Quella della Banca Carige SpA (MI:CRGI) è una vicenda Kafkiana.
Più che un analista finanziario serio, per l'istituto di credito ligure servirebbe un romanziere capace, per poter riassumere quanto avvenuto negli ultimi anni, sino alle drammatiche fasi dell'ultimo aumento di capitale.
Non stupisce in tal senso la lettera di ieri della Malacalza Investimenti, firmata da Mattia Malacalza, nella quale si sollevano molti dubbi e relative perplessità proprio in relazione a scelte e modalità del sopracitato aumento di capitale.
Non starò a riassumervi tutte le stranezze, non basterebbero i caratteri disponibili qui, vi basti un assaggio, visto che gli accordi di sub-garanzia di Banca Carige sono sembrati a tanti come "prestiti baciati".
Quelli di Chenavari, con cui si è aperta una fase di forte collaborazione dopo l'acquisto di Creditis, si sono liberati in modo strano di una parte delle quote azionarie acquisite in fase di aumento di capitale, mandando di nuovo ai minimi storici il titolo e questo, dopo che gli era stato anche garantito il diritto sulla prima offerta relativa alle cessioni di shipping che dovrebbero essere effettuate nel 2018.
Non nascondiamoci dietro ad un dito, senza alchimie finanziarie ed aspetti empirici, l'aumento di capitale, sul solo mercato, sarebbe stato un fallimento. Per questo il consorzio di garanzia ha tirato così tanto la corda ad un certo punto.
Per quel poco che conosco Vittorio Malacalza, temo che non abbia per nulla gradito, fra le tante e varie cose, che l'attuale amministratore delegato si sia prodigato tanto nella ricerca di investitori anglosassoni, considerando quelli italiani "storici" solo in ultima eventuale istanza.
Al momento non ha vinto ancora nessuno la propria battaglia personale in Banca Carige, fra i personaggi a noi noti, anche questo va sottolineato.
Ne entreranno, fra non molto, in scena di nuovi?
Ma veniamo a noi, investitori sempre alla ricerca di una scommessa vincente.
Perché mettere soldi in un istituto di credito tanto in difficoltà, con un ingombrante soggetto convinto di essere ancora una sorta di padre/padrone ad ogni riunione del Consiglio di Amministrazione?
L'elemento con maggiore appeal finanziario nel caso di Banca Carige è relativo al price/tangible book value che risulta essere di soli 0,25 punti base, in pratica la metà dei principali competitors nazionali. In sostanza, se Banca Carige dovesse tornare alla redditività, avrebbe margini di upside, a livello di titolo azionario, notevoli.
Altra cosa interessante: Banca Carige aveva 510 milioni di subordinati in pancia, con il programma LME ha fatto un haircut di 222 milioni di euro trasformandolo in debito senior da subordinato di vario tipo che era.
Motivo per cui è scesa a 288 milioni dai 510 che erano.
Non solo, se il taglio del titolo in mano ai detentori era nferiore ad € 100.000,00 non te lo convertivano, te lo liquidavano.
Motivo per cui, avendo liquidato titoli per complessivi 100 milioni di euro, calcolatrice alla mano, il debito residuo ammonterebbe oggi a 188,8 milioni rispetto ai 510 di soli 3 mesi fa.
Questa situazione migliore da un punto di vista patrimoniale, ha fatto sì che il titolo oggi valga quasi il 50% in meno (misteri borsistici).
Consultate il vostro cardiologo per una puntata su questo titolo, potrebbe valerne la pena.
P.S. Ringrazio Roberto Alessio per alcuni dettagli da lui forniti e che mi hanno permesso di scrivere questo articolo.