ESCLUSIVA - Rete unica, trattative per ridurre esborso Cdp per controllo Open Fiber - fonti

Reuters

Pubblicato 03.04.2021 02:52

Aggiornato 03.04.2021 06:38

di Giuseppe Fonte e Elvira Pollina e Stephen Jewkes

ROMA/MILANO (Reuters) - Cassa depositi e prestiti (Cdp) sta rivedendo i propri piani per prendere il controllo di Open Fiber valutando un percorso meno costoso rispetto a quanto inizialmente previsto, dicono tre fonti vicine alla situazione.

Open Fiber è controllata da Enel (MI:ENEI) e Cassa Depositi e Prestiti con quote del 50% ciascuno. Dallo scorso anno Enel è in trattative per vendere tutta o parte della sua quota al fondo australiano Macquarie per 2,65 miliardi di euro circa e un accordo potrebbe essere raggiunto entro giugno.

    Il piano originale, patrocinato dal Tesoro nel precedente esecutivo di Giuseppe Conte, prevedeva che Cdp rilevasse il 10% di Open Fiber da Enel e negoziasse un accordo di governance con Macquarie per assicurarsi il controllo della società.

Ma divergenze sulla valutazione di Open Fiber hanno portato le parti a discutere di soluzioni alternative, hanno detto le fonti.

Secondo il nuovo schema allo studio, Enel andrebbe avanti con la cessione a Macquarie, dopo di che Cdp salirebbe al 51% attraverso un aumento di capitale, hanno detto le fonti.

In questo modo Cdp potrebbe risparmiare centinaia di milioni di euro e assicurarsi comunque il controllo della joint venture.

Cdp e Macquarie non hanno commentato, mentre non è stato possibile avere un commento da Enel.

Una delle fonti ha detto che i colloqui sono in fase avanzata e che Enel potrebbe mantenere una piccola quota in Open Fiber.

Il governo Conte aveva sostenuto gli sforzi di Cdp per ottenere il controllo di Open Fiber nell'ambito di un più ampio piano che prevedeva la fusione della società della fibra con la rete fissa di Telecom Italia (MI:TLIT) (Tim). Ma alcuni ministri del nuovo governo di Mario Draghi, insediatosi a febbraio, hanno sollevato dubbi sul progetto, affermando che Roma sta valutando opzioni alternative.

Tim, di cui Cdp è il secondo maggior azionista dopo la francese Vivendi (PA:VIV), ha più volte affermato che non è disposta a detenere meno del 50% di qualsiasi società della rete unica, il che potrebbe innescare seri problemi regolatori e antitrust.

Una quarta fonte ha riferito che il ministero dello Sviluppo economico sta studiando altre opzioni, tra cui schemi di co-investimento per permettere agli operatori di costruire le loro reti in alcune zone e siglare accordi commerciali in altre.

Le infrastrutture digitali sono al centro del programma di governo di Draghi, che punta sulle risorse del Recovery Fund europeo per accelerare la diffusione della fibra.

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