Borse asiatiche stabili dopo i dati cinesi deboli

Investing.com  |  Autore Ambar Warrick

Pubblicato 11.05.2023 06:02

Investing.com – Listini asiatici poco mossi questo giovedì, tra i dati sull’inflazione cinese, più deboli del previsto che hanno indicato un rallentamento della ripresa economica nella più grande economia della regione, e i dati contrastanti sull’inflazione statunitense.

Gli indici cinesi Shanghai Shenzhen CSI 300 e Shanghai Composite si sono mossi di meno dello 0,1% in entrambe le direzioni, poiché i dati hanno mostrato che l’inflazione al consumo nel Paese è cresciuta a malapena, mentre l’inflazione alla produzione è aal livello più basso in quasi tre anni ad aprile.

La lettura, che segue i dati commerciali deludenti del paese di questa settimana, ha sollevato ulteriori dubbi sulla ripresa economica della Cina dopo la crisi posto COVID e ha inasprito il sentimento verso i mercati cinesi.

La debolezza della Cina si è riversata su Hong Kong, dove l’indice Hang Seng ha perso lo 0,2%. Tuttavia, il produttore di veicoli elettrici Li Auto Inc (HK:2015) è stato uno dei pochi titoli di spicco della giornata, con un rialzo del 16% dopo aver registrato dati trimestrali da record.

L’indice australiano ASX 200 è sceso dello 0,2% a causa del calo dei titoli minerari fortemente legati alla Cina, mentre l’indice Taiwan Weighted ha perso lo 0,5%.

L’indice giapponese Nikkei 225 è rimasto piatto, in attesa dei risultati trimestrali del Paese. Il gigante degli investimenti tecnologici SoftBank Group Corp (TYO:9984) dovrebbe comunicare i propri risultati dopo la campanella di giovedì.

Tuttavia, il Nikkei è stato scambiato vicino ai massimi di nove mesi dopo una serie di dati forti sugli utili delle maggiori società commerciali del Paese all’inizio del mese.

Intanto, gli operatori continuano a studiare i dati sull’ inflazione al consumo degli Stati Uniti. Sebbene la lettura sia diminuita leggermente più del previsto fino ad aprile, è rimasta comunque ben al di sopra dell’obiettivo annuale del 2% fissato dalla Federal Reserve.

L’inflazione è salita anche su base mensile, indicando che le pressioni sui prezzi degli Stati Uniti sono rimaste costanti ed è improbabile che nei prossimi mesi la Federal Reserve si mostri meno aggressiva.

Sebbene i mercati si aspettino che la Fed decisa di mantenere invariati i tassi di interesse a giugno, gli investitori stanno anche riducendo le aspettative di un taglio dei tassi quest’anno.

La prospettiva che i tassi d’interesse statunitensi rimangano alti più a lungo non è di buon auspicio per i mercati asiatici orientati al rischio, dato che le condizioni monetarie si stanno inasprendo in tutto il mondo.

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