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10 errori comuni dell'investitore: come riconoscerli e migliorare le performance

Pubblicato 05.04.2024, 07:37

Investire è un po' come giocare a tennis: alla fine vince chi commette meno errori, o induce l’avversario a commetterne di più.

Visual Capitalist insieme al CFA institute ha elaborato un elenco di “errori comuni” che solitamente vengono commessi dalla maggioranza degli investitori. Ho ritenuto l’argomento molto interessante, perciò nell’elenco che vedremo qui sotto, ho voluto aggiungere un mio commento personale su ciascuno degli errori presenti.

Essendo un elenco di 20 elementi totali, ho deciso di suddividerlo in due parti.

Iniziamo quindi a vedere quali sono i primi 10 errori dell’elenco:

Fonte: Visual Capitalist

  1. Aspettarsi rendimenti eccessivi (+1)
  2. Non avere degli obiettivi
  3. Non diversificare
  4. Focalizzarsi su breve termine
  5. Comprare alto e vendere basso
  6. Tradare eccessivamente
  7. Pagare troppe commissioni
  8. Focalizzarsi troppo sulle tasse da pagare
  9. Non rivedere periodicamente il portafoglio
  10. Non considerare adeguatamente il rischio

Ora che li abbiamo elencati, spendiamo due parole approfondite su ciascuno di questi errori..

In merito al primo, gli investitori pensano che investire sia una questione di fare soldi subito, in fretta e senza sforzi. Ma i rendimenti sono ben lontani da questi desideri (Madoff è andato in galera promettendo il 10% costante all'anno).

Aggiungo io (+1), perchè in realtà un errore simile è "aspettare troppo" ad investire. Abbiamo visto che molta gente prima non investe “perché non vedi che il mercato sta scendendo, aspetto che finisca il calo e si riprendano i mercati”, poi invece non investono perché “i mercati sono troppo cari, aspetto una discesa perché siano a prezzi migliori”.

Qui sotto ho messo un grafico che dovrebbe riassumere bene il concetto.

Fonte: Investing.com

In merito al secondo e terzo obiettivo (non avere obiettivi e diversificare, direi che è sufficiente dire che sono le basi di qualunque pianificazione finanziaria, il primo perché ci indica il punto di arrivo e ci fornisce un riferimento finale chiaro e definito, il secondo perché come dico sempre la diversificazione non conta nulla finchè le cose si mettono male, solo lì ne scopriamo il vero valore).

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Il quarto errore è un classico, ho condiviso mesi fa in un’altra analisi dove si vede che ormai il periodo di detenzione medio delle azioni nei portafogli degli investitori è 6 mesi, quando il mercato azionario dà il meglio di sé oltre i 16 anni. I social e l’epoca moderna ci hanno resi impazienti ed abituati ad avere tutto subito, nei mercati non funziona così, e non ricordarselo può portare a gravi conseguenze ai nostri risparmi.

L’errore numero 5 è davvero una delle cose più affascinanti di sempre, ne ho parlato anche direttamente con Howard Marks (vidoe nel canale Youtube di Investing Italia). La gente quando i prezzi salgono, paradossalmente compra molto di più rispetto a quando i prezzi scendono. Il problema però, è che sui massimi i prezzi sono cari, gli investitori si sentono più sicuri quando invece il rischio è proprio lì maggiore, ma lo fanno tutti perciò sembra la soluzione corretta. Poi, appena i mercati iniziano a correggere, i prezzi scendono, i valori sono a sconto, il rischio è minore ed i rendimenti attesi futuri sono più alti, non compra nessuno, anzi. Affascinante.

I punti 6 e 7 viaggiano insieme, si trada molto (e si perdono spesso soldi, l’80% dei conti trading li perde) e si sottoperforma il mercato. Quando Buffett dice “investire è semplice ma non è facile”, penso si riferisca (anche questo è nel video sotto) al fatto che comprare un ETF che replica l’indice S&P 500 e tenerlo 15 anni lo può fare anche un bambino. Il problema è non fare nulla nei 15 anni, questo è ciò che non è facile, perché succederà di tutto, saremo bombardati da notizie, informazioni, psicologia, eventi politici, che ci porteranno sempre nella situazione di “dover fare qualcosa”, quando non fare nulla è (numeri alla mano) l’opzione migliore. Il fare qualcosa, comporta anche muovere i portafogli, perciò spendere di più in commissioni.

I portafogli sono come una saponetta, più li tocchi, e più si consumano e rovinano.

Voglio infine soffermarmi sui punti 9 e 10, in particolare nel primo dei due, un altro segreto per migliorare le performance, gestire meglio il rischio, ed evitare l’errore n.5, è ribilanciare il portafoglio. Fatelo periodicamente (almeno ogni anno o due), in questo modo vendiamo ciò che è salito di più, e compriamo ciò che è sceso (il contrario dell’errore n.5), lo facciamo in modo meccanico (eliminando la componente emotiva) ed evitiamo molti altri errori (tipo il n.6).

In merito all’ultimo errore, troppo spesso, nella mia attività di consulente, ho visto clienti dire “non mi spaventano i cali di mercato, anzi più calano e più incremento”, salvo dopo un -3% chiamarmi e dirmi “vendiamo tutto che qui ho paura che ci sia un crollo da un momento all’altro”. Conoscere se stessi, e la propria avversione al rischio, è fondamentale, e va fatto PRIMA di investire anche un solo centesimo.

Far crescere il capitale nel tempo, per raggiungere i nostri obiettivi, non è mai facile per nessuno. E dimostrare di avere ragione, richiede tanto tempo ed una dose di fiducia e pazienza importanti.

In pochi ce la fanno, ma quei pochi, raccoglieranno grandi soddisfazioni.

Alla prossima!

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