Nelle contrattazioni notturne il dollaro australiano è stato sostenuto dai commenti ottimisti del governatore della RBA Stevens rilasciati durante il forum annuale dell’ASIC.
Stevens ha ribadito la sua fiducia nell’economia australiana, sostenendo che la cornice macroeconomica del paese è solida e “potrebbe, in caso di necessità, rispondere in modo appropriato a significativi eventi negativi”. Stevens ha aggiunto che l’economia australiana “si sta adattando piuttosto bene alle circostanze”, anche se “il lavoro non è finito”. L’AUD/USD ha cancellato le perdite di ieri, riportandosi sopra 0,76. Crediamo, tuttavia, che il rally non durerà a lungo vista l’assenza di notizie significative da entrambe le sponde del Pacifico.
La borsa australiana ha ceduto lo 0,32%, i mercati regionali asiatici hanno fatto registrare rendimenti contrastati.
La coppia USD/JPY si è mossa lateralmente per gran parte della seduta sull’onda della pubblicazione di dati contrastati. Il PMI manifatturiero giapponese di marzo è risultato debole, pari a 49,1 punti rispetto ai 50,5 previsti e ai 50,1 del mese precedente. L’indice All Industry è salito invece del 2% m/m a gennaio, superando la previsione media pari all’1,9% e il rilevamento precedente pari al -0,9%. La coppia USD/JPY testa la resistenza a 112,16 (supporto precedente del primo marzo). Tuttavia, considerando i toni da colomba dell’ultimo comunicato del FOMC, crediamo che le probabilità di un rally del dollaro siano piuttosto scarse.
Il greggio West Texas Intermediate è salito bruscamente in Asia, dopo che la PDVSA (la società statale venezuelana per il petrolio e il gas naturale) ha annunciato l’acquisto di greggio USA da PetroChina Co Ltd (HK:0857) con consegna a inizio aprile. La notizia è arrivata sull’onda di voci secondo cui la sovreccedenza di petrolio sarebbe sopravvalutata. Il Petrolio Greggio è balzato bruscamente, scambiando sopra i 41,60 USD al barile, più del Brent. L’indice del greggio americano ha guadagnato quasi il 60% da metà febbraio, quando scambiava intorno ai 26 dollari al barile. Se il rally continuasse, il WTI s’imbatterebbe nella prima resistenza chiave a 43,46 USD (massimo 24 novembre).
Il balzo del WTI ha dato una nuova spinta al dollaro canadese, salito dello 0,40% contro il biglietto verde, anche se poi ha cancellato parte dei guadagni all’inizio della seduta europea. L’USD/CAD al momento scambia intorno a 1,3080. Manteniamo la nostra impostazione negativa sulla coppia, perché si affievoliscono le speranze di un rialzo del tasso della Fed ad aprile, e invece sembra sempre più probabile una ripresa dei prezzi petroliferi. Il prossimo supporto chiave giace a 1,2832 (minimo 16 ottobre).
La coppia USD/CHF ha annaspato in Asia, perché gli operatori non hanno trovato motivazioni per comprare l’USD. Durante la seduta asiatica, la coppia si è mossa fra 0,9690 e 0,9710. Anche l’EUR/CHF si è mosso lateralmente, resistendo sopra 1,0895. Al ribasso, si osserva un supporto a 1,0810 (minimo 29 febbraio), mentre al rialzo una resistenza giace a 1,1023.
Oggi gli operatori monitoreranno la bilancia commerciale in Svizzera; le vendite al dettaglio in Danimarca; i PMI in Francia, Germania ed Eurozona; i sondaggi IFO e ZEW in Germania; l’IPC, l’indice sui prezzi al dettaglio e l’IPP nel Regno Unito; il PMI di Markit sul manifatturiero e l’indice manifatturiero della Fed di Richmond negli USA.