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Il mercato valutario al centro della politica internazionale

Pubblicato 13.02.2013, 09:03
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La giornata di ieri sul mercato valutario non è stata certo avara di sorprese e questo è stato in gran parte dovuto all’appuntamento del G7 finanziario.

I movimenti che si sono apprezzati sull’Eurodollaro, ad esempio, ma in misura ancor più importante sui cambi yen, sono stati dettati proprio da dichiarazioni e rapporti che provenivano dall’Ecofin, appuntamento politico che ha messo al centro della proprio agenda proprio il tema legato ai tassi di cambio.

A discuterne in maniera aperta ed esplicita ci ha pensato il Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari Olli Rehn il quale ha affermato che un forte apprezzamento dell’Euro (che già di certo non è debole!) impatterebbe in maniera decisiva sui Paesi del Sud Europa, più sensibili sul fronte delle esportazioni.

Lo stesso Rehn ha spiegato che il tasso di cambio non è un obiettivo politico, ma che questa grandezza economica dovrebbe rispecchiare i fondamentali dell’economica, senza questa eccessiva volatilità che può avere effetti negativi sull’inflazione e sulla crescita.

Il concetto di fondo espresso all’unisono dai Ministri delle Finanze e Governatori delle Banche Centrali è che comunque i tassi di cambio vadano determinati dai mercati e che non restano un obiettivo politico.

A fare da eco ci ha pensato il Governatore della BCE Mario Draghi il quale ha ribadito che la forza dell’euro è sintomo di una rinnovata fiducia dei mercati nei confronti dell’Europa, ma che la situazione va attentamente monitorata al fine di evitare ripercussioni negative sulla stabilità dei prezzi (francamente non crediamo che sia l’inflazione il problema dell’Europa).

Ad ogni modo il Banchiere ha ribadito che la determinazione dei rapporti di cambio non è tra i compiti del mandato dell’Istituto Centrale e, facendo cenno all’espressione “Guerra delle Valute”, ha asserito che al momento non si possa parlare di nulla del genere (anche qui ci permettiamo di dissentire).

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Beh rileggendo tutto questo, francamente troviamo qualche incongruenza con quanto sia effettivamente avvenuto sul mercato.

In primis, sappiamo che il tasso di cambio è una grandezza determinata in gran parte dai tassi di interesse e dalle aspettative sui futuri tassi di cambio, due leve perfettamente manovrabili dagli Istituti Centrali e ampiamente utilizzate da Fed, Bank of England e soprattutto Bank of Japan, le quali sono Banche Centrali con pieni poteri di stampa della moneta al fine di rifinanziare i rispettivi debiti domestici e di svalutare la divisa in maniera da combattere la debolezza della domanda aggregata interna e degli investimenti di imprese e famiglie attraverso un miglioramento del saldo delle partite correnti (esportazioni).

E le banche Centrali agiscono di concerto con gli Stati in materia di politica economica.

Affermare che un tasso di cambio sia scevro dall’azione di politica monetaria resta di difficile credibilità.

Basti pensare a quanto successo ieri sui cambi yen: il G7 pubblica un primo statement denunciando l’eccessiva volatilità dei mercati senza riferimenti espliciti, poi ne pubblica un secondo in cui si afferma che il riferimento era allo yen.

Inoltre, non più tardi dell’altroieri, gli Stati Uniti si erano pronunciati a favore degli sforzi del paese asiatico nel combattere la deflazione, di fatto appoggiando in pieno la nuova politica portata avanti da Governo e BOJ (e come avrebbe potuto essere diversamente visto che la Fed fa lo stesso?).

Nella pratica USD/JPY ha perso quasi una figura in poco meno di 5 minuti, così come l’euroyen sceso di oltre 120 pips nello stesso lasso temporale, mettendo peraltro in luce il grande nervosismo dei compratori sempre preoccupati che il lungo trend possa da un momento all’altro invertirsi.

A chiosa di tutto ciò vanno citati Jordan dell’SNB il quale ha affermato che rimane il PEG sul cambio EUR/CHF (vedere gli effetti sul grafico) e Carney che invece ha definito le potenzialità di rafforzamento del dollaro canadese (vedere gli effetti sul grafico).

Va perciò notato come i prezzi possano muoversi in maniera repentina e meno tecnica laddove si verificano eventi e dichiarazioni in grado di spostare significativamente i prezzi e perciò, a maggior ragione, bisogna guardare i livelli tecnici con grande attenzione e soprattutto usare criteri prudenziali di Money Management al fine di poter assorbire anche dinamiche di slippage in esecuzione di fronte alle fiammate di volatilità .

Il G20 del fine settimana metterà in luce tutto ciò (aperture in gap domenica sera molto probabili).

EUR/USD
Molto volatile il cambio principe che, come diciamo da qualche giorno, si trova vicino a punti cruciali che ne delinearanno il probabile rinnovato apprezzamento o invece la discesa verso valori teorici di target guardati per posizionamenti strutturali. In questo senso il livello di 1,33 rappresenta un decisivo livello. Tornando al breve, va notato, a sostegno della prima tesi, come ogni ribasso del cambio sia poi svilito dal rimbalzo sui supporti, anche se le resistenze anch’esse si dimostrano efficaci nel respingimento dei prezzi. Sul grafico a 4 ore è ben visibile una flag rialzista, in grado, alla violazione di 1,3470, di portare il prezzo a 1,35 e 1,3530, laddove 1,3430 appare un valido livello di sostengo suffragato dalle medie a 21 e 100 periodi del grafico orario. Un suo superamento al ribasso ci riporterebbe in area 1,3370.

USD/JPY
Come citato in introduzione, grande volatitilità su questo cambio in grado di stornare di 80 pips nell’arco di 5 minuti nella giornata di ieri. In atto ancora la divergenza ribassista sul grafico a 4 ore in grado di arrivare a 92,50 che potrebbe poi essere valutato come buon livello di acquisto. Resta da superare lo scoglio della media a 200 periodi del grafico orario per questo approfondimento ribassista che, se dovesse fallire, ci porterebbe, sullo sviluppo di una potenziale sfumata divergenza rialzista proprio del grafico a 1 ora, sopra 93,10 per obiettivi a 93,60.

EUR/JPY
Premessa da copiare ed incollare dalla precedente analisi su USD/JPY. 124 resta l’area di supporto fondamentale che potrebbe costituire il punto di contenimento e respingimento del prezzo. Sul grafico a 4 ore (e orario) si nota la conformazione di un cuneo che si va a delineare con il supporto dinamico passante sulla soglia psicologica di 125 e la resistenza transitante a 126,70. Questo il range di riferimento, confermato al rialzo sopra 125,60 e, al ribasso, per obiettivi proprio a 124.

GBP/USD
Il cable torna a mostrarsi poco chiaro nelle sue dinamiche di prezzo. A fronte, infatti, di un breakout molto preciso di 1,5630, il prezzo si è arrestato sull’1,5570 per poi tornare su di oltre una figura, ingannando parecchi venditori della rottura. Sul daily, a questo punto, si delinea una pin candle di inversione, così come sembra avvalorarsi la divergenza rialzista che potrebbe portare a ritorni in area 1,57 per pensare a posizionamenti importanti fino ad area 1,58. Cruciale in questo senso il superamento dell’attuale 1,5680. Sotto 1,5630 si potrebbe tornare sui minimi.

AUD/USD
Dinamica molto simile al cable, quella dell’aussie. Falso breakout sotto 1,0255, e succesiva ripresa di oltre 100 pips, sull’ottimo sviluppo di divergenze rialziste sia su 4 ore che su orario. Il deciso superamento di 1,0350 potrebbe riportarci in area 1,0390 che rappresenta una buona zona di resistenza. Sotto 1,03 è invece riproponibile lo scenario ribassista per riprendere i minimi e lavorare su nuove potenziali rotture.

SPX500
Nuovi massimi per l’indice americano più importante; nuovi massimi che però rendono difficile l’operatività in breakout data la non eccessiva volatilità, facendo dell’operatività sui ritracciamenti quella migliore. Può fare al caso una divergenza ribassista sul 4 ore in grado di riportare a 1515 la quotazione con possibili test sulla media a 21 periodi, ottima per poi rimettersi lunghi sul pullback in ottica di nuovi massimi. Raccomandabili target e stop non troppo ampi.

Davide Marone
DailyFxAnalyst FXCM



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