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Le buone notizie non sono sempre "buone notizie"

Pubblicato 22.02.2017, 13:24
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ennesima settimana (sinora) prevalentemente positiva per i listini azionari mondiali, sulla scia della divulgazione ieri 21/2/17 dei dati "preliminari" circa l'andamento dell'attività economica (manifatturiera e del terziario) per il mese di Febbraio, superiori alle aspettative soprattutto in Eurozona ed in Giappone (PMI manifatturiero e dei servizi ), e del persistere tra gli operatori di mercato, della fiducia che il Trumpeconomics (ossia la politica economica e fiscale di Donald Trump), possa fornire nuova linfa alla crescita economica globale.

La giornata odierna sinora,tuttavia, vede i principali listini azionari europei contrastati (DAX +0,13%, CAC 40-0,11% , FTSE MIB -0,90% e IBEX -0,50%) nonostante la divulgazione in mattinata dell'indicatore IFO (rappresentativo della "fiducia" delle imprese tedesche) che ha fatto registrare un valore ampiamente superiore alle aspettative degli analisti (111 vs 109,06) e che, nella notte, i listini asiatici abbiano chiuso la seduta sostanzialmente in territorio positivo (NIKKEI -0,01%, Shanghai +0,23% e ASX australiano +0,24%).

L'apertura delle contrattazioni a Wall Street (fra circa 2h30min) è prevista in lieve calo (futures sul Dow Jones a -0,05% e sul S&P500 a -0,14%).

Il persistente seppur graduale apprezzamento dei mercati azionari mondiali (ed in specie di quelli americani e dei Paesi Emergenti) sembra comunque denotare segnali di rallentamento (se non addirittura di inversione) anche se, il principale indicatore sulla volatilità azionaria (indice CBOE VIX o fear gauge) sia ancorato (da parecchio tempo!) su valori notevolmente inferiori rispetto alla media storica (11,67 attuali vs 20) e sia lontanissimo dalle situazioni di stress (VIX >30).

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In attesa che i prossimi nuovi annunci di Trump circa i "promessi" stimoli fiscali per imprese e consumatori americani si concretizzino, la cautela impone di ridurre l'esposizione azionarie su società europee (ed in particolare, come spesso accade su banche italiane) alla luce dell'ormai imminente "periodo elettorale", dell'avvio del BREXIT, e delle persistenti critiche alla politica monetaria della BCE da parte di esponenti politici tedeschi, che di certo, incidono negativamente sulla stabilità della politica monetaria.

In ambito obbligazionario da segnalare la "relativa calma" che sta riguardando i titoli di Stato del Vecchio Continente, i cui rendimenti sono sostanzialmente stabili da circa due settimane.
Fermento invece nel comparto valutario con l'ulteriore apprezzamento dello YEN (ora con 1 euro si comprano 118,7 Yen dai 123,5 di metà Gennaio! ), ed il sostanziale indebolimento dell'euro verso le principali controparti valutarie (EUR/USD 1,05; GBP/EUR 1,186; EUR/AUD 1,3670).

Petrolio e commodities in generale, sostanzialmente invariate da inizio settimana.

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