Tesla, l’esclusione dallo S&P500 e possibili motivi secondo gli analisti

Investing.com

Pubblicato 11.09.2020 14:31

Di Mauro Speranza

Investing.com – Non si esaurisce l’interesse su Tesla (NASDAQ:TSLA), al centro dell’attenzione di mercati e analisti a causa della forte volatilità del prezzo delle sue azioni. Il titolo della casa automobilistica produttrice di veicoli elettrici ha raggiunto il suo massimo storico nel giorno dell’avvio del frazionamento, il 31 agosto, superando i 500 dollari, per poi precipitare fino agli attuali 370 dollari circa.

Tra le ragioni di un calo così improvviso c’è l’esclusione dall’indice S&P 500, decisione che ha portato un crollo del 21% delle azioni Tesla in un solo giorno.

“Il fatto che non sia stato accolto nell'S&P 500 non sembra un problema così grave, ma non essere inclusi nel benchmark che elenca alcune delle maggiori società statunitensi significa che i gestori di fondi che seguono l'ampio indice sarebbero costretti ad acquistare il Tesla da soli, se volessero acquistarlo”, sottolineava Haris Anwar, analista di Investing.com.

Cosa ha portato la S&P Dow Jones Indices a questa decisione? I motivi possono essere diversi, e comunque un portavoce della società che gestisce l’indice ha dichiarato a Bloomberg che le revisioni del paniere non sono sempre trimestrali, mentre ulteriori decisioni possono essere prese in qualsiasi momento, aprendo la possibilità di un’entrata di Tesla in futuro.

h2 Il peso sull’indice/h2

Il crollo delle azioni Tesla è stato importante e repentino, ma la capitalizzazione di mercato resta intorno ai 350 miliardi di dollari, mentre quella delle società che sono entrate nello S&P 500, Etsy Inc (NASDAQ:ETSY), Teradyne Inc (NASDAQ:TER) e Catalent Inc (NYSE:CTLT), si aggira appena intorno ai 13 miliardi.

Quello che può sembrare un punto di forza, in realtà ha inciso sull’esclusione. Secondo Nicholas Colas, co-fondatore di DataTrek Research, tale entità di capitalizzazione porterebbe una volatilità indesiderata, in quanto Tesla avrebbe immediatamente una ponderazione di circa l’1,5% nell’S&P 500, concentrando ulteriormente la ponderazione dell’indice su una manciata di nomi tech. Volatilità confermata dall’andamento delle azioni Tesla nell’ultimo anno, risultata maggiore di qualsiasi altro titolo a grande capitalizzazione dell’S&P 500 con le ponderazioni maggiori.

“Ciò renderebbe il 500 più volatile nel tempo, soprattutto se/quando le preoccupazioni per una bolla sul titolo si rivelassero vere”, ha affermato Colas, aggiungendo che “Tesla è a malapena redditizia e il suo profitto proviene dalla vendita di crediti governativi piuttosto che dal margine operativo della fabbrica”.

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Il secondo problema evidenziato dall’esperto riguarda l’iper-ponderazione dei titoli in alcuni settori, in quanto Tesla “Tesla verrebbe quasi certamente aggiunta al settore degli industriali, rappresentando presumibilmente una ponderazione iniziale di circa il 20% del settore”.

h2 Utili non entusiasmanti/h2

Tesla ha rilasciato dati trimestrali 26 volte, ma “l’utile netto è stato positivo solo quattro volte, escluse le vendite di crediti una tantum”, sottolinea Gordon Johnson, analista di GLJ Research, aggiungendo che “la scarsa qualità degli utili di potrebbe essere stata la ragione principale” dell’esclusione.

“Il bilancio e la qualità del flusso di cassa di Tesla sono scadenti”, prosegue l’analista, “nonostante la costruzione di una nuova fabbrica in Cina e lo sviluppo di tre modelli, le spese in conto capitale (capex) e quelle operative (opex) di Tesla sono diminuiti costantemente”.

“Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che Tesla ha finanziato le proprie capex e opex utilizzando leasing di apparecchiature, con il risultato che tali investimenti vengono esclusi dal flusso di cassa libero riportato”, aggiunge l’analista.

Infine, “le grandi spese di compensazione azionaria nel terzo trimestre potrebbero riportare la società ad un territorio di perdita netta, e l’enorme pacchetto di pagamenti di Musk include 95 milioni di dollari in ratei accelerati per la seconda tranche, e 118 milioni di dollari per la terza tranche, ovvero 213 milioni in totale”, secondo gli analisti di GLJ Research.

h2 Le offerte di azioni/h2

Altro motivo potrebbe risiedere nelle “continue offerte di azioni da parte dell’azienda per finanziare le proprie operazioni”, continua Johnson.

Secondo l’esperto, “questo mese la società ha nuovamente raccolto capitali, nonostante il CEO Elon Musk avesse affermato, durante la chiamata degli utili del primo trimestre 2019, che Tesla sarebbe divenuta redditizia in tutti i successivi trimestri e che non avrebbe più avuto bisogno di raccogliere capitali”.

“I passati aumenti di capitale di Tesla limitano la sua capacità di raccogliere fondi in futuro, ha detto l’analista, aggiungendo che con il percorso verso i mercati dei capitali sostanzialmente bloccato, il fatto che Tesla costituisca una preoccupazione continua potrebbe nuovamente rappresentare un rischio”, sottolinea.

h2 Il problema della domanda/h2

Ultima questione, ma non meno importante, sempre secondo l’analista, “Tesla sta affrontando un problema di domanda. L’azienda ha previsto nella propria guidance di raggiungere una capacità produttiva di 790.000 unità entro fine anno, escludendo la prevista apertura di due o tre stabilimenti in fase di sviluppo”.

Tuttavia, le previsioni di consegna di Tesla per quest’anno sono di 500.000 unità, “suggerendo che nel 2020 la società ha una domanda soltanto per il 65% della propria capacità e nonostante le vendite auto siano diminuite dell’8% su base trimestrale, Tesla ha un bilancio di fatture attive indefinite superiore a 1,4 miliardi di dollari”, conclude Johnson.

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