Come Putin ha fatto fuori i mercati russi in meno di due settimane

Investing.com

Pubblicato 03.03.2022 12:28

Aggiornato 03.03.2022 14:01

Di Alessandro Albano 

Investing.com - Negli ultimi due anni, il MOEX è stato uno degli indici più performanti tra i Paesi emergenti. Questo fino ad un mese fa. Dopo l'inizio delle operazioni militari "speciali" russe in Ucraina - come le ha definite il presidente Putin - i mercati finanziari russi non hanno trovato un secondo di pace, spingendo la banca centrale di Mosca a chiudere la Borsa per evitare un 'banco di sangue' finanziario visto il 40% perso in una sola seduta. 

Per l'impossibilità degli investitori di accedere ai mercati del Paese, il rublo è scivolato ai minimi storici contro il dollaro e le altre valute occidentali, i titoli di stato a dieci anni sono aumentati di 400 punti base nel giro di pochi giorni, e il costo del rischio misurato sul debito dai CDS è schizzato ai massimi storici. A questo, si aggiunge un tasso d'interesse raddoppiato al 20%. 

Il Dow Jones Russia, indice che fornisce informazioni su come potrebbero andare i titoli russi dopo la ripresa delle contrattazioni e che replica le ricevute di deposito russe negoziate alla Borsa di Londra, ha perso il 98% del proprio valore dopo che nella giornata di mercoledì le ADR russe quotate a Paternoster Square (NYSE:SQ) hanno perso tutte oltre il 90%. 

Un'emergenza finanziaria che ha costretto la London Stock Exchange (LON:LSEG) a sospendere dal trading le 27 società russe presenti a Paternoster Square, estromettendo dal mercato società di primo rilievo per la società russa come Sberbank (LON:SBNCyq) e Gazprom (LON:GAZPq). 

Mosca verso default? 

Gli enormi costi sul debito, la svalutazione della moneta locale e il congelamento degli asset esteri imposti dai Paesi Occidentali contro la banca centrale russa hanno aumentato i timori tra gli operatori circa la sostenibilità del debito russo.

Timori accentuati anche dalla scelta dell'istituto centrale di non pagare gli interessi sulle obbligazioni Institute scadenza agli investitori stranieri "per evitare vendite di massa di titoli russi, il ritiro di fondi dal mercato finanziario russo e sostenere la stabilità finanziaria". 

Una decisione, questa, che secondo Nick Eisinger, responsabile fixed income EM di Vanguard AM, porterà "ad un default tecnico" e che per Moody's dimostra l'incapacità di Mosca "di ripagare il proprio debito anche sul mercato locale".

La stessa Moody's, in un'azione combinata con Fitch Ratings, hanno declassato il debito russo di sei notch portandolo ad un livello di "non investment grade", precisamente a junk - spazzatura - citando tra le preoccupazioni la dubbia capacità di solvenza. 

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A tutto questo e alle altre sanzioni imposte dall'occidente (come il blocco dallo Swift per alcune banche russe), si aggiungono le molteplici società che nei giorni scorsi hanno deciso di vendere gli asset o le proprie partecipazioni nelle joint venture russe, come il colosso britannico BP (LON:BP), Shell (BS:SHELl) ed Equinor (OL:EQNR), 

Ma non solo. L'isolamento economico a cui Putin è sempre più soggetto sta portando ad un esodo generalizzato delle società occidentali presenti sul territorio. Gruppi come Ford (NYSE:F), General Motors (NYSE:GM), Volkswagen (DE:VOWG) e altre big del settore hanno annunciato lo stop all'esportazione di auto in Russia, seguiti dai colossi del trasporto, come la danese Maersk (CSE:MAERSKb), che hanno deciso di fermare l'invio di container verso il territorio russo. 

Anche a livello tecnologico le cose non sembrano andare meglio. YouTube, Microsoft (NASDAQ:MSFT), Facebook (NASDAQ:FB) e anche la cinese TikTok, di proprietà cinese hanno detto basta alla propaganda dei media di Mosca sulle proprie piattaforme, mentre grandi gruppi bancari come Societe Generale (PA:SOGN) hanno stoppato i rapporti con il mercato russo nonostante l'esposizione sullo stesso. 

Profonde conseguenze dal conflitto

"La guerra in Ucraina sta cambiando il panorama geopolitico ed economico, con profonde conseguenze per la crescita e i mercati globali", ha scritto in una nota di ricerca Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Lombard Odier.

Le sanzioni dei governi occidentali stanno isolando sempre più la Russia a causa dell'invasione la quale, secondo il Cio, "porterà la Russia in recessione, minando le sue prospettive a breve e lungo termine".

"Le operazioni internazionali delle autorità russe sono state ridotte. La banca centrale ha raddoppiato i tassi d'interesse e ha visto congelare circa la metà delle sue riserve estere. La nostra previsione è che il Paese affronti una recessione", ha spiegato il manager della banca di Ginevra.

Dall'altra parte, le sanzioni occidentali hanno avuto un effetto boomerang sui prezzi delle materie prime con Greggio, Grano e Gas a prezzi record. Aumenti, questi, che per Monier sono destinati "a salire, aumentando l'inflazione e rallentando la crescita nel resto del mondo".

In termini di portafoglio, ha aggiunto, "con l'aumento della volatilità e la geopolitica molto fluida, stiamo attivamente gestendo le esposizioni al rischio, riducendo le posizioni in azioni europee e obbligazioni convertibili, aumentando al tempo stesso l'esposizione alle materie prime in generale". 

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