Reuters
Pubblicato 07.08.2020 15:23
di Lisa Jucca
MILANO (Reuters) - E' partito il grande risiko delle fusioni bancarie. Il successo dell’acquisizione di Ubi Banca (MI:UBI) da parte di Intesa Sanpaolo (MI:ISP) sembra infatti destinato a innescare un altro round di consolidamento. Rimanendo in panchina, la rivale UniCredit (MI:CRDI) rischia di perdersi una fetta di potenziali risparmi. Scindere il business italiano dal resto del gruppo potrebbe aumentare il range delle possibilita’ per l’AD Jean Pierre Mustier. Una fusione a livello domestico dovrebbe creare valore per UniCredit. Se l'istituto di credito si fondesse con Banco Bpm (MI:BAMI) o Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS) e tagliasse i costi combinati in Italia di quasi il 5%, come Intesa punta a fare con Ubi, potrebbe risparmiare circa 300 milioni euro all'anno, secondo i calcoli di Breakingviews sui dati del 2019. Le nozze consentirebbero inoltre a UniCredit di risparmiare sul capitale. Potenziali partner come Bpm (MI:PMII) e Mps trattano rispettivamente solo al 20% e al 23% del proprio tangible book value. I regolatori hanno consentito a Intesa di contabilizzare un provente significativo dal cosiddetto 'goodwill' negativo derivante dall’acquisizione di Ubi. UniCredit potrebbe fare lo stesso. Ieri Mustier ha ribadito che non ha intenzione di farsi coinvolgere in operazioni di M&A in Italia. Il numero uno della banca milanese sembra più interessato a espandersi in altre parti d'Europa, come è evidente dalle trattative condotte in passato con Commerzbank e Société Générale. UniCredit deve tuttavia fare i conti con una forte pressione politica domestica per convolare a nozze con banche italiane più piccole. Una soluzione potrebbe essere quella di scindere il business italiano e fonderlo con quello di un partner locale. La divisione commerciale italiana dell'istituto di credito ha realizzato nel 2019 ricavi per 7,1 miliardi di euro - il 38% del totale del gruppo - su quasi 100 miliardi di euro di attività ponderate per il rischio. Si tratta di oltre il doppio dei ricavi di Mps e di due terzi in più di Bpm, senza considerare il contributo dall'attività di investment banking di UniCredit. La scissione consentirebbe a UniCredit di concentrarsi sulle divisioni tedesche, austriache e del centro Europa, che storicamente hanno offerto rendimenti migliori e hanno livelli di sofferenze inferiori rispetto all'Italia. Così snellita, la banca potrebbe essere valutata quasi il 50% del valore di libro, livello a cui trattano giganti regionali come Banco Santander (MC:SAN) e Bnp Paribas (PA:BNPP). Una migliore valorizzazione offrirebbe a Mustier una moneta di scambio piu’ forte in un eventuale deal europeo. E' anche vero che questa strategia potrebbe incontrare resistenze politiche in Italia. E gli investitori potrebbero storcere il naso davanti alla montagna di titoli di Stato italiani che UniCredit potrebbe lasciare nella controllata domestica. Ma la scissione sarebbe un modo per Mustier per perseguire le sue ambizioni europee giocando allo stesso tempo un ruolo nel risiko bancario italiano.
Su Twitter: @LJucca
(Tradotto da Redazione Danzica, in Redazione a Milano Maria Pia Quaglia, camilla.caraccio@thomsonreuters.com, +48587721396))
Scritto da: Reuters
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