Reuters
Pubblicato 14.01.2022 09:41
Aggiornato 14.01.2022 11:18
ROMA/MILANO (Reuters) - Le dimissioni del vicepresidente di Generali (MI:GASI) Francesco Gaetano Caltagirone sanciscono la definitiva rottura con l'attuale cda del patto che lega l'imprenditore romano, Del Vecchio e la Fondazione Crt. Una rottura che si gioca attorno alle strategie alla futura guida della compagnia triestina.
Il Ceo Philippe Donnet, al timone della società dal 2016, è finito da tempo nel mirino di due importanti soci -- Caltagirone e Del Vecchio -- che gli imputano una strategia sull'M&A poco aggressiva e sono contrari al rinnovo del suo mandato in scadenza ad aprile.
In una nota del gruppo diffusa ieri notte, Caltagirone, secondo maggiore azionista di Generali con l'8,04%, ha annunciato le dimissioni dai propri incarichi con una dura critica al consiglio di amministrazione.
L'imprenditore ha motivato la scelta sostenendo di essere stato "palesemente" osteggiato e impedito dal dare il proprio "contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato".
I temi sotto accusa elencati da Caltagirone riguardano, in particolare, le modalità di lavoro in relazione "alla presentazione e approvazione del piano strategico; alla procedura per la presentazione di una lista da parte del Consiglio; alle modalità di applicazione della normativa sulle informazioni privilegiate; all’informativa sui rapporti con i media e con i soci significativi, ancorché titolari di partecipazioni inferiori alle soglie di rilevanza".
Le critiche sono state respinte dal presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, che nella nota ha espresso "vivo rammarico e sorpresa per la decisione assunta dal cav. Caltagirone".
La società, ha sottolineato Galateri, ha "sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza".
Dopo lo scossone al vertice della compagnia, il patto -- a cui fa capo il 16,133% del capitale e che fronteggia il primo azionista Mediobanca (MI:MDBI) (13% del capitale e 17% dei diritti di voto) -- rimane compatto, secondo quanto riferisce una fonte vicina a Delfin, la holding di Del Vecchio.
In contrapposizione con il Cda, i soci dell'accordo stanno preparando una lista, con un proprio candidato AD, e un piano industriale alternativo che sarà presentato il mese prossimo, dice una fonte che segue il dossier.
L'incertezza attorno alla società si fa sentire a Piazza Affari con il titolo che, intorno alle 10,15, cede l'1,2% circa in un mercato generalmente debole e che vede l'indice FTSE Mib in calo dello 0,8%.
"La mossa di Caltagirone è un chiaro segnale dell'aspro scontro sulla governance di Generali che comporta incertezze per il gruppo. Riteniamo tuttavia che potrebbe accelerare un chiarimento nella direzione della presentazione di una lista alternativa", commenta Intesa Sanpaolo (MI:ISP).
(Stefano Bernabei, in redazione a Milano Andrea Mandalà,)
Scritto da: Reuters
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