Derivati Mps, Tribunale Milano condanna a sei anni Viola e Profumo

Reuters

Pubblicato 15.10.2020 17:26

Aggiornato 15.10.2020 18:09

MILANO (Reuters) - Il Tribunale di Milano ha condannato a sei anni di reclusione l'ex presidente di Mps (MI:BMPS) Alessandro Profumo e l'ex AD Fabrizio Viola al termine del processo di primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio in relazione ai derivati Santorini e Alexandria.

Nella sentenza letta in aula dopo circa quattro ore di camera di consiglio, i giudici hanno anche condannato a tre anni e sei mesi l'ex presidente del collegio sindacale della banca senese Carlo Salvadori, imputato per il solo falso in bilancio.

Il Tribunale ha inoltre condannato gli imputati a risarcire le migliaia di piccoli azionisti che si sono costituiti parte civile.

I giudici hanno "ribaltato" le richieste della stessa procura, che aveva chiesto l'assoluzione, mentre le parti civili, in rappresentanza dei piccoli azionisti, criticando la posizione dei pm, avevano chiesto la condanna.

La sentenza è una brutta sorpresa per i programmi di riprivatizzazione del Monte dei Paschi, che trovano nelle pendenze legali della banca uno dei maggiori ostacoli.

L'avvocato Adriano Raffaelli, unico legale delle difese presente alla lettura della sentenza, ha preannunciato il ricorso in appello degli imputati, aggiungendo che prima di altri commenti si dovranno "leggere le motivazioni di quella che riteniamo essere una sentenza sbagliata".

Al centro del processo c'è la contabilizzazione in bilancio dei derivati Santorini e Alexandria nel periodo tra il 2012 fino alla semestrale del 2015.

Il caso, che ha riguardato fra gli altri Profumo, attuale AD di Leonardo, ha avuto un iter travagliato. La procura, infatti, aveva chiesto già al termine delle indagini preliminari l'archiviazione del fascicolo, ma l'opposizione di alcuni piccoli azionisti era stata accolta da un primo giudice che aveva disposto l'imputazione coatta.

Un altro Gup, nell'aprile 2018, aveva poi rinviato a giudizio i tre imputati nonostante la procura avesse chiesto il proscioglimento dalle accuse continuando a sostenere che da parte degli imputati non ci fu "l'intenzione di ingannare nessuno". La procura ha sostenuto che gli imputati avrebbero seguito le indicazioni di Consob e Banca d'Italia nello scegliere il metodo di contabilizzazione dei derivati.