui hanno beneficiato finora circa 24.000 imprese straniere con base nella Confederazione.

"La Svizzera prenderà le misure necessarie per continuare ad essere una località attraente per le imprese", ha detto in un comunicato il ministero delle Finanze.

Grazie all'intricata rete di trattati sulla tassazione con altri Stati, l'Olanda può aspettarsi di rimanere il canale grazie al quale le multinazionali possono passare gli utili da una sussidiaria all'altra a tassi favorevoli.