UniCredit e Mef troppo distanti, salta trattativa per Mps

Investing.com

Pubblicato 25.10.2021 08:57

Aggiornato 25.10.2021 10:10

Di Alessandro Albano 

Investing.com - UniCredit (MI:CRDI) e il Ministero del Tesoro hanno abbandonato le trattative per Monte dei Paschi (MI:BMPS) iniziate lo scorso luglio, come affermato da Gae Aulenti in una breve nota diramata nel pomeriggio di domenica, a causa del gap tra le richieste delle banca milanese e le possibilità del Mef. A Piazza Affari, il titolo della banca senese accusa di più il colpo e cede il 3,6%, mentre Unicredit perde un contenuto 1,4%. 

"Nonostante l'impegno profuso da entrambe le parti", si legge nel comunicato, "UniCredit e il Mef comunicano l'interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena".

A pochi giorni dal cda di UniCredit (27 ottobre), limite fissato dalla banca milanese per la trattativa, le parti non sono riuscite a trovare un compromesso sull'aumento di capitale richiesto dall'Ad Orcel pari a 7 miliardi di euro, soglia ritenuta necessaria per garantire la neutralità dell'operazione sui conti di UniCredit e una crescita di valore del +10% in termini di utile per azione. 

Il governo ha già messo sul piatto circa 2 miliardi di Dta e non ha voluto superare la soglia massima di 3,5 miliardi per sistemare il Cet1 del Monte e coprire le 7.000 uscite che servono ad allineare i parametri di efficienza con UniCredit, interessata soprattutto alle filiali di Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Che le cose non stessero andando nel verso giusto lo si era capito anche dalle parole del premier Draghi, che prima del Consiglio europeo di venerdì ha affermato di "non sapere" se un accordo per la banca senese potesse essere raggiunto entro la fine di ottobre. 

Possibili scenari 

Con la scadenza di fine dicembre per uscire dal Monte concordata con Bruxelles, il Tesoro deve ora accelerare per trovare una soluzione. Se da un lato c'è che chi vede il comunicato di UniCredit come una presa di posizione strategica della banca milanese e non una fine vera e propria delle trattative, dall'altra aumentano le voci dell'interessamento di altre banche. 

In Italia, si sta facendo avanti la possibilità di un'integrazione con Banco Bpm (MI:BAMI), che potrebbe interessata alla vecchia toscana alle condizioni poste a UniCredit, ma alla finestra potrebbero esserci anche grandi player internazionali come BNP Paribas (PA:BNPP), Credit Agricole (PA:CAGR), quest'ultima fresca di acquisizione del Creval (MI:PCVI) e BBVA (MC:BBVA).

Un'altra soluzione accreditata resta il piano "stand-alone", che potrebbe vedere via XX Settembre richiedere una proroga all'UE e continuare con la nazionalizzazione nel medio periodo. In questo scenario, il Tesoro potrebbe mettere nella banca quei 3,5 miliardi già previsti per il deal con UniCredit e accelerare nella ristrutturazione della banca (crediti deteriorati, rischi legali, esuberi, cambio del management), per poi trovare nuovi investitori nell'arco del 2022.

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Prima della nota ufficiale, il segretario generale della FABI Lando Sileoni ha affermato: "Vedremo se è saltata o meno, così come vedremo se ci saranno sei mesi di proroga, rispetto al 31 dicembre 2021, per l'uscita dello Stato dal capitale di Mps, proroga che qualcuno dovrà ufficialmente chiedere e che l'Unione europea e la Bce dovranno accordare". 

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