FOCUS - Dilemma Monte dei Paschi getta ombra sulla pausa estiva di Draghi

Reuters

Pubblicato 13.08.2021 14:25

SIENA (Reuters) - Quando il premier Mario Draghi tornerà dalla sua breve pausa estiva, uno degli argomenti più spinosi della lista di cose da fare sarà risolvere finalmente i problemi della banca più antica del mondo, il Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS) (Mps).

Il declino dell'istituto di credito toscano ha segnato il percorso di Draghi sin dal 2008, quando, in qualità di governatore della Banca d'Italia, ha approvato l'acquisto della rivale Antonveneta per 9 miliardi pochi mesi prima del fallimento di Lehman Brothers.

Tredici anni di crisi frammisti a scandali e interventi di Stato per tenerla a galla hanno trasformato il quarto istituto di credito del Paese nel maggior grattacapo bancario di Roma, con un fallimento che potrebbe mettere a rischio la stabilità finanziaria dell'intero Paese.

La vendita della banca completerebbe la ristrutturazione del settore bancario italiano che si è liberato di 250 miliardi di euro in crediti deteriorati negli ultimi cinque anni, mentre gli istituti di credito si preparano a una nuova ondata di fallimenti dovuti alla crisi del Covid-19.

Il governo si è avvicinato a una soluzione quest'estate entrando in trattative esclusive con UniCredit (MI:CRDI), per trovarsi di fronte a una levata di scudi.

I partiti nella coalizione guidata da Draghi protestano per la perdita di posti di lavoro.

"Le radici territoriali di Mps, i suoi lavoratori e il suo marchio devono essere salvaguardati", ha detto a Reuters Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, mentre vengono definiti gli schieramenti in vista di quelli che si preannunciano colloqui complessi.

La politica e il Monte hanno da sempre uno stretto legame.

Siena, come il resto della Toscana, è una roccaforte storica del Pd, che è stato spesso criticato per aver contribuito ai guai della banca utilizzandola come fonte di sostegno politico, posti di lavoro e voti.

Il leader della Lega Matteo Salvini, che vuole raccogliere consenso in vista di un'elezione suppletiva che si terrà nella città in autunno, definisce Mps "un disastro targato Pd."

Salvini vuole che lo Stato aiuti Mps a unire le forze con altri istituti di credito di medie dimensioni, con un forte radicamento locale, per fare da contrappeso ai "big player" come UniCredit e Intesa Sanpaolo (MI:ISP).

Il Pd non ha proposto alcuna alternativa alla fusione con UniCredit.

E' innegabile il ruolo che Mps ha avuto nella storia di Siena, dove è stata fondata nel 1472 come Monte di Pietà per prestare aiuto alle classi disagiate della città. I senesi hanno assistito con sgomento al declino di "Babbo Monte".

Il corteo del Palio ha sempre fatto tre tappe per inchinarsi davanti alle istituzioni cittadine: il municipio, l'arcivescovado e la sede del Monte, ricorda Angelo Riccaboni, ex rettore dell'Università di Siena ed ex membro del Cda del Monte.

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"La banca, che ancora oggi è l'impresa privata più grande della Toscana e il principale datore di lavoro della regione, ai tempi d'oro dava da lavorare a 34.000 senesi su 54.000 residenti," dice a Reuters il sindaco Luigi De Mossi.

"I cittadini di Siena si dividevano in tre grandi categorie: chi lavora al Monte, chi vuole lavorare al Monte e chi ha lavorato al Monte," aggiunge.

SALVATAGGIO STATALE

Dal 2008, nel corso delle tre profonde recessioni attraversate dall'Italia, la banca ha perso 31 miliardi di euro sul suo portafoglio prestiti, per una perdita netta cumulata di 21 miliardi di euro. Il salvataggio statale nel 2017 è costato ai contribuenti 5,4 miliardi di euro.

Trovare una soluzione si preannuncia ugualmente costoso.

UniCredit non è interessata alle filiali del Sud e ha accettato di prendere in considerazione l'acquisto di "un perimetro selezionato" del partner più piccolo a condizione che il capitale rimanga inalterato e l'utile per azione aumenti a doppia cifra.

Inoltre, lo Stato, che possiede il 64% di Mps, continuerà ad assumersi tutti i rischi legali derivanti dalla sua cattiva gestione e da eventuali prestiti già deteriorati o che UniCredit ritiene possano diventare sofferenze.

Quella che il Ceo di UniCredit Andrea Orcel - che come banchiere di Merrill Lynch nel 2007 era adviser di Mps sull'operazione Antonveneta - descrive come la migliore opzione di M&A possibile al momento, comporterebbe uscite di personale finanziate dallo Stato che le prime stime dei sindacati hanno collocato fino a un terzo dei 21.000 dipendenti di Mps.

Andrea Granai, responsabile di una sezione sindacale di Siena, dice che i suoi quattro telefoni squillano in contemporanea "da mattina a sera".

"I dipendenti del Monte, tutti, dalla Lombardia alla Sicilia hanno paura" dice.

"E noi sindacati stiamo aspettando da quattro mesi che il ... Mef ci convochi per poter dare risposte e, se possibile, tranquillità a 21mila lavoratori. Non si tratta qui solo dei dipendenti del Monte. Forse non si è capito che senza il Monte resteranno senza lavoro anche i falegnami, gli elettricisti, le tipografie e le ditte di pulizie".

Come farà Draghi a quadrare il cerchio? Finora, il premier ha cercato di mantenere una distanza di sicurezza dalla questione dicendo che non segue personalmente il dossier e deviando le domande dei giornalisti al Tesoro.

Questo potrebbe essere sempre più difficile man mano che i problemi di Mps scalano l'agenda di governo e si ripresentano sulle prime pagine dei quotidiani.

L'operazione potrebbe costare ai contribuenti italiani più di 5 miliardi di euro tra incentivi all'esodo, mancate entrate fiscali, spese per rischi di credito e legali nonché la ricapitalizzazione di cui il Monte ha bisogno per arrivare pronta alle nozze con UniCredit.

AFFARE QUASI FATTO?

Il Tesoro italiano vede una fusione con una banca più sana come l'unico modo per impedire che Mps diventi una seconda Alitalia, e due fonti vicine ai colloqui sottolineano come l'accordo finale sia solo una questione di definire i molti e complessi aspetti tecnici.

La fase di due diligence dura formalmente fino all'inizio di settembre, ma potrebbero essere necessarie almeno altre due o tre settimane, ha detto una terza fonte, mentre una quarta persona ha aggiunto che è improbabile che si concluda un accordo prima di ottobre.

I partiti, però, chiedono a Draghi il costo dell'operazione.

Adesso la posta in gioco è ancora più alta perché il leader PD Enrico Letta si è candidato a Siena alle elezioni suppletive di ottobre per ottenere un seggio in parlamento, e ha detto che lascerà la carica nel partito in caso di sconfitta.

Il seggio, che sarà conteso il 3-4 ottobre, è stato lasciato vuoto da Pier Carlo Padoan, l'ex ministro dell'economia nominato presidente di UniCredit in aprile.

La Lega e Fratelli d'Italia sono convinti di poter sferrare un colpo mortale alla sinistra in questa situazione.

Contro Letta si candida Tommaso Marzi, un produttore di vino locale, proprietario di 220 ettari di vigneti nella campagna senese, che gode del sostegno congiunto dei due partiti di destra e che dipinge il capo del Pd come un outsider interessato solo alla politica di potere nazionale.

Per le strade assolate di Siena, semideserte durante le vacanze di agosto, la gente del posto non si interessa alle elezioni suppletive e dice di avere a cuore solo la salvaguardia dei posti di lavoro.

"E' evidente che la banca da sola non sta in piedi" dice il sindaco De Mossi. "Quello che chiediamo è che... si tenga conto non solo dei dipendenti diretti ma anche dell'indotto che è 

enorme."