Europa dice addio a tassi negativi - o solo arrivederci?

Reuters

Pubblicato 22.09.2022 15:59

LONDRA (Reuters) - L'esperimento decennale dell'Europa con i tassi d'interesse negativi, che si è concluso oggi con il ritorno della Banca nazionale svizzera in territorio positivo, ha dimostrato una cosa: i tassi negativi possono esistere oltre i confini della fantascienza economica.

Intrapresa per rilanciare le economie dopo la crisi finanziaria del 2007-08, tale politica ha capovolto la formula standard della saggezza monetaria: le banche hanno dovuto pagare delle tasse per parcheggiare il contante nelle banche centrali; alcuni proprietari di immobili hanno trovato mutui che pagavano loro gli interessi; e i premi in cambio dei risparmi sono praticamente scomparsi.

Ora che questa tendenza è stata abbandonata di fronte all'inflazione galoppante causata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, restano i dubbi sulla sua efficacia e sulle circostanze in cui sarà mai utilizzata di nuovo.

"Penso che l'asticella sarà probabilmente più alta in futuro", ha detto Claudio Borio, capo del dipartimento Monetario ed Economico della Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri) di Basilea, che funge da banca per le banche centrali del mondo.

Raramente la politica monetaria ha generato tanto rumore e tanta furia come all'inizio degli anni 2010, in occasione del ricorso ai tassi negativi da parte di quattro banche centrali europee e della Banca del Giappone, ora l'unica autorità monetaria che li applica ancora.

Con i tassi di interesse già vicini allo zero, avevano esaurito gli strumenti convenzionali per scongiurare la minaccia di una vera e propria deflazione, che temevano avrebbe bloccato la ripresa economica. L'unica via d'uscita, secondo loro, era scendere sotto lo zero.

I responsabili delle banche erano furiosi quando la Banca centrale europea, la Riksbank svedese, la Banca nazionale svizzera e la Nationalbank danese adottarono tassi negativi, sostenendo che avessero minato l'intero modello commerciale delle banche, che consiste nel trarre profitto dai prestiti.

I media si unirono alle critiche, con i giornali svizzeri che nel 2015 definirono il momento "Frankenshock" e la tedesca Bild che etichettò l'allora presidente della Bce Mario Draghi come "Conte Draghila" per aver "prosciugato i nostri conti".

Di certo, coloro che si affidavano al rendimento dei risparmi furono chiaramente penalizzati durante il periodo europeo di tassi ultra-bassi o negativi, anche se potevano almeno trarre conforto dal fatto che l'inflazione bassa proteggeva i loro risparmi iniziali.

Altri effetti collaterali sono più difficili da individuare.

I timori che i tassi negativi portassero all'accumulo di denaro si sono rivelati in gran parte infondati: in Svizzera, ad esempio, il numero di banconote da 1.000 franchi in circolazione è rimasto invariato, a indicare che i clienti non stavano prelevando contanti per riporli a casa in una cassaforte.

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Con una banca danese che vantava il primo mutuo a tasso negativo al mondo, è probabile che i prestiti a basso costo abbiano alimentato l'impennata dei prezzi delle case in tutta la regione. Tuttavia, i prezzi sono stati anche spesso influenzati da fattori locali, tra cui la scarsità dell'offerta.

Mentre molti altri elementi erano in gioco, i titoli bancari della zona euro sono scesi di circa il 45% dal 2014, nonostante le misure della Bce per sostenerli mediante esenzioni dalle commissioni su alcuni depositi e l'accesso a prestiti estremamente economici.

L'anno scorso, tuttavia, un report del think tank Bruegel, presentato al Parlamento europeo, ha concluso che gli utili complessivi del settore bancario non sono stati danneggiati in modo significativo dai tassi negativi, e che il calo è stato compensato dai guadagni negli investimenti negli asset.

"Alla fine hanno funzionato come normali tagli dei tassi", ha detto Gregory Claeys, uno degli autori del report, pur riconoscendo che l'impatto sarebbe stato maggiore se l'esperimento fosse durato più a lungo.

NESSUN FUTURO?

Alla domanda se i tassi negativi riescano a raggiungere effettivamente i propri obiettivi è più difficile rispondere, data la modesta portata della sperimentazione - nessuno è mai sceso sotto lo 0,75% - e visto che sono stati spazzati via dalle turbolenze degli ultimi due anni.

I banchieri centrali della Bce evidenziano i dati che dimostrano come i prestiti nella zona euro si siano ridotti anno dopo anno negli anni 2010, fino a quando i tassi negativi hanno contribuito a trasformarli in crescita nel 2016, anche se tale crescita non ha mai raggiunto i livelli precedenti al 2009.

Altri sottolineano il fatto che il periodo dei tassi negativi ha coinciso con il vasto 'quantitative easing' con cui la Bce e altre banche centrali di tutto il mondo hanno stimolato la domanda con l'acquisto di migliaia di miliardi di dollari di asset.

"Si è trattato di un'operazione molto più grande e di maggiore impatto", commenta Brian Coulton, capo economista di Fitch Ratings. "Usare il bilancio in modo aggressivo è un'arma potente".

Alcuni economisti sostengono che i tassi negativi creino incentivi dannosi che in ultima analisi rendono un cattivo servizio all'economia, ad esempio mantenendo in vita "aziende zombie" che di diritto dovrebbero chiudere, o eliminando lo stimolo per i governi a promuovere riforme difficili.

"Ciò che manca, in Europa, è l'attenzione alle riforme strutturali. Perché non sono state fatte negli ultimi 10 anni, perché non abbiamo rafforzato la crescita della produttività?", commenta Anatoli Annenkov, senior economist europeo di Societe Generale.

Burkhard Varnholt, Chief investment officer Svizzera di Credit Suisse, si spinge oltre, affermando che il messaggio mandato sugli investimenti nel futuro è addirittura simile al nichilismo del ritornello "No Future" del brano punk rock dei Sex Pistols del 1977 "God Save the Queen".

"Sono i banchieri centrali che hanno portato i tassi di interesse a un livello tale da non attribuire alcun valore al futuro", dice. "I punk di oggi indossano camicie bianche, abiti grigi e cravatte blu".

Con la chiusura dell'era dei tassi negativi, il pool globale di asset a rendimento negativo si è ridotto a meno di 2.000 miliardi di dollari rispetto al picco del 2020 di circa 18.000 miliardi di dollari.

Nonostante le perplessità, alcuni sostengono che l'esperimento ha almeno dimostrato ai banchieri centrali che i tassi possono scendere sotto lo zero e che quindi è un'opzione percorribile: basti pensare che la Banca d'Inghilterra per un certo periodo ha preso in considerazione questa strada mentre il Covid-19 stava devastando l'economia.