Borsa Milano debole su timori recessione, in controtendenza Mps e Brembo

Reuters

Pubblicato 11.10.2022 17:28

MILANO (Reuters) - Seduta negativa a Piazza Affari che come le altre borse europee si avvia alla chiusura con una sfilza di segni meno sui timori di recessione in un contesto di alta inflazione e instabilità geopolitica.

In calo anche gli indici di Wall Street, con gli investitori in attesa dei dati sull'inflazione giovedì e delle prime importanti trimestrali alla fine della settimana.

"L'umore del mercato è negativo, ma i volumi del ribasso non sono così alti per il momento, quindi non mi preoccuperei troppo per ora, anche se ci avviciniamo a soglie tecniche allarmanti", dice un trader che cita ad esempio i 20.000 punti del FTSE Mib.

Intorno alle 17 l'indice FTSE Mib arretra dell'1% intorno ai 20.700 punti con volumi a circa 1,2 miliardi di euro.

Tra i titoli in evidenza:

Scendono le banche, come in tutto il vecchio continente. L'indice milanese di settore cede l'1,3%, Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) e Unicredit (BIT:CRDI) perdono tra l'1% e il 2%, Banco Bpm (BIT:BAMI) il 2,3%.

In controtendenza Mps (BIT:BMPS), in rialzo del 3,3%, in attesa del Cda sull'aumento di capitale iperdiluitivo e ormai imminente. Secondo due fonti, è in atto una corsa contro il tempo per chiudere il consorzio di garanzia con le banche e i lavori del consiglio di oggi potrebbero proseguire anche domani.

Telecom Italia (BIT:TLIT) cede il 3% dopo aver ritoccato i minimi storici a 0,1743 euro in seduta. Ieri Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber hanno chiesto un prolungamento dei tempi per l'eventuale offerta sulla rete di Tim. Secondo gli analisti di Banca Akros, la notizia è certamente negativa ma non coglie troppo di sorpresa.

Tra industriali deboli, si rafforzano nel finale alcuni titoli dell'automotive con Stellantis (BIT:STLA) +0,5%, Ferrari (BIT:RACE) +1% e soprattutto Brembo (BIT:BRBI) a +4%.

Ancora vendite sul settore energia, condizionato dal calo dei prezzi del petrolio. Eni (BIT:ENI) perde quasi il 2% e risente anche della revisione al ribasso delle stime di produzione della controllata norvegese Var Energi, che a sua volta cede quasi il 10%.