Mps e la spaccatura nel governo sulla nazionalizzazione

Investing.com

Pubblicato 09.07.2020 14:15

Di Mauro Speranza

Investing.com – Botta e risposta tra i due principali partiti di governo, il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, sul futuro di Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS), con differenze di vedute particolarmente importanti.

Ieri il Ministro del Tesoro in quota PD, Roberto Gualtieri, aveva confermato “l'uscita dello Stato dall’azionariato di Mps nel 2021”.

Gualtieri ha accennato al trasferimento di 8,1 miliardi di crediti deteriorati di Mps ad Amco, società controllata al 100% dal Mef, sottolineando che “si sta lavorando alla riduzione del rischio della banca” e definendo l'operazione “un passo chiave”, in vista proprio dell'abbandono del Ministero del Tesoro della sua quota in Mps, attualmente al 68%.

Con l’operazione sugli Npl, il Tesoro dovrebbe scendere potenzialmente fino al 63,8%, mentre l’uscita dello Stato entro il 2021 è prevista anche dall’attuale piano di ristrutturazione concordato nel 2017 con la Commissione Ue.

h2 La posizione del Movimento 5 Stelle/h2

Un'intervista rilascia al Corriere della Sera di oggi, invece, evidenza l'opinione diversa dell'altro socio di governo, il Movimento 5 Stelle. La presidente della Commissione d'inchiesta sulle banche, Carla Ruocco, ha aperto ad una banca pubblica del Sud e alla nazionalizzazione di Mps.

“Nella visione del Movimento Cinquestelle c’è massima disponibilità a mantenere un ruolo dello Stato nella compagine azionaria di Mps”, spiega Ruocco. “Lì è stato fatto un passo avanti con il salvataggio, adesso sarebbe bene a mio avviso procedere in quella direzione magari utilizzando tale presenza anche per rilanciare il tema della sua partecipazione per la creazione di una Bad Bank, anche grazie al recente accordo con la Amco, e non fare passi indietro”, aggiungeva.

Secondo Ruocco, non solo il Tesoro potrebbe non abbandonare il capitale della banca, ma “si potrebbe parlare” di una Mps al 100% dello Stato.

Resta, dunque, il contrasto tra i M5S e il PD, con il quale Ruocco afferma che su questo “sicuramente dovremo discuterne”, ma “in una visione più sistemica, anche con la Commissione europea: se stai facendo una operazione sulla Popolare di Bari in cui c’è la partecipazione pubblica in maniera così massiccia, stai percorrendo un terreno che hai riscontrato essere salvifico. Sarebbe bene che la Commissione europea tracci una linea che, al di là del caso singolo, abbracci una logica di questo tipo”.

Una sponda sulla nazionalizzazione, secondo Ruocco, potrebbe arrivare proprio da Bruxelles, in quanto “l’atteggiamento della Ue sta cambiando. È stato sospeso il patto di stabilità, si parla di recovery fund… Si può anche parlare di rivedere alcune regole sulle banche”.

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“L’intervento dello Stato nel settore bancario deve volgere sempre a requisiti di efficienza. Non deve essere quindi 'accanimento terapeutico' verso imprese che non hanno futuro, ma sostegno per farle riprendere a camminare sulle proprie gambe. Sarebbe una cosa nuova rispetto all’intervento dello Stato come è accaduto finora, quando si è intervenuto spesso quando le crisi erano ormai esplose”, concludeva Ruocco.

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