Ponte Morandi, udienza rinviata in attesa decisione su ricusazione giudice

Reuters

Pubblicato 15.10.2021 17:01

Aggiornato 15.10.2021 17:11

GENOVA (Reuters) - L'udienza preliminare sulla vicenda del crollo del Ponte Morandi è stata rinviata all'8 novembre in attesa che la corte d'appello di Genova si pronunci sulla richiesta di ricusazione del giudice, depositata oggi dai legali di alcuni imputati, tra cui gli ex vertici di Autostrade per l'Italia (Aspi).

La richiesta di ricusazione della giudice Paola Faggioni nasce dal fatto che, come giudice delle indagini preliminari (Gip), aveva firmato nell'ambito dell'inchiesta sulle barriere fonassorbenti un'ordinanza di custodia cautelare per alcuni ex manager di Aspi, che sono anche imputati in questo procedimento principale, esprimendo alcune considerazioni sulla loro personalità.

Al termine dell'udienza preliminare, che potrebbe durare alcuni mesi, Faggioni o un altro giudice dovranno decidere se rinviare a giudizio 59 imputati, fra ex dirigenti e dipendenti del gruppo Atlantia (MI:ATL), funzionari del ministero delle Infrastrutture e delle due società Autostrade per l'Italia e Spea per il collasso del ponte che nel 2018 ha causato la morte a Genova di 43 persone.

Oggi si sono costituite oltre 200 parti civili, soprattutto sfollati, sulle 357 indicate dalla procura nella richiesta di rinvio a giudizio, perché Aspi nel frattempo ha provveduto a risarcirne in via stragiudiziale un numero consistente, come già aveva fatto per quasi tutti i parenti delle 43 vittime.

Fra gli enti che si sono costituiti, ci sono la presidenza del Consiglio, il ministero delle Infrastrutture, la regione Liguria, il comune di Genova e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

I capi di imputazione sono, a vario titolo, disastro ecrollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omissionedolosa di cautele atte a prevenire disastri, lesioni e omicidiostradale, falso, reati per i quali il codice penale prevede unapena edittale massima di 15 anni.

Fra i 59 imputati figurano l'ex AD di Atlantia e AspiGiovanni Castellucci e l'ex numero uno di Spea, azienda a capodelle manutenzioni sempre del gruppo Atlantia, Antonino Galatà.

Le società Aspi e Spea sono chiamate a rispondere del comportamento dei loro dipendenti per effetto della legge sulla responsabilità penale delle aziende.

Tutti gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito.

Il 14 agosto del 2018 il cedimento del viadotto gestito daAutostrade per l'Italia (Aspi) causò la morte di 43 persone e ilferimento di altre 40, aprendo un aspro dibattito sulla gestioneda parte di gruppi privati delle concessioni autostradali.

I PERITI: NIENTE CONTROLLI E SCARSA MANUTENZIONE

In quasi due anni e mezzo di indagini, gli investigatori hanno cercato di chiarire le cause del crollo e, al termine dell'incidente probatorio nel febbraio scorso, i periti del Gip hanno riscontrato la mancanza o l'inadeguatezza dei controlli e gli scarsi interventi di manutenzione che non hanno posto rimedio alla corrosione dei cavi del ponte.

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Secondo la procura gli imputati apicali erano a conoscenzadello stato di pericolo in cui versava il ponte autostradale sucui per decenni è transitato tutto il traffico proveniente dallaFrancia e dal Nord-Ovest d'Italia verso Genova.

Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Genova ecoordinate dalla procura sostengono che la sostanziale assenzadi controlli e interventi significativi fosse finalizzata alrisparmio di denaro e a garantire utili agli azionisti.

Nelle centinaia di pagine del documento di chiusurainchiesta del 22 aprile scorso sono elencate le migliaia dipagine di materiale probatorio raccolto - compreseintercettazioni e verbali di interrogatorio - e vienesintetizzato in 35 punti il quadro dell'accusa.

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