KKR più lontana da Tim, Cdp punta a scissione senza Opa

Investing.com

Pubblicato 17.01.2022 12:14

Aggiornato 17.01.2022 13:01

Di Alessandro Albano 

Investing.com - Le ultime indiscrezioni su Telecom Italia (MI:TLIT) non stanno facendo bene al titolo, ora in calo del 2,6% ad euro 0,4,4397 lontano dal prezzo d'Opa del fondo KKR, ancora in attesa di avere l'ok per la due diligence. 

Per la stampa, il fondo di private equity dovrebbe ora aspettare fino al 2 marzo, giorno in cui il cda dell'ex monopolista di Stato si riunirà per approvare il bilancio 2021 e il nuovo piano strategico, il primo sotto la direzione generale di Pietro Labriola. 

Il fondo Usa, già proprietario del 37,5% di FiberCop, continua a lavorare al progetto di acquisizione ma i principali azionisti Vivendi (PA:VIV) e Cdp starebbero pensando ad un riassetto della rete che potrebbe passare dallo scorporo di Tim (MI:TLIT) dall'attività commerciale per realizzare una rete unica a banda larga diffusa.

Un delisting con successivo spezzatino, idea di KKR, richiederebbe troppo tempo, motivo per il quale l'ex azionista di Mediaset (MI:MFEB) e Cdp potrebbero trovare una quadra e procedere con lo spin-off delle attività senza offerta di pubblico acquisto.

Secondo quanto riporta La Repubblica, il piano del dg Labriola e degli advisor Mediobanca (MI:MDBI) e Vitale è assegnare agli azionisti due titoli diversi, uno per la rete e uno il servizio commerciale, praticamente il piano del fondo americano ma senza Opa.

Tra i 22 miliardi di debiti netti e il ricollocamento dei 40 mila dipendenti, il piano italo-francese non è un percorso senza ostacoli, ma è vero che l'obiettivo di Cdp è sempre stato quello di creare una rete unica, come ha stressato il presidente di Cdp Tempini in un'intervista al Sole24Ore di inizio gennaio.  

"Il Pnrr, dove il digitale è uno degli aspetti chiave, rende ancora più importante il disegno di una rete unica, senza duplicazioni di investimenti", ha affermato Tempini, sottolineando che l'accordo tra Tim (MI:TLIT) e Open Fiber resta "l'unica alternativa per realizzare il progetto" di rete unica, e "bisogna fare in fretta".

Dopo l'accordo fatto con Enel (MI:ENEI) lo scorso agosto, Open Fiber è ora partecipata al 60% da Cdp e al 40% dalla banca d'investimenti australiana Macquarie. Un'operazione che, nei piani di Cdp, dovrà portare alla realizzazione della rete unica tramite la fusione successiva di Open Fiber e FiberCop, società che gestisce la rete secondaria di Tim e di cui Kkr possiede già il 37,5%.

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