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Morning adviser, i temi del mercato

Pubblicato 12.04.2013, 08:52
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Nell’ambito di un’analisi del mercato volta a ricercare logiche coerenti dell’andamento dei prezzi dei diversi strumenti finanziari da valutare per posizionamenti operativi, risulta piuttosto difficile andare a delineare un quadro organico e univoco ed è ben più conveniente, da un lato ragionare a compartimenti stagni, e dall’altro effettuare considerazioni il più possibile tecniche per andare a compravendere questo o quel cambio, indice azionario o materia prima che sia.

Affermiamo questo alla luce di qualche immediata considerazione legata ai temi che il mercato sta andando ad offrirci: la totale assenza di correlazioni, sia da un punto di vista economico ciclico che anticiclico.

Lampante è stata l’assenza di alcun legame tra valute considerate a maggior rendimento rispetto al protagonista assoluto che è il dollaro americano, come si è evinto nella giornata di ieri nella quale le commodities currencies hanno sovraperformato a scapito di euro e sterlina britannica mossisi essenzialmente in range; altrettanto emblematico è il rapporto tra il biglietto verde e il mercato azionario piuttosto che quello delle materie prime, non più in grado di fornire riferimenti sicuri come dimostra la recente decorrelazione tra EUR/USD e S&p500.

Perfino la correlazione inversa tra strumenti per antonomasia contrari come il Bund e il Dax più volte viene meno, soprattutto a livello intraday, contribuendo appunto ad uno scenario poco limpido nel quale gli investitori semplicemente pongono in essere scelte di breve periodo perfino a scapito di diversificazioni coerenti di portafoglio volte a bilanciare il rischio e inficiando talvolta logiche di copertura da possibili shock sistemici.

Legato a quanto appena descritto, si affaccia un altro tema che il mercato sta andando ad offrirci, e cioè la forza trainante dei fattori macro nel guidare l’andamento dei prezzi secondo la logica che premia negativamente/positivamente una determinata valuta a seconda dei dati negativi/positivi che vengano pubblicati.

Ieri ne abbiamo avuto ulteriore prova con la release dei sussidi di disoccupazione uscita a 346mila unità rispetto ad attese di 365mila e che nel breve ha dunque premiato il dollaro americano, soprattutto contro euro e sterlina.

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Oggi potremo nuovamente testare la validità di questa chiave di lettura interpretativa nell’ambito della pubblicazione delle Vendite al Dettaglio Usa del mese di Marzo nonché dell’Indice dei Prezzi alla Produzione e dell’Indice di Fiducia dell’Università del Michigan.

Dati che potrebbero farci apprezzare ulteriori massimi storici dei principali indici americani che non arrestano la loro corsa sulle aspettative sempre maggiori di una vera e strutturale ripresa dell’economia a stelle strisce che potrebbe condurre a una progressiva exit strategy dall’attuale piano di Quantitative Easing, come è emerso dalle ultime minute dell’istituto centrale della Fed che ha evidenziato una spaccatura all’interno del FOMC nel quale una parte capitanata dal numero uno della Fed di Philadelphia Plosser è favorevole al ritorno il prima possibile a politiche monetarie pre-crisi.

Nell’ambito di Banche Centrali, il vero e assoluto tema del mercato, quello della Bank of Japan, Kuroda ha riaffermato che l’istituto farà di tutto per porre fine alla deflazione su un orizzonte temporale di manovre di alleggerimento superiore ai due anni e in questo senso potremo aspettarci nuove vendite di yen e in questo caso sarà da valutare se già da oggi o meno.

Vale la pena perciò prendere in esame i temi proposti dal mercato e brevemente analizzati, al fine di integrarli con le valutazioni tecniche dei prezzi che ci apprestiamo a compiere.

EUR/USD
Continua la tonicità dell’euro che contro il dollaro americano si è assestato attorno alla soglia di 1,31. Sul grafico a 4 ore l’inclinazione delle medie mobili e la distanza del prezzo da esse dimostra quanto il quadro tecnico resti ancora orientato al rialzo e individua in 1,3085 il primo supporto di breve seguito dall’importantissimo 1,3040. Su questo timeframe è infatti in formazione una divergenza ribassista con l’oscillatore stocastico che potrebbe portare proprio al test dei livelli appena citati e solo un deciso break dei massimi relativi a 1,3130 potrebbe invece risollevare la quotazione verso dapprima il livello intermedio di 1,3160 e poi 1,32 e soprattutto 1,3240. Vale la pena citare l’Eurogruppo che si terrà quest’oggi e dal quale potrebbero provenire dichiarazioni in grado di generare volatilità sul cambio.

USD/JPY
Ancora fase di consolidamento per il UsdJpy che perdura nel gravitare attorno nell’area di 92,50, dopo dei tentativi di rottura avvenuti nella serata di ieri che hanno portato il cambio sulla soglia dei 100. La situazione tecnica si presta alla ricerca di figure di ritracciamento in grado di permettere re-ingressi long in attesa di rotture rialziste per i primi target attorno a 100,40. In questo senso potrebbe aiutare il test della media mobile esponenziale a 21 periodi del grafico a 4 ore, sul quale la divergenza ribassista con lo stocastico potrebbe portare il prezzo a testare appunto la media e più in estensione l’area di supporto attorno a 99. Da lì il prezzo per comprare potrebbe rivelarsi ottimale per mettersi in scia alla spinta rialzista.

EUR/JPY
Per quanto riguarda questo cross ci troviamo ancora in consolidamento intorno a 130.00, nel momento in cui sia euro che yen nei loro cambi originali sono entrati in lateralità. La grande inclinazione positiva del prezzo non permette di apprezzare pattern significativi di ritracciamento e, focalizzandosi su un grafico a 4 ore, candele che segnalano un progressivo restringimento dei prezzi unite a un mancato avvicinamento alla media esponenziale a 21 periodi (quella che definiamo come media di trend) potrebbero rappresentare il segnale per immediate riprese verso i massimi relativi a 131,20. 129,75 è invece il primo livello statico di supporto, raggiungibile alla violazione dell’attuale canale rialzista che vede in 130,30 il passaggio della trendline di supporto, con proiezione estendibile a 128,50.

GBP/USD
Resta molto limitata la volatilità sul cable che comunque continua a mostrare segnali positivi di ripresa. Anche qui vale la pena di seguire la formazione di una potenziale divergenza ribassista tra prezzo e oscillatore stocastico sul grafico a 4 ore che potrebbe condurre a test dell’area di supporto attorno all’1,5330. La tenuta della media mobile a 21 periodi sull’orario rafforzata dalla presenza del pivot point in area 1,5380 potrebbero invece far rimbalzare il prezzo verso i massimi relativi a 1,5410 che precede l’altro livello da tenere sott’occhio di 1,5440.

AUD/USD
Fase di stabilizzazione anche per il dollaro australiano che non è riuscito a raggiungere nella giornata di ieri l’importantissimo livello di resistenza a 1,06, livello che ormai da mesi delimita l’enorme fase congestiva del cambio che vede in 1,10 invece il limite inferiore. Andando evidentemente nel breve i riferimenti rimangono 1,06 al rialzo e 1,05 come supporto fondamentale, laddove nel 4 ore la formazione di una long white inside potrebbe rivelarsi decisiva nel definire il prossimo andamento del prezzo; una rottura al rialzo sopra il massimo a 1,0580 metterebbe in seria discussione l’1,06 con allunghi potenziali fino a 1,0630, mentre una violazione al ribasso ci porterebbe a 1,05 che, se rotto, ci porterebbe in area 1,0450.

Davide Marone
DailyFX Analyst


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