Se fosse ancora in vita Munehisa Homma, mercante giapponese che si è arricchito notevolmente nella metà del ‘700 acquistando e vendendo riso al mercato nipponico di Dojima, inventore delle candlestick, avrebbe sicuramente esclamato stupore, rispetto al lunghissimo percorso in discesa della candela giornaliera visualizzata sul grafico WTI.
Tale interrogativo se lo sono posto anche numerosi operatori, soprattutto coloro i quali si sono avvicinati alla lettura dei grafici in tempi recenti e che, essendo al momento meno esperti hanno vissuto il tonfo storico del 300 % come il ritrovarsi su una scala dall’equilibrio instabile.
Alcuni studiosi ed accademici ricordano che il filosofo napoletano Giambattista Vico sviluppò molte delle sue capacità intellettuali in seguito alla caduta da una scala, all’età di sette anni. Fatta questa premessa, l’auspicio è quello di sperare in una più saggia ed attenta ripartenza per coloro i quali sono rimasti con il cerino in mano…
Lontani dai minimi e massimi crescenti partiti nel mese di novembre dello scorso anno, il petrolio WTI proiettato addirittura in area 65 dollari al barile con la lunga ombra della candela giornaliera che si è formata in occasione dell’attacco agli impianti di Saudi Aramco (SE:2222), ha iniziato la sua discesa fino ad arrivare a rompere, superare supporti e prezzi datati, calamitando le oscillazioni a solleticare i minimi storici delle candele mensili di gennaio e febbraio del 2016 in area 26,36 dollari al barile. I suddetti livelli di prezzo, in un primo momento, sono apparsi quasi invalicabili. La smentita è stata secca e repentina, senza dimenticare il passato più recente legato agli accadimenti relativi alla scadenza del contratto future di maggio.
Al netto delle conseguenze gravi causate da questa crisi sanitaria che continua a rendere poco serena la quotidianità di intere comunità, avvolte in una sorta di vita sospesa, il drastico crollo della domanda, affiancato da un eccesso di offerta, ha contribuito alla vorticosa accelerata al ribasso del petrolio. Se è vero che il mercato si muove in base a determinati fattori ma soprattutto nella logica della domanda e dell’offerta, confutando la teoria del random walk, è anche vero che, ritornano su ciò che abbiamo vissuto in questa ultima settimana, si possono creare determinate strutture di mercato.
Ricordo che la stessa crisi finanziaria del 2008, diversa da quella odierna, ha alimentato ribassi importanti sul petrolio. Si è parlato all’epoca di super contango. Bisogna porre tantissima attenzione perché dato l’effetto contando, come già ricordato in più occasioni, il costo e la differenza tra un contratto e quello successivo sono fattori da non sottovalutare.
Senza dimenticare l'aspetto legato al rollover. Elementi fondamentali. E' difficile immaginare la consegna a casa di barili di petrolio per un investitore privato. Attenzione, se taluni scenari non cambiano, si corre il serio rischio di vedere complesse situazioni anche alla scadenza del contratto di giugno.
Anche l’US Oil Fund ha influito sulle ragioni finanziarie del crollo, spostandosi praticamente sul contratto successivo. Parliamo del mastodontico Etf sul petrolio che ha energicamente contribuito a scrivere la narrazione degli accadimenti, innescando mille interrogativi, soprattutto per gli operatori con meno esperienza.
Il problema dello stoccaggio si è percepito da tempo in quanto già dalla fine di febbraio si è discusso dell'aumento di ben il 50% nel principale hub statunitense di Cushing, in Oklahoma. A metà aprile sono presenti circa 60 milioni di barili. Numeri molto vicini alla totalità della capienza. La decisione di ridurre la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno, in occasione della videoconferenza dell’OPEC Plus, non è stata assolutamente sufficiente, non ha generato ottimismo e la reazione dei mercati, prima del crollo registrato alla scadenza del future di maggio, è stata eloquente. A fronte del brusco ridimensionamento della domanda, prevista di 29 milioni di barili nel mese di aprile ed altri 26 milioni in quello successivo, la decisione sui tagli appare irrisoria.
La proposta di anticipare rispetto alla data di maggio è il segnale della controversa situazione. Il prezzo del WTI, al momento della scrittura della mia riflessione, continua a mantenersi in area 16 dollari al barile, con la netta sensazione di essere ancorato e bloccato, a tal punto da avere grandi difficoltà nel rientrare in quella sorta di trading range all’interno del canale laterale ben visibile su un grafico giornaliero. Intano, Riad e Mosca continuano la loro battaglia per accaparrarsi quote di mercato.
Donald Trump pronto sulla sua tastiera a twittare. Probabilmente, come a volte simpaticamente, con voli pindarici e divagazioni mi è capitato di sostenere, neanche Leibniz che ha fatto andare d’amore e d’accordo fede e matematica, cristianesimo e idee cartesiane, riuscirebbe quanto meno affievolire le tensioni tra le parti contrapposte…
Trump costretto a ripiegare su alcuni principi di matrice keynesiana è il titolo di uno dei miei recenti approfondimenti pubblicati. Naturalmente, dato il contesto sociale ed economico, questo aspetto non tocca solo ed esclusivamente il territorio d’oltreoceano. Bypassando la questione ed i ragionamenti relativi al concetto di keynesismo rovesciato, elaborati da Diego Fusaro, ci troviamo dinanzi ad una fotografia davvero a tinte fosche e con una stabilità difficile da raggiungere senza l’idea netta di una visione comune. Lo stiamo assistendo non solo attraverso gli irrigidimenti e rapporti contesi che continuano inesorabilmente a disorientare, in questi tempi di vita sospesa, le attese e le aspettative non solo dei corpi intermedi della società ma di comunità intere che tendono a lasciarsi andare completamente nelle braccia di quella sorta di Leviatano di hobbesiana memoria.
Il 2020 è iniziato sulla scia e nella continuità delle antiche e farraginose questioni ereditate da più fronti, passando da un territorio libico instabile, fortemente condizionato da gruppi e milizie che storicamente hanno caratterizzato il tessuto sociale del popolo della Libia. Contraccolpi interni che hanno avuto ricadute sulla quotazione del greggio.
Ricordiamo, tanto per citare un esempio, la reazione della National Oil Corporation, compagnia petrolifera libica, che ha condannato aspramente i voleri del generale Haftar di interrompere la produzione e le esportazioni per quei pozzi controllati dalle forze a lui fedeli, fino ad arrivare al clima incandescente in quel tratto tratto di mare tra il golfo Persico e quello dell’Oman, ed in particolare alla potenza strategica dello stretto di Hormuz, basti pensare che prima della scoperta degli enormi giacimenti petroliferi nei territori circostanti, proprio quei 150 chilometri di mare erano attraversati dalle navi che trasportavano i beni scambiati tra le civiltà arabe e quelle occidentali.
Ci sarebbe tanto da raccontare sul petrolio, partendo magari dalla storia della guerra dello Yom Kippur oppure dal cambiamento radicale delle alleanze internazionali in occasione della svolta khomeinista del 1979 in Iran. Ed è proprio di questi giorni la notizia del botta e risposta tra la Casa Bianca ed il portavoce dello Stato Maggiore Generale dell’esercito iraniano. E pensare che dal 1953 fino alla fine degli anni settanta l’Iran rappresentava per la politica estera americana un punto di riferimento su quel territorio.
Oggi chiaramente ci troviamo a narrare una storia diversa, nella fibrillante attesa di una ripartenza che alimenti le relazioni, il riaffacciarsi a quella quotidianità differente che può essere ritrovata riassaporando la parte più nobile dell’animo umano. Anche questi elementi, affiancati dal buon senso nell’intraprendere percorsi frutto di una comunità di intenti, abbracciando quella visione che purtroppo oggi appare sganciata da valori comuni che caratterizzano ad esempio la storia del Vecchio Continente, possono e devono incidere ed implementare le decisioni macroeconomiche e politiche tali da generare quello scatto di reni, il vero effetto leva per l’economia, per la ripresa dei consumi, per le riapertura completa delle attività produttive…
"La più grande lezione di mio padre è stata questa “Figliolo, dalla vita otterrai soltanto ciò che vi metterai dentro”. Se volete avere successo nell’attività di trading offritele prima di tutto il vostro cuore e la vostra anima. La ricompensa sarà grande…"
Un piccolo estratto di un famoso libro di Larry Williams.
Concludo così, inoltrandomi in una riflessione che spesso ho effettuato, nella consapevolezza che se non si è per davvero spinti dalla passione, unita chiaramente allo studio, approfondimento, investimento in formazione, dedizione ed atteggiamento imprenditoriale, legato soprattutto ad una attenta e precisa politica di money management, risulta sinceramente difficile abbracciare questa splendida professione.