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Il cambio del mercato del cacao pesa sui tori e dà sollievo ai produttori dolciari

Pubblicato 09.08.2018, 12:50
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
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È stata la materia prima con la performance migliore nel primo trimestre. Ma ora il cacao sarà fortunato se riuscirà a restare al decimo posto nel resto dell’anno dopo i risultati deboli sulla macinazione e sulla domanda per la produzione dolciaria che hanno provocato il crollo maggiore dal 2011, segnalando che non ci saranno imminenti aumenti dei prezzi, almeno per i prodotti Hershey (NYSE:HSY).

“Le vendite nelle ultime settimane sono state drammatiche”, ha scritto Jack Scoville del Price Futures Group di Chicago prima dell’apertura dei mercati ieri, sottolineando “il bisogno di un’impennata di correzione”.

Cocoa Weekly `chart

I future del cacao sono effettivamente saliti nella seduta precedente, attestandosi in salita dello 0,5% a New York. La tesi di Scoville a favore di un rimbalzo segue il crollo del 14% del mercato a luglio, il peggiore dopo il tonfo del 20% del novembre 2011.

Grazie all’impennata del 32% del primo trimestre, la materia prima per bevande e dolci resta in salita del 10% sull’anno. Ma in confronto alla sua posizione da podio per i ritorni della materia prima nel primo trimestre, il cacao si trova ora al nono posto, in base ad un’analisi di Barchart.

Dopo la corsa scatenata del cacao nel primo trimestre, Hershey ha riportato che l’aumento dei costi per le spedizioni e le materie prime avrebbe cancellato l’1,25% dei suoi margini di profitto rispetto all’anno scorso. Ma nel secondo trimestre, il colosso dei dolci ha affermato che l’inflazione della materia prima non rappresentava più “un grosso fattore” per i costi.

Prosegue il trend ribassista

Il mercato ha inoltre proseguito il trend ribassista da luglio, scendendo in quattro sedute su sei finora ad agosto.

E sebbene l’attuale perdita sul mese in corso sia stata di solo lo 0,5%, i grafici tecnici indicano che le cose potrebbero peggiorare per il cacao prima di migliorare.

I segnali tecnici giornalieri di Investing.com confermano uno “Strong Sell” sul contratto del cacao con consegna a settembre a New York, in seguito al picco intraday di 2.185 dollari la tonnellata di ieri che è risultato ben lontano dalla media mobile a 200 giorni di 2.295,12 dollari.

I pattern di Fibonacci, intanto, segnalano una forte resistenza intorno ai 2.183 dollari, spiegando il ritracciamento del cacao di settembre dopo aver superato la soglia di 2 dollari. Un forte supporto è previsto solo a circa 2.129 dollari, il che significa che potrebbe scendere di altri 18 dollari dall’ultima attestazione di 2.146 dollari. Anche l’attuale scadenza del mese prossimo è lontana di circa 300 dollari dal massimo di 19 mesi di 2.447,50 dollari registrato dal cacao USA a maggio.

“Il mercato ha girato in modo spettacolare, nel modo in cui solo il cacao sa fare”, osserva James Cordier, broker ed analista di Optionsellers.com a Tampa, in Florida.

“Come praticamente tutte le impennate del cacao, la mossa al rialzo è stata esagerata, di natura speculativa e dovuta alle notizie. Ora il cacao è probabilmente scambiato ad un livello più vicino ad un valore corretto; in effetti, probabilmente è 100 dollari al di sotto del valore giusto. Ma gli speculatori che seguono il trend continuano a punire il mercato, vendendolo a prescindere dai fondamentali”, aggiunge Cordier.

I venditori ignorano i fondamentali

Fondamentalmente, i risultati sulla macinazione del primo semestre in Europa ed Asia dovrebbero rivelarsi utili per il cacao per via degli alti volumi di cacao in polvere e burro prodotti. Mentre il cacao in polvere finisce praticamente in ogni tipo di prodotto, dal cioccolato al gelato, il burro, grasso vegetale ottenuto dalla macinazione, è ciò che dà ai prodotti il sapore delicato e la consistenza vellutata. Al contrario delle altre materie prime su cui pesa l’aumento delle scorte, più fave di cacao vengono macinate e più è alto il prezzo del cacao. La macinazione in Europa è aumentata di circa il 6% nel primo semestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In Asia, l’incremento è stato di circa il 10%.

Ma la macinazione in Nord America da parte di compagnie come Hershey, Mars, Barry Callebaut (SIX:BARN), Ghirardelli, Nestle, ECOM e Cargill è crollata di circa il 2% rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Questo, e il clima ottimale per il raccolto globale del cacao, che si traduce in più fave rispetto al prodotto macinato, fornisce agli orsi del mercato una ragione per andare short.

“L’idea che le attuali condizioni meteorologiche siano buone per il raccolto resiste”, alimentando le previsioni di un grande raccolto, secondo Scoville di Price Group Futures. “Le piogge e le temperature più stagionali nelle ultime settimane sembrerebbero aver migliorato le condizioni generali di produzione nell’Africa occidentale. Le condizioni sembrano buone anche nell’Africa orientale e in Asia”.

Ripresa entro fine anno?

Quindi, il mercato riuscirà a riprendersi?

“A lungo termine, ritengo che i dati sulla macinazione saranno di supporto”, afferma Cordier di Optionsellers. “E potrebbe benissimo oscillare tra i 100 e i 200 dollari in più del livello attuale. Se non ora, sicuramente prevediamo che avverrà nel terzo o nel quarto trimestre”.

ADM Investor Services sembra concordare con questa idea, affermando in una recente nota che, sebbene lo slancio del cacao rimanga ribassista, il mercato si trova “ora a livelli di oversold e tenderà a supportare un’azione di inversione se dovesse avvenire”.

Fino a quando non succederà, i produttori dolciari sentiranno meno pressione dai costi delle materie prime per modificare i prezzi.

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