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Morning adviser, Euro e Sterlina protagonisti

Pubblicato 05.07.2013, 09:40
Aggiornato 11.09.2019, 13:55

I meeting di Bank of England e di Banca Centrale Europea non hanno dunque deluso le aspettative e la sterlina e l’euro sono stati i protagonisti assoluti di un mercato che ha visto in questa settimana, fino a ieri, poca volatilità, movimenti non direzionali e una liquidità inferiore dovuta al pre e al Giorno dell’Indipendenza Americana. La combinazione proprio di quest’ultimo fattore e di market mover rilevanti come le decisioni delle due grandi Banche Centrali del Vecchio Continente, hanno contribuito a creare un contesto tecnico dai due volti: da un lato, la liquidità inferiore legata all’assenza degli operatori americani dai desk ha permesso movimenti violenti e veloci dei prezzi per il semplice fatto che quantità inferiori di flussi di investimento sono sufficienti per muovere in maniera più che proporzionale le quotazioni di un mercato sottile, e dall’altro la mancanza stessa di una fetta fondamentale della liquidità non ha permesso l’approfondimento e l’acuirsi dei movimenti che sono partiti e che avrebbero potuto permettere la violazione e il raggiungimento di livelli di prezzo addirittura strategici nel medio periodo. Ci riferiamo evidentemente ai casi più lampanti e cioè ai cambi che vedono sterlina ed euro contrapposti al dollaro americano. Nel primo caso, le vendite di divisa britannica sono state significative sebbene non abbiano permesso al cambio in questione di raggiungere il supporto cruciale nonché soglia psicologica di 1,50, mentre l’eurodollaro che pure ha messo a segno circa una figura di ribasso non è approdato neppure nei pressi di quell’1,2840 che il grafico indicava come livello fondamentale. Per riprendere sinteticamente la cronaca dei fatti di ieri, la Bank of England, che pure è stata per la prima volta presieduta dal neo Governatore Carney, ha lasciato invariato il tasso di riferimento invariato allo 0,50% e non ha ritoccato il piano totale di Quantitative Easing a 375 miliardi di sterline. Sul fronte BCE, il corridoio dei tassi è rimasto invariato e Draghi ha riaffermato che la politica monetaria resterà accomodante per un lungo periodo e per tutto il tempo che sarà necessario argomentando che ciò consentirà di sostenere una ripresa dell’attività economica più avanti nel 2013 e 2014. Sul tema tassi, il banchiere centrale ha confermato l’accesa discussione in merito all’interno del Board, affermando che non necessariamente il limite dei 50 punti base è il più basso raggiungibile- e su questo ci sentiamo di concordare visto il pericoloso mix di stagnazione e disinflazione all’interno dell’Eurozona.

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E’ stato invece evasivo invece, Mr Draghi, alle domande circa il pericoloso rialzo dei rendimenti dei titoli di stato di alcuni paesi, Portogallo su tutti, e appunto sul tema OMT che si renderebbero necessarie sull’acuirsi delle tensioni sull’obbligazionario. Questi i punti salienti e in qualche modo indicativi per i giorni a venire, incominciando da oggi nel quale assisteremo alla pubblicazione dei market mover per eccellenza rappresentati da Non Farm Payrolls e Tasso di Disoccupazione USA il cui consenus è stimato rispettivamente in 165mila unità e 7,5%. Il ritorno della liquidità d’oltreoceano permetterà ampi movimenti che saranno di natura dollaro centrica, a differenza di ieri dove invece sono stati circoscritti, con quest’ultimo che si apprezzerà in caso di release migliori delle attese e si deprezzerà su dati deludenti (compreso l’eventuale rivisitazione del dato precedente). Al di là della fisiologica volatilità di brevissimo sull’uscita del dato, al fine di cogliere il movimento direzionale varrà la pena di focalizzarsi oltre che sullo scostamento dalle attese, sul cambiamento della forza lavoro che indicherebbe davvero una crescita della fiducia e sui settori che creano nuovi posti di lavoro oltre che il numero di ore lavorate e il delta sui salari. Considerando che non sarà certo il report di un mese a modificare quanto già annunciato dalla Fed, la combinazione di questi fattori potrà determinare la differenza tra un ampio e profondo movimento direzionale o invece un movimento più incerto e controverso. Attenzione ai livelli tecnici e protezione efficace dal rischio sono gli ingredienti fondamentali dal punto di vista operativo per agire all’interno di questi contesti.

EUR/USD
Come già anticipato, è stata precisa la rottura progressiva dei punti statici a 1,2990, 1,2965, e 1,2925 per un movimento che non è andato oltre però l’1,2885. Quest’ultimo è ora la base per il consolidamento del prezzo, con 1,2930 come primo punto di resistenza statico oltre a quelli appena citati che diventano livelli di attenzione al rialzo; rialzo verosimile sullo sviluppo di una potenziale divergenza rialzista con l’oscillatore stocastico su time frame a 4 ore che porrebbe target ideali sulla media mobile esponenziale a 21 periodi a 1,2965 e 1,3040 in estensione. Rotture al ribasso porterebbero invece all’1,2840, seguito da 1,28 e 1,2750.

USD/JPY
Timidi i tentativi di ripresa del cambio dopo le vendite di mercoledì scorso. La price action si trova ora all’interno di un canale rialzista che ha visto sul grafico orario la transizione della media mobile esponenziale a 21 periodi da resistenza a supporto dinamico, in grado di sostenere i prezzi per tentativi di rotture di breve sopra 100,40 con possibilità di rivedere i massimi relativi a 100,80 e, verosimilmente sul dato, il 101,20 e 101,85. Al ribasso il primo livello di interesse è dato dalla confluenza grafica di supporto statico e dinamico a 99,9° sotto il quale è possibile rivedere il 99,25 e 98,60.

EUR/JPY
Ancora valido il canale discesista sul cross che vede ancora la forte presenza di supporti statici e dinamici (medie mobili) a 128,90 che, se rotto, porterebbe repentinamente a 128,40 e ad ampie estensioni che vedono in 126,60 possibile punto di approdo vista la volatilità media del cross. La violazione della trendline decrescente sopra 129,40 vede in ordine di importanza 129,90, 130,40 e 131,15.

GBP/USD
Fragoroso il tonfo del cable, in grado di violare rapidamente tutti i supporti statici più rilevanti fino a portarsi a poco più di 40 pips dalla cruciale soglia di 1,50. Nel breve 1,5030 e 1,5080 sono i punti statici di maggiore importanza; movimenti a favore di dollaro potrebbero condurre a breakout ribassisti sotto 1,50 fino a 1,4930 mentre è 1,5175 il primo target al rialzo.

AUD/USD
Molto bella la divergenza rialzista con l’oscillatore stocastico sul grafico a 4 ore con primo target raggiunto in area 0,9150 e con possibilità di estensioni a 0,92 dal momento che il pattern resta ancora valido. Sul grafico orario si apprezza una correzione ribassista (flag) in grado di far ripartire infatti il movimento bullish. Sotto 0,91 dobbiamo invece riguardare i minimi relativi con focus al’area tra 0,9050 e 0,9030.

XAU/USD
Sui movimenti di ieri è rimasto invece in lateralità l’oro, notoriamente più sensibile alle dinamiche relative al dollaro americano che alle questioni europee. La compressione di volatilità ci lascia presagire pesanti strappi quest’oggi, al ribasso se il dato dovesse favorire il dollaro americano fino a rivedere area 1.220 e 1.200 e al rialzo in caso contrario con break sopra 1.270 per il 1.302 e 1.337 dollari l’oncia in estensione.

Davide Marone
Analyst DailyFX


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