Forte lealtà clan, rete locale, dietro lunga latitanza boss Messina Denaro

Reuters

Pubblicato 25.01.2023 14:55

di Angelo Amante

PALERMO (Reuters) - Quando Salvatore Catalano ha scoperto che il boss mafioso Matteo Messina Denaro aveva vissuto a pochi passi da casa sua, nella città siciliana di Campobello di Mazara, è stato uno shock.

Il fratello di Catalano, Agostino, era un poliziotto che morì nella strage di Via D'Amelio nella quale rimase ucciso il magistrato antimafia Paolo Borsellino - attentato di cui Messina Denaro è accusato dai magistrati di essere tra i mandanti. 

"C'è rabbia nel mio cuore e nella mia anima ora che so che era qui e non l'ho riconosciuto", ha detto Catalano a Reuters.

Messina Denaro, 60 anni, è stato arrestato il 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza. La polizia ritiene che abbia trascorso gran parte dell'ultimo anno nascondendosi alla luce del sole a Campobello di Mazara, una cittadina di circa 11.000 abitanti, a poca distanza da Castelvetrano, dov'è nato.

"Abbiamo festeggiato l'arresto con la mia famiglia. È in carcere e al 41bis", ha detto Catalano.

L'ultimo avvistamento confermato di Messina Denaro risale al 1993, il che ha reso difficile per la polizia identificare l'uomo più ricercato d'Italia. Secondo le autorità, Messina Denaro conduceva una vita apparentemente libera nel paese, facendo la spesa nel supermercato locale.

I procuratori affermano che la loro ricerca è stata ulteriormente complicata dalla fedeltà eccezionalmente forte che ha ricevuto da Cosa Nostra nella provincia di Trapani.

Reuters ha intervistato decine di residenti nelle vie di Campobello e della vicina città natale di Castelvetrano, nonché i procuratori e i carabinieri che hanno contribuito a catturarlo.

Gli intervistati hanno rivelato le difficoltà che gli investigatori hanno affrontato nel tentativo di rompere il muro dell' "omertà" mafiosa, che si è infranto in altre parti della Sicilia, ma che ancora resisteva intorno a Messina Denaro.

"Ho arrestato almeno 200 persone legate a lui. Solo una di loro ha deciso di collaborare con la giustizia", ha detto Roberto Piscitello, sostituto procuratore di Marsala, che ha dato la caccia a Messina Denaro dal 1996 al 2008.

"Nelle province di Palermo e Agrigento, cinque su dieci degli arrestati mediamente si pentono", ha detto a Reuters parlando dalla sua casa di Marsala.

Alla fine, non sono stati altri mafiosi a tradirlo, ma la sua ormai fragile salute.

FALSA IDENTITÀ

La polizia dice di essere riuscita a catturare Messina Denaro dopo aver appreso dalle intercettazioni telefoniche dei suoi parenti che era malato di cancro.

Da tempo si sospettava che vivesse in Sicilia, e un controllo approfondito dei pazienti oncologici nella regione ha rivelato che un uomo di nome Andrea Bonafede era stato operato a Mazara del Vallo nello stesso periodo in cui il suo cellulare era attivo in un'altra area dell'isola.

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Gli investigatori hanno preso questa notizia come la "prima significativa conferma" del fatto che Messina Denaro potesse nascondersi sotto questa falsa identità, come dimostrano i documenti giudiziari visionati da Reuters, perché suggeriva che l'uomo operato non fosse il vero Andrea Bonafede, che si presume si trovasse nello stesso luogo in cui era stato localizzato il suo cellulare.

I poliziotti hanno individuato il paziente e hanno scoperto che il 16 gennaio avrebbe dovuto sottoporsi a un trattamento chemioterapico a Palermo.

La polizia ha circondato la clinica ed è intervenuta dopo che il paziente è arrivato all'appuntamento. Il paziente ha immediatamente ammesso la sua vera identità, ma è sembrato minimizzare sulle speranze di fare delle rivelazioni in merito alla sua vita criminale.

"Ho il mio codice d'onore", ha detto ai magistrati, secondo una fonte, quando lo hanno incontrato per la prima volta.

Il suo silenzio significa che gli investigatori devono cercare di ricostruire al meglio come sia riuscito a evitare di essere scoperto nel corso degli anni.

Inizialmente l'indagine si è concentrata sul vero Andrea Bonafede, un geometra senza precedenti penali.

Bonafede ha confermato di conoscere Messina Denaro fin dalla giovinezza e ha ammesso di aver acquistato per il mafioso l'appartamento a Campobello di Mazara, hanno detto i pubblici ministeri. Egli stesso è in arresto e non ha commentato pubblicamente il caso.

La polizia sta indagando anche sul suo autista, Giovanni Luppino, un commerciante di olive che non ha nessun precedente. Aveva con sé un coltello a serramanico e aveva spento i suoi due telefoni cellulari, secondo i magistrati nel tentativo di non essere rintracciato.

Luppino ha negato di essere a conoscenza della vera identità del suo passeggero.

Il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia ha detto a Reuters che uomini come Bonafede rappresentano il "primo cerchio" della latitanza - coloro che provvedono ai bisogni primari.

Ma si ritiene che la sua rete di sostegno avesse radici profonde.

"Ha vissuto in un territorio lo ha aiutato per molti anni. Ragionevolmente ha avuto una serie di protezioni in quel mondo che ho definito della borghesia mafiosa, un mondo di professionisti, imprenditori", ha detto de Lucia.

Tra le persone già indagate per presunto favoreggiamento del boss c'è il suo medico, Alfonso Tumbarello. Il suo avvocato si è detto fiducioso che il suo cliente possa dimostrare la propria innocenza.

CONTATTI D'AFFARI

I magistrati hanno detto di aver trovato delle prove che dimostrano che Messina Denaro si è recato in Spagna, Grecia e Austria nel corso degli anni. Ma il fulcro delle sue attività è rimasto in Sicilia, il che significa che probabilmente ha trascorso gran parte del suo tempo sull'isola.

Nel corso degli anni sono stati arrestati decine di mafiosi meno influenti nella regione - uno sfoltimento della cerchia ristretta di Messina Denaro che, secondo i magistrati, ha ripetutamente portato all'interruzione di piste promettenti che, si sperava, potessero un giorno portare al boss.

"Non si possono lasciare i mafiosi in mezzo alla strada, non si poteva sacrificare la giustizia e la necessità di intervenire a arrestare chi commette reati", ha detto a Reuters il procuratore Paolo Guido, che ha guidato la caccia al boss negli ultimi anni.

I pubblici ministeri hanno detto che il capomafia ha costruito una vasta gamma di interessi finanziari che vanno ben oltre le tradizionali preoccupazioni dei mafiosi, aiutandolo a creare una rete fedele di professionisti "colletti bianchi".