Evergrande è "sull'orlo del default", ma non c'è rischio sistemico

Investing.com

Pubblicato 21.09.2021 09:35

Aggiornato 21.09.2021 09:58

Di Alessandro Albano 

Investing.com - China Evergrande (HK:3333) non trova pace in Borsa dopo che S&P Global (NYSE:SPGI) Ratings ha avvertito che l'operatore immobiliare è sull'orlo del default, nonostante in una lettera divulgata la stessa società abbia affermato di "aver fiducia di poter uscire dal suo momento più buio".

Il titolo ha perso il 3,1% a 2,21 HK$ dopo un crollo di oltre il 12% della vigilia, con circa il 90% di capitalizzazione perso nell'ultimo anno.

"Riteniamo che Pechino sarà costretta a intervenire solo se ci fosse un crollo di vasta portata che porterebbe al fallimento di altri importanti operatori cinesi e ponendo rischi sistemici per l'economia", ha affermato S&P in un report, precisando che "il fallimento di China Evergrande da solo difficilmente si tradurrà in uno scenario sistemico".

Ora, l'obiettivo per la società è cercare di ripagare questo giovedì $ 83,5 milioni d'interessi relativi al prestito obbligazionario con scadenza al marzo 2022. Mentre il 29 settembre scadrà una seconda cedola da $ 47,5 sulle obbligazioni con maturity 2024. 

Le autorità cinesi hanno già avvertito i principali istituti di credito di non aspettarsi il rimborso degli interessi sui prestiti in scadenza questa settimana, ma diversi osservatori sostengono che una qualche forma di intervento del governo "è inevitabile visto l'aggravarsi della crisi".

"Anche se pensiamo che il governo non voglia essere visto come l'ingegnere di un salvataggio, ci aspettiamo che intervenga per condurre una ristrutturazione gestita del debito dell'azienda per prevenire possibili disordini sul sistema, ridurre il rischio sistemico e contenere le perturbazioni economiche", hanno affermato in una nota gli economisti di Oxford Economics Tommy Wu e Louis Kuijs.

Tuttavia, per gli esperti, le condizioni finanziarie del settore immobiliare cinese "rimarranno tese per qualche tempo, con qualche ricaduta e maggiore stress per il settore finanziario".

Società fiduciosa

In una lettera inviata ai dipendenti, il presidente del gigante cinese, Evergrande "ha fiducia di poter dal suo momento più buio", nonostante sui mercati finanziari internazionali resta alta la preoccupazione per il reale rischio di default. La società resta schiacciata da circa 305 miliardi di dollari di passività, che equivalgono al 2% del Pil della Cina. 

Nella lettera, il presidente Hui Ka Yuan ha espresso gratitudine per "il duro lavoro dei suoi dipendenti", aggiungendo che Evergrande "consegnerà i progetti immobiliari in cui si è impegnata", e "rispetterà i propri impegni con gli acquirenti, gli investitori, i partner e le istituzioni finanziarie", non specificando tuttavia come intende raggiungere i target prefissati.

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"Credo fermamente che grazie ai vostri sforzi collettivi e al vostro duro lavoro, Evergrande uscirà dal suo momento più buio, riprenderà a costruire su vasta scala non appena possibile e raggiungerà l'obiettivo di consegnare i progetti immobiliari in cui è impegnata", si legge nella lettera di Hui.

Non è Lehman 

Molti media hanno descritto il caso Evergrande come la nuova "Lehman cinese", ma tra i due casi ci sono sostanziali differenze.

Per Stefano Sanna, partner della società di consulenza milanese Norisk SCF, pur essendo il secondo player del settore immobiliare cinese, Evergrande "non è paragonabile ad una banca della rilevanza sistemica come fu Lehman Brother ed era già da tempo classificata come emittente high yield (speculativo)", e una ristrutturazione del suo debito monstre "non sarebbe dunque un fulmine a ciel sereno".

Le vicende del colosso immobiliare si inseriscono piuttosto" in un quadro più ampio che riguarda tutta la Cina e non strettamente il settore immobiliare, ma più che altro il rischio geopolitico, caratteristica tipica dei mercati emergent", ha affermato Sanna ad Investing.com.

Secondo l'esperto, in ottica di asset allocation, "non è ancora tempo di aumentare l'esposizione verso le Borse cinesi, ma pensare di escluderle da qui ai prossimi anni potrebbe rivelarsi un errore".

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