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Morning adviser, it’s raining yen

Pubblicato 13.06.2013, 09:15
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

In questa settimana dei mercati caratterizzata da volatilità solo a fiammate, senza alcun dubbio ciò che maggiormente risalta è il prepotente apprezzamento dello yen giapponese.

Il cambio originale, che lo vede contro il dollaro americano, dopo essersi allontanato dai massimi relativi poco sopra 103 ha poi stornato fino alle resistenze in area 95 per poi andare a sua volta ritracciare su formazione di pin candle daily che potevano preludere a nuovi rialzi; segnali che tuttavia attendevano conferme da un punto di vista tecnico di tenuta dell’area di supporto importante e che non vi sono verificati, fornendo la possibilità di assistere a nuovi minimi.

Diversi fattori hanno condotto a questa brusca inversione della quotazione che non più tardi di un mese fa sembrava destinata a decollare verso ambiziosi target bullish, sull’onda dell’entusiasmo generato dalla politica economica implementata dal Premier nipponico Abe di concerto con la Bank of Japan la quale ha messo in campo una massiccia manovra di quantitative easing: in primo luogo, i timori circa una crescita economica inferiore alle aspettative (anche e per via della crescita globale), le perplessità in relazione all’enorme debito pubblico giapponese che si è ovviamente incrementato e soprattutto i dubbi circa la risolutezza della Bank of Japan, da sempre ritenuto l’istituto centrale più credibile in assoluto.

Il crollo dell’azionario giapponese e il repentino rialzo dei tassi di interesse delle obbligazioni governative non sono perciò che l’effetto, non la causa, insieme naturalmente al forte apprezzamento della valuta.

Ma a ben interpretare queste dinamiche, ci accorgiamo di come possano essere valide nel breve termine più che nel medio-lungo se si considera che i rendimenti dei titoli di stato nella parte lunga della curva dei tassi rimangono sopra al punto di minimo, che il mercato azionario è comunque cresciuto di oltre il 50% da inizio anno e che la crescita economica annualizzata è al 3,5% per il primo trimestre (numeri impensabili per l’Europa ma anche per gli Stati Uniti).


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Questo perciò sottende a una spiegazione che vede negli effetti destabilizzanti di un improvviso cambiamento di rotta della politica economica nipponica, le cause di ciò che ora sta avvenendo; insieme naturalmente ad una svalutazione della divisa domestica che in così poco tempo era verosimilmente insostenibile.

Non vogliamo perderci in eccessivi approfondimenti macro, ma vale la pena di inquadrare una situazione più generale in cui per motivi interni, legati cioè strettamente al Giappone, e per motivi “esterni”, legati alle altre economie e come emblema è individuabile il pericoloso balzo all’insù dei rendimenti dei Treasury americani, lo yen è andato ad apprezzarsi e potrebbe continuare a farlo, soprattutto se si considera la possibile avversione al rischio che è andata generandosi e che ha visto premiare anche il franco svizzero, da sempre safe haven.

L’ultimo elemento, per chiudere il cerchio, è legato alle attese circa possibili dismissioni da parte della Fed del suo QE3 che appaiono per ora differite nel tempo con l’effetto di privare il mercato delle aspettative che avevano finora sostenuto il dollaro americano e il mercato azionario, che registra sempre più scricchiolii evidenti.

Brevissimo discorso a parte lo meritano le commodities currencies che continuano invece a deprezzarsi contro il green back, anche a fronte di dati migliori delle attese come nel caso del dollaro australiano; la release di questa notte circa tasso di disoccupazione e variazione del livello di disoccupazione è stata infatti pubblicata migliore del consensus ma non è stata in grado di sollevare l’aussie, afflitto da un forte momentum bearish in gran parte legato al taglio dei tassi e alle aspettative su ulteriori tagli.

Ciò infatti potrebbe spezzare storicamente le logiche di carry trade, che avevano contribuito a sostenere la valuta australiana che restava oramai l’attrazione principale tra le major per flussi di liquidità volti a sfruttare i differenziali di tassi. Ma passiamo alla valutazione dei livelli tecnici

EUR/USD
Volatilità subito in incremento questa mattina con il cambio principe che, dopo tentativi in violazione dell’area di 1,3330, è ora interessato da acquisti considerevoli in grado di spingerlo sulle prime resistenze degne di nota in area 1,3390 oltrepassato il quale si potrebbe aprire la strada fino a 1,3430. Da seguire con grande attenzione il posizionamento della media mobile esponenziale a 21 periodi sia su grafico a 4 ore che a 1 ora per entrare sui test della stessa sulla scia rialzista, per possibili ritracciamenti proprio in area 1,3330/40 e in maniera più ampia a 1,33. Il ritorno sotto questa soglia potrebbe invece condurre a importanti correzioni per 1,3265 in primis e 1,3240 in secondo luogo.

USD/JPY
Negate la pin daily sul cambio, precisa e potente è stata la rottura dei minimi relativi a 95 per possibili approdi sul primo livello di supporto importante a 93,60. Anche in questo caso la media mobile esponenziale a 21 periodi sul grafico orario ha funzionato in maniera egregia nell’accompagnare da resistenza dinamica il prezzo. Correzioni di breve possibili a 94,45, oltrepassato il quale diverrebbe nuovamente 95 il punto di maggiore attenzione.

EUR/JPY
Discorso molto simile anche per il cross derivato, che vede puntualmente prevalere l’effetto di USD/JPY rispetto a quello di EUR/USD dal momento che essi si muovono in maniera inversamente correlata, ma non equiproporzionale. Delicato il minimo precedente a 126,20 (minimo della pin daily), che è proprio in questi minuti in discussione e la cui rottura definitiva potrebbe accompagnare il prezzo a quota 125. 127, 10 livello importante per correzioni al rialzo.

GBP/USD
Quadro tecnico molto simile a quello dell’eurodollaro, come ormai succede da tempo. Qui tuttavia, non si stanno ponendo in essere nuovi massimi sull’importante area di resistenza in area 1,5680 su cui transila la media mobile semplice a 200 periodi del grafico giornaliero. Se ci dovesse essere il breakout di questo punto gli obiettivi sarebbero ambiziosi a 1,5775. Vale la pena seguire il time frame orario dove la media a 21 periodi lavora da supporto dinamico (insieme al pivot point) dando la possibilità di rimettersi lunghi sul suo test per poi ragionare in ottica di rottura al rialzo. Se la media dovesse cedere, potrebbe manifestarsi definitivamente la divergenza ribassista H1 con l’oscillatore stocastico per ritorni a 1,56.

AUD/USD
Molto buona la divergenza ribassista regolare con lo stocastico di ieri pomeriggio e che ha continuato a lavorare bene fino a questa notte, portando il prezzo sui supporti a 0,9430. In atto ora l’ennesima correzione rialzista, ben visibile su 4 ore, che insieme alla divergenza inversa ribassista proprio di quest’ultimo time frame potrebbe farci assistere a tentativi di ripresa dei livelli a 0,9530 per nuove vendite volte poi ai minimi relativi a 0,9320. 0,9580 il primo livello di resistenza, sui timidi segnali di ripresa riscontrabili a livello di time frame giornaliero.

Davide Marone
Analyst DailyFX


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