La carenza di chip colpisce il settore auto e quello tecnologico

Investing.com

Pubblicato 09.02.2021 14:51

Di Mauro Speranza

Investing.com - La pandemia da coronavirus sta sconvolgendo diverse settori economici ma in queste settimane si sta assistendo ad una carenza di microchip che ha colpito profondamente i tecnologici e l’industria automobilistica.

Se nei primi mesi della pandemia e il relativo lockdown avevano bloccato la produzione in diversi settori, al successivo aumento della domanda di beni di elettronica come i tablet o i computer portatili si è aggiunta una maggiore richiesta di auto elettriche, “rendendo ancora più difficili le condizioni per la fornitura di componenti per smartphone nei prossimi anni”, spiega Neil Mawston, analista di Strategy Analytics.

Secondo Mawston, i prezzi dei componenti chiave degli smartphone, tra cui chips e display, sono aumentati fino al 15% negli ultimi tre o sei mesi.

La carenza di chip potrebbe spazzare via 61 miliardi di dollari di vendite solo per le case automobilistiche, ma il colpo per l'industria elettronica, anche se difficile da quantificare in questa fase iniziale, potrebbe essere molto più grande.

h2 Il settore tecnologico/h2

Da Apple (NASDAQ:AAPL), uno dei principali clienti di Qualcomm, hanno dichiarato recentemente che le vendite di alcuni nuovi iPhone di fascia alta sono state bloccate da una carenza di componenti.

Il boom degli smartphone 5G-ready e il lancio di nuovi modelli come l’iPhone 12 sta colpendo l’intera industria.

Anche le società europee NXP Semiconductors NV (NASDAQ:NXPI) e Infineon Technologies AG (DE:IFXGn) hanno lanciato l’allarme, sottolineando che la carenza di chip non è più limitata alle automobili.

La Sony (T:6758) ha annunciato potrebbe non essere in grado di soddisfare completamente la domanda per la sua nuova console di gioco nel 2021 a causa de colli di bottiglia nella produzione.

h2 I produttori automobilistici/h2

Il rallentamento delle forniture si aggiunge al rimbalzo del mercato automobilistico arrivato a partire dall’estate 2019, costringendo i produttori a rallentare la loro attività.

Se Subaru ha ridotto le sue previsioni sulle vendite a 43 mila unità rispetto alle 868 mila e quelle sui profitti a 590 milioni di euro dai precedenti 80 miliardi, Toyota (T:7203), Nissan (T:7201), Honda (NYSE:HMC) e Mazda (T:7261) hanno avviato la riduzione a causa del blocco degli impianti dovuti al Covid.

General Motors (NYSE:GM), inoltre, ridimensionerà la produzione negli stabilimenti di Stati Uniti, Canada, Messico e Corea del Sud, anticipando che la mancata accessibilità ai chips potrebbe durare fino al termine dell'anno. “Nonostante i nostri sforzi, la carenza di semiconduttori avrà un impatto sulla produzione di GM nel 2021”, annunciavano dalla società.

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Secondo Ford la produzione nel primo trimestre potrebbe calare dal 10 al 20%: a Detroit il lavoro è stato ridotto a un solo turno di otto ore.

Mazda ha pianificato una riduzione dell’output a febbraio nell’ordine di 7 mila unità. Per quanto riguarda Stellantis (MI:STLA), le forniture insufficienti di chip colpiscono nella fabbrica Opel di Eisenbach in Germania e in quella Citroen a Saragozza in Spagna. Renault (PA:RENA) attuerà sospensioni momentanee in Francia, Romania e Marocco.

Ai problemi legati alla pandemia si aggiungono quelli legati al ‘sistema’ dei fornitori esterni di componenti elettronici a cui tutta l’industria si rivolge. Quest’ultimi, a loro volta, operano in un mercato in cui un gigante come Taiwan Semiconductor Manufacturing copre il 56% della produzione globale di semiconduttori (dato dell’ultimo trimestre del 2020).

Inoltre, anche le stesse case produttrici non sono esenti da colpe, in quanto il loro sistema produttivo prevede una richiesta di componenti che non va mai oltre la settimana o il mese di programmazione.

 

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