Market View: perché il "TINA" va messo in soffitta

Investing.com

Pubblicato 27.09.2022 12:13

Investing.com - Dopo un rally azionario estivo molto poco motivato, la FED ha stroncato tutti coloro che pensavano che il cambio di rotta annunciato a Jackson Hole fosse solo una minaccia, ottimisti che avendo comprato a prezzi molto più alti di quelli odierni speravano di trovarsi ancora nella medesima situazione del passato e si aspettavano toni conciliatori al meeting della Fed del 21 settembre.

I loro desideri non sono stati esauditi, l'effetto immediato è stata la caduta degli indici azionari, e ha colpito Neel Kashkari, membro del FOMC noto per la sua cautela, si è detto persino soddisfatto del fatto che i mercati avessero recepito una volta per tutte che in questo momento il "never fight the FED" ha una accezione ben diversa rispetto al passato.

Lo sottolinea nel suo ‘Punto’ mensile Michele De Michelis, Responsabile investimenti di Frame Asset Management, società indipendente specializzata nelle gestioni a ritorno assoluto, osservando che quando la Fed ha alzato di 75 punti base, in linea con le attese degli analisti, è uscita anche la sorpresa del dot plot, vale a dire le previsioni formulate dai membri dello stesso FOMC, che proiettava il costo del denaro al 4.625% per fine 2023, quindi più in alto di quanto non scontasse il mercato.

La reazione ha visto lo S&P 500 testare i minimi di giugno, un rialzo dei rendimenti che ha portato la parte breve della curva americana superare il 4 % mentre la scadenza a 2 anni registrava addirittura 10 punti base in più a 4.25%.

Con questi rendimenti sul breve termine, quindi poco rischiosi, l'alternativa all'equity secondo De Michelis “esiste eccome” e quindi il famoso acronimo T.I.N.A. che sta per There Is Not Alternative (alle azioni) andrebbe messo quanto meno in soffitta, ed è proprio quando si vive grande incertezza il momento migliore per "i se e per i ma".

Diversi analisti tecnici dicono che se il supporto dei minimi di giugno regge, allora il mercato potrà salire, ma, se venisse violato, allora potrà anche scendere. Vari
macroeconomisti inoltre spiegano che la recessione sarà leggera se la FED non alzerà troppo i tassi, ma se caso facesse un ulteriore errore di politica monetaria, allora la contrazione del PIL sarà severa.

Ma allora, cosa fare con i nostri soldi? Vendere, comprare o tenere? De Michelis risponde che Frame sta consigliando di rimanere molto difensivi con poco equity, protezioni, e zero duration già da fine 2021, e aggiunge che se proprio dovesse scegliere per forza direbbe che la sua sensazione è che probabilmente vedremo nuovi
minimi.

In seguito, continua l’esperto di Frame, potrebbe anche esserci un rally prima della fine del 2022, che andrebbe sfruttato e allevierebbe le pene di un anno molto brutto per i gestori, che per la prima volta dopo tanto tempo non hanno avuto praticamente alcuna asset class sulla quale investire proficuamente, dato che i bond sono scesi quasi quanto l'equity.

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Ma la vera sfida, scrive in conclusione del suo Punto De Michelis, verrà solo nel 2023, quando usciranno le guidance sugli utili delle società, in una economia che si starà avviando, o magari addirittura avvitando, verso una recessione più o meno lunga.

E con i tassi più alti, secondo De Michelis, anche i multipli dovranno adeguarsi, creando quella che potrebbe essere una grande occasione. Per l’esperto di Frame è probabile, ma almeno nel breve periodo meglio continuare a rimanere vigili.

Questo articolo è stato scritto in esclusiva da Financialounge.com per Investing.com. Ogni settimana, "Market View" propone interviste originali con case d'investimento sui temi centrali di mercato che verranno riportate esclusivamente sul nostro sito. Non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all'investimento.

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