Tim avvia percorso verso rete unica con ingresso Kkr in Fibercop

Reuters

Pubblicato 31.08.2020 10:03

di Elvira Pollina e Giuseppe Fonte e Stephen Jewkes

MILANO/ROMA (Reuters) - Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia (MI:TLIT) (Tim) è pronto ad approvare oggi la vendita di una quota di minoranza della rete secondaria al fondo Usa Kkr, il primo passo di un percorso concordato con il governo verso l'integrazione con Open Fiber.

Tim era sul punto di chiudere il deal con Kkr lo scorso 4 agosto, vendendo al fondo Usa il 37,5% di Fibercop, la newco dove l'ex monopolista farà confluire la porzione di rete -- in gran parte in rame -- che dagli armadi arriva fino alle case, con l'obiettivo di monetizzare 1,8 miliardi di euro e avviare un piano di graduale passaggio alla fibra.

Ma il governo ha chiesto e ottenuto un mese di tempo per negoziare un accordo preliminare che, senza pregiudicare l'operazione con Kkr, potesse inserirlo in un'operazione in grado di integrare tutta la rete di accesso di Tim con Open Fiber, controllata pariteticamente da Cassa Depositi e Prestiti ed Enel (MI:ENEI).

L'obiettivo dell'esecutivo è quello di creare una società unica, aperta a tutti gli operatori telefonici, destinata a ricevere i finanzimenti previsti dal Recovery Fund europeo per dotare l'Italia di una rete ultraveloce a banda larga.

Tim, il cui secondo maggiore azionista è la stessa Cdp dietro al gruppo francese Vivendi (PA:VIV), ha negoziato per oltre un anno senza successo una possibile integrazione con Open Fiber, a fronte di esigenze e visioni diverse tra le varie parti, uniti a problemi regolatori e di valutazione.

A sbloccare la partita, un piano sponsorizzato dal ministero dell'Economia che non preclude a Tim di mantenere, sulla base di processi incrociati di valutazione degli asset, almeno inizialmente il 50% più un azione del nuovo operatore, continuando a consolidarlo.

Una condizione imprescindibile per l'ex monopolista, la cui rete garantisce un debito lordo che supera i 30 miliardi di euro.

Il piano la settimana scorsa ha ottenuto l'ok unanime da parte delle varie anime che compongono la maggioranza di governo, a fronte di una struttura di governance volta a garantire l'indipendenza del nuovo operatore da Tim.

L'ex monopolista sarà infatti in minoranza in consiglio mentre Cdp, che nei piani del governo deve emergere come il secondo principale azionista del nuovo gruppo, non avrà la maggioranza poiché anche i soci minori avranno la loro rappresentanza.

Cassa, spiegano fonti vicine al dossier, oltre ad avere un ruolo nella nomina del presidente e dell'AD, avrà inoltre l'ultima parola in fatto di scelte strategiche.

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Abbozzato in un memorandum of understanding, il progetto dovrebbe essere ratificato oggi dai consigli di amministrazione di Tim e di Cdp e vedrà la luce se le autorità regolatorie, nazionali ed europee, daranno il loro via libera.

Il governo ha incassato al momento la non belligeranza dei concorrenti di Tim ( Vodafone (LON:VOD), Wind e Sky) che competono con l'ex monopolista sulla vendita di servizi ai clienti finali, mentre Fastweb ha già aderito al progetto Fibercop, di cui deterrà una quota del 4,5%, in virtù del conferimento del suo 20% di Flash Fiber.

Ma la creazione di Fibercop sarà solo il primo passo di un percorso che si delinea non semplice né scontato, destinato a durare non meno di un anno, spiega una delle diverse fonti vicine alla situazione.

Secondo quanto riferito da diverse fonti vicine al dossier, Enel dovrebbe vendere il suo 50% di Open Fiber, garantendo il controllo a Cdp. La società guidata da Francesco Starace ha già ricevuto un'offerta non vincolante dal fondo australiano Macquarie per una quota del 35-50%, che valuta Open Fiber quasi 8 miliardi di euro, debito e sinergie con la rete Tim incluse.