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Mercato americano sostenuto da fondamentali validi, ne siamo cosi certi?

Pubblicato 05.03.2013, 17:18
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Incertezza sul fronte politico italiano, mancato accordo negli Stati Uniti sul tema dei tagli automatici alle spese, decisione del Governo cinese di attuare controlli più stretti sul settore immobiliare per evitare crescite incontrollate (e relativo condizionamento negativo del comparto legato alle materie prime per i timori di un rallentamento della domanda).

A livello macro gli scenari non sono i migliori, eppure il dax è tornato oggi vicino ai livelli massimi dell’anno (certo, il buon dato sulle vendite al dettaglio per gennaio nell’eurozona ha dato un po’ di speranza per un PIL del primo trimestre 2013 meno truce delle ultime previsioni, così come i PMI del settore servizi sempre per l’area euro, e l’ISM non manifatturiero USA, risultati entrambi migliori del consensus a febbraio).

Tokio è ai massimi dal settembre 2008, e il Dow Jones in apertura ha registrato i suoi massimi storici assoluti, sfondando i livelli registrati nell’ottobre 2007 (appena prima della consegna dei libri in tribunale da parte di Lehmann Brothers, does that ring a bell?).

Considerando la situazione dell’economia reale (dal Pil al tasso di disoccupazione), i mercati ci sembrano quantomeno gonfiati dalla liquidità che la Fed continua a pompare.

Le parole di Yellen (vice governatore del Board della Fed) confermano la volontà di proseguire con queste politiche: la Fed sta continuando ad aumentare stimolo monetario con il programma di acquisto titoli, con lo stimolo che cresce fino a quando gli acquisti sono in atto.

Quando gli acquisti verranno fermati si toccherà il “picco” dello stimolo: secondo Yellen la Fed ha intenzione di mantenere il livello “picco” in vigore “per un bel po’” anche durante la ripresa.

Anche quando la Fed smetterà di acquistare titoli, la politica monetaria rimarrà ultra accomodante per un periodo significativo a sostegno della crescita, con i tassi che resteranno fermi almeno fino a quando il tasso di disoccupazione non sarà sceso al 6,5%.

Ma la situazione sembra esser proprio quella già vista nel maggio 2011, con un mercato finanziario che non riflette la situazione reale dell’economia e che si troverà presto a correggersi su valori più consoni alla realtà.

Su DAX, DJ e Nikkei225, potremmo dunque non esser lontani da una fase di scarico, anche alla luce delle decise accelerazioni registrate negli ultimi due mesi: oltre alle valutazioni di cui sopra, bisogna considerare che un ritracciamento è assolutamente fisiologico su questi livelli di RSI e stocastico.

La rottura delle importanti resistenze psicologiche sopra indicate darà indubbiamente ulteriore euforia ai buyers, ma una tale situazione non potrà avere ancora vita lunga.

Sul valutario la situazione è invece più complessa.

Oggi le buone statistiche sul vecchio continente han sostenuto l’euro, che ha però ritracciato con decisione contro il biglietto verde sull’uscita dell’ottimo ISM a stelle e strisce: tecnicamente il calo della divisa unica nei confronti del greenback non ha ancora raggiunto il target della MM di lungo periodo (in transito su chart daily in area 1.29 figura), ma indubbiamente gli acquisti sul dollaro contro euro si stanno via via affievolendo.

La MM200 rimane una importante resistenza per questo cambio, che si muove al di sopra di tale indicatore pressoché da settembre 2012.

Debole il rimbalzo del Cable, sebbene anche qui ci muoviamo sopra la resistenza psicologica chiave di area 1.50. Il trend di fondo rimane al momento ancora negativo, anche se ci pare quantomeno azzardato prendere posizione short su questi livelli: su questo cross al momento meglio stare alla finestra e vedere le indicazioni delle prossime sedute.

Più credibile invece la reazione del brent, che dopo la correzione in essere da metà febbraio, sembra poter recuperare posizioni (primo target in area 113$, dove transita la media mobile di medio periodo su chart daily) sostenuto dall’indicatore di forza relativa e dalla MM200.

Capitolo yen: la divisa nipponica potrebbe continuare a recuperare terreno contro l’euro, dopo l’accelerazione vista da agosto 2012 fino agli inizi del mese scorso: il cambio sta cincischiando sulla media mobile di medio periodo, e una rottura al ribasso di tale supporto potrebbe dare un ulteriore accelerazione alle vendite, quantomeno verso i minimi recenti registrati in area 118.70.

Discorso similare anche per il cambio usdjpy, dove anche qui i pesanti acquisti dell’autunno/inverno sembrano aver perso definitivamente momentum: l’analisi su chart weekly ci da più di una conferma in tal senso.

Anche il cambio eurgbp, in un analisi di lungo periodo sembra aver momentaneamente esaurito la spinta rialzista, e potremmo assistere nelle prossime sedute ad un recupero da parte della sterlina di soglia 0.8460, al test della media mobile di medio periodo su chart daily, nel caso la candlestick odierna confermi lo sfondamento in senso proprio della media mobile di breve.

Infine, un occhio alle agricultures, e al cotone, inarrestabile da novembre 2012: in un analisi di ampio respiro su chart weekly l’indicatore RSI si muove ormai a ridosso della soglia di ipercomprato, e sebbene ci siano ancora margini di apprezzamento (a livello tecnico vediamo un target di questo movimento posto in area 95.50, dove transita la MM200), potremmo assistere a degli scarichi nelle prossime sedute.


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