Sembra essere finito l’incubo per Banca Piccolo Credito Valtellinese (MI:PCVI) che dopo aver realizzato nuovi minimi storici ed aver ceduto oltre il 55% in 6 mesi ha avviato un rimbalzo coinciso con i segnali di ripresa del comparto bancario.
La profonda discesa accumulata da circa un anno lascia spazio anche a rialzi vistosi, senza che questo muti, almeno per il momento, la struttura ribassista di medio/lungo termine. Solo al di sopra di quota 0.4500 euro (in chiusura di seduta), dove transita una prima resistenza importante, può cambiare l’umore degli investitori, dando vita ai primi passi per una vera e propria inversione di tendenza.
Ulteriori ed importanti segnali di medio/lungo periodo verranno inviati oltre quota 0.5000 euro.
La situazione tornerà negativa con discese sotto 0.3700 euro (in chiusura di seduta), che farà scattare il rischio di andare a rivedere area 0.3410 euro (supporto fondamentale). Il titolo in 6 mesi ha ceduto il 40%, il 66% in 12 mesi, il 57% in 3 anno ed il 74% in 5 (dal 2000 ad oggi -94%).
Le speculazioni su una probabile fusione tra Creval e Bca Pop Sondrio continuano a spingere il titolo verso l’alto. Lo scorso 7 ottobre Creval ha comunicato che è stata perfezionata la cessione a Credito Fondiario di un portafoglio, costituito prevalentemente da contratti di finanziamento non performing secured, vantati dal Gruppo Creval nei confronti di imprese del settore real estate, per un valore lordo di libro (“GBV”) di circa 106 milioni di euro, a fronte di una valorizzazione complessiva del portafoglio pari al 41% circa del GBV.
Da inizio anno il Gruppo Creval ha dunque finalizzato cessioni di NPLs per circa 430 milioni di euro di GBV, pari all’8% circa delle esposizioni deteriorate lorde al 30 giugno 2016, mentre è tuttora in corso un ulteriore processo di valorizzazione di crediti “unlike to pay” per circa 180 milioni di euro. Gli effetti economici della transazione saranno rappresentati nei risultati del terzo trimestre 2016.
Medie mobili esponenziali:
il prezzo è collocato al di sopra di Ema20, quest’ultima è inferiore a Ema50; entrambe sono inferiori alla media mobile di periodo 200 (SMA). Secondo questa teoria non è in atto l’orientamento più rialzista possibile.