Conoscere per investire. È una delle regole auree per evitare brutte sorprese quando si maneggiano i propri risparmi. La caccia al rendimento, in un mondo di tassi a zero, spinge a prendere dei rischi che vanno quindi mitigati ovvero gestiti anche attraverso una solida cultura finanziaria. Tra le forme di rendimento alternative che si vanno affermando in questo nuovo millennio ci sono le criprovalute. Cosa sono, come funzionano e perché col passare del tempo diventano sempre più famose?
Le criptovalute sono una realtà, nel mondo degli investimenti finanziari, sempre più diffusa. Il volume di investimenti che ruota, ogni giorno, intorno al mercato delle criptovalute, conosciute anche come ”monete virtuali“, ha superato in media i 100 miliardi di dollari, (fonte: cryprocurrency.com). Cifre inimmaginabili sino a pochi anni fa eppure le criptovalute ce l’hanno fatta e stanno entrando sempre più nella vita quotidiana e, a quanto pare, non ne usciranno facilmente neanche nei prossimi anni, complice l’impatto della pandemia da coronavirus.
Ma si tratta di un bene o un male? Il Bitcoin, la principale valuta digitale in circolazione, raggiunge scambi giornalieri superiori ai 30 miliardi di dollari. I Bitcoin dominano il mercato nonostante siano censite nel mondo oltre 7mila criptovalute (CLICCA QUI per l’elenco), il cui numero è in ulteriore crescita.
L’inventore del bitcoin è Satoshi Nakamoto, una figura quasi “mitologica” dal momento che non è certo sia realmente esistito ovvero sia lui l’ideatore perché a questo nome non corrisponde alcuna identità accertata. Più probabile che si tratti di uno pseudonimo adottato per nascondere l’identità di una o più persone che per varie motivazioni non vogliono farsi riconoscere come sviluppatori delle criptovalute.
Tutto ha inizio nel 2009 quando Nakamoto pubblica un articolo nel quale si parla della nascita della valuta digitale, intitolato: “Bitcoin: una moneta elettronica distribuita sulla rete” CLICCA QUI per leggere il documento in italiano.
L’aspetto più interessante era la proposta dell’utilizzo di un sistema di sicurezza informatica chiamato Blockchain, o catena dei blocchi, un sistema crittografico che utilizza lo scambio di informazioni del tipo peer to peer all’interno della rete internet, che garantisce l’impossibilità (teorica) di falsificare o mutare un record informatico inserito all’interno del Blockchain. Il primo utilizzo di questa tecnologia che è stato pensato dagli sviluppatori, è l’ambito finanziario.
Non a caso chi fa transazioni finanziarie utilizzando la blockchain di bitcoin può essere sicuro di 2 cose: nessuno può “imbrogliare” l’altro appropriandosi in maniera truffaldina dei soldi ovvero duplicandoli/falsificandoli. L’altro vantaggio è che la transazione avviene nel più totale anonimato a meno di non possedere tutte le chiavi (password) informatiche per accedere ai dettagli della transazione.
Ormai grazie a queste premesse i bitcoin sono utilizzati ed apprezzati da centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo e non solo loro, ma anche molte altre criptovalute sono accettate e scambiate normalmente perché se ne riconosce il valore e la sicurezza anche in enti ufficiali, come università, negozi e molto altro ancora. Anche in Italia esistono realtà pubbliche e private dove è possibile utilizzare bitcoin come fosse valuta corrente: si può fare la spesa, pagare un taglio di capelli o perfino il caffè al bar.
Il bitcoin, ma non solo, si pone quindi l’obiettivo di diventare una valuta alternativa all’intera infrastruttura monetaria, governata in maniera centralizzata dalle autorità di vigilanza, su cui si basa la nostra economia.
Esistono fondamentalmente due modi per investire in criptovalute: attraverso i prodotti derivati, come i CFD o gli ETP e attraverso gli exchanges. Questi ultimi sono gli unici che consentono di detenere a tutti gli effetti la moneta virtuale acquistata. Gli exchange sono servizi attraverso i quali è possibile comprare e vendere criptovalute. Ne esistono più di un centinaio in tutto il mondo, ma molti presentano restrizioni territoriali (CLICCA QUI per l’elenco).
Questo significa che solo alcuni exchange sono operativi in Europa. Per acquistare criptovalute tramite un exchange è possibile utilizzare una carta di credito, un bonifico e talvolta anche PayPal (NASDAQ:PYPL) o altri portafogli elettronici. Una volta completato l’acquisto è opportuno tenere i valori al sicuro utilizzando un wallet cripto (chiamato anche ledger) acquistabile online al prezzo medio di 50 euro circa. Gli exchange sono da preferire al trading quando si desidera un investimento di lungo periodo anziché una speculazione sui movimenti intra-day o sui trend momentanei.
Lunedì 28 settembre dalle ore 10.30 alle 10.45 si svolgerà il webinar che permetterà di conoscere in modo più approfondito questo strumento sempre più apprezzato da investitori e consulenti finanziari.Registrati cliccando qui.