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Eur in bilico fra i timori per l’Ucraina e le speculazioni sulla BCE

Pubblicato 04.03.2014, 14:35
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Il sentiment rimane attenuato a causa della crisi Ucraina-Russia. Le valute dell’Europa centro-orientale hanno recuperato parzialmente le perdite di ieri, ma il rischio legato agli eventi continua a essere elevato. L’euro è in calo sull’onda delle preoccupazioni di Draghi per i rischi legati alla bassa inflazione nell’Eurozona. Giovedì 6 marzo ci sarà la riunione della BCE e i mercati prevedono toni accomodanti. L’euro oscilla fra i timori legati all’Ucraina e le speculazioni sulla BCE. L’indice dei prezzi alla produzione dell’Eurozona pubblicato stamattina ha mostrato una contrazione più rapida a gennaio. Nel Regno Unito, il rallentamento del PMI costruzioni ha fatto scendere la propensione per la GBP. Oltreoceano, la PBoC continua a iniettare liquidità sui mercati; lo yuan cinese (CNY) è di nuovo richiesto contro il CNH.


Trading di fascia per la GBP

Il PMI costruzioni pubblicato stamattina nel Regno Unito ha mostrato un’espansione più lenta a febbraio. La debolezza del dato ha avuto un impatto molto limitato sull’operatività della GBP. Dal punto di vista tecnico, il cable si muove all’interno di fasce con una lieve inclinazione positiva; il trend di breve termine rimarrà positivo in caso di chiusura superiore a 1,6665, stando all’indice MACD a 12-26 giorni. Ci sono barriere per le opzioni in scadenza oggi a 1,6685/1,6700, gli ordini d’acquisto si susseguono a 1,6710/50/60 e 1,6800. L’EUR/GBP continua a essere richiesto sopra 0,82000, ma prima della media mobile a 50 giorni (attualmente a 0,82685) s’intravede resistenza. Il calo della propensione per l’EUR presto inizierà a pesare sulla coppia di valute. Sul lato discendente, una violazione di 0,82000 attiverà le barriere per le opzioni in scadenza oggi, mercoledì e giovedì prima di 0,82000. Da venerdì, le barriere scendono a 0,81500. Le scommesse al rialzo sono contrastate.


Bassa inflazione a lungo rischiosa secondo Draghi

L’EUR è in calo da quando, ieri, il presidente della BCE Draghi ha osservato che “i rischi aumentano con il tempo, se l’inflazione rimane bassa”. Le parole di Draghi hanno rinvigorito le attese di una BCE accomodante prima della riunione del 6 marzo. I mercati scommettono su un potenziale intervento della banca già giovedì. Quali sono le opzioni della BCE?

In primo luogo, da mesi si parla ormai di un potenziale taglio dei tassi sui depositi, che diventerebbero negativi, nella speranza di scoraggiare i depositi in EUR e di far circolare la liquidità. Alla luce del leggero recupero dell’ultimo IPC e del costante miglioramento degli indici PMI, secondo noi dare concretezza a questa soluzione rappresenterebbe una mossa troppo aggressiva. In secondo luogo, molti analisti ritengono che la BCE dovrebbe fermare la sterilizzazione nel suo programma SMP per far salire la liquidità a circa 180 mld EUR a marzo. Se si deciderà di agire in qualche modo, questo intervento potrebbe costituire un’opzione realistica e di facile esecuzione. In terzo luogo, la BCE potrebbe decidere di tagliare il tasso principale di rifinanziamento, pur con una probabilità molto bassa, perché un’azione del genere diminuirebbe la flessibilità per gli interventi sui tassi futuri. Infine, la BCE potrebbe decidere di mantenere lo status quo, consapevole del fatto che un rialzo dell’EUR pone una grave minaccia alle dinamiche inflattive dell’Eurozona. Poiché Draghi mira chiaramente a evitare scenari di disinflazione, il comunicato che accompagna la decisione dovrebbe rimanere comunque decisamente accomodante.

Malgrado le previsioni sopracitate, la crisi geopolitica in Ucraina assicura la richiesta di EUR da venerdì. Le valute dell’Europa centro-orientale sono state vendute contro l’euro, in primis PLN (-091%), seguito da RUB (-0,76%) e HUF (0,51%) (mentre scriviamo). A margine, segnaliamo che il 46% delle relazioni commerciali ucraine riguarda Russia (39%), Polonia (5%) Ungheria (2%). D’altro canto, Russia e Polonia rappresentano circa il 20% delle attività commerciali totali dell’UE. Forse Draghi vede ricadute limitate della crisi ucraina nell’Eurozona, ma le relazioni rimangono pericolosamente strette.

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EURUSD L’EUR/USD resta in prossimità dell’area di resistenza chiave tra 1,3832 (massimo 25/10/2013, vedasi anche la linea di tendenza a lungo termine in declino), e a 1,3893 nonostante la debolezza di ieri. I supporti orari possono essere trovati a 1,3694 (minimo 28/02/2014) e a 1,3643. A più lungo termine siamo favorevoli a una vasta gamma orizzontale tra 1,3296 (minimo 07/11/2013) e 1,3893 (massimo 27/12/2013). Tuttavia, monitorate la formazione potenziale del triangolo ascendente. Un’altra forte resistenza si trova a 1,4247 (massimo 27/10/2011).

GBPUSD La GBP/USD è ancora vista in una fase di consolidamento dopo il suo forte rialzo dal minimo a 1,6252. Supporti orari si attestano a 1,6641 (minimo infragiornaliero), e a 1,6617 (minimo 27/02/2014), mentre un supporto chiave si trova a 1,6584. Le resistenze si trovano a 1,6769 e a 1,6823. A più lungo termine la struttura tecnica favorisce una propensione rialzista fintanto che il supporto a 1,6220 regge (minimo 17/12/2013). Una rottura decisa della resistenza a 1,6668 apre la strada a un movimento verso la resistenza maggiore a 1,7043 (massimo 05/08/2009). Tuttavia, un movimento sostenibile oltre tale livello è improbabile nelle prossime settimane.

USDJPY L’USD/JPY è rimbalzato vicino al supporto a 101,25, il che suggerisce una ripresa a breve termine dell'interesse all'acquisto. Una rottura della resistenza generata dalla linea di tendenza in calo a breve termine ha corroborato una struttura tecnica in miglioramento. Altre resistenze si attestano a 102,29 (massimo 28/02/2013) e a 102,70. Un supporto chiave a 100,76. Una propensione rialzista di lungo periodo è favorita finché regge l'area del supporto chiave data dalla media mobile a 200 giorni (attorno a 100,21) e a 99,57 (vedasi anche la linea di tendenza in aumento dal minimo a 93,79 (13/06/2013). Un’importante resistenza si trova a 110,66 (massimo 15/08/2008).

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USDCHF Ieri l’USD/CHF ha registrato un’inversione rialzista infragiornaliera (hammer) attorno al supporto chiave a 0,8800. Un rimbalzo a breve termine è probabile. Una resistenza oraria si attesta a 0,8872 (minimo 27/02/2014). Tuttavia, una rottura della resistenza a 0,8930 (massimo 26/02/2014, vedasi anche la linea di tendenza in calo) è necessaria per contrastare l'attuale trend ribassista. In una prospettiva a più lungo termine la struttura presente da 0,9972 (24/07/2012 ) è vista come un’ampia fase correttiva che ha potenzialmente raggiunto completamento. L'area di supporto definita da 0,8931 (minimo 24/02/2012) e da 0,8833 favorisce un potenziale di formazione di base a medio termine. Tuttavia, una rottura decisiva di questa zona potrebbe aprire la strada a un ulteriore calo verso il prossimo supporto chiave a 0,8568 (minimo 27/10/2011).

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