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Morning adviser, mercati incerti

Pubblicato 13.03.2013, 09:00
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Dopo l’ostinata lateralità del mercato durante la giornata di lunedì, ieri abbiamo assistito a buoni incrementi di volatilità che tuttavia non hanno sortito direzionalità né sul valutario, né sull’azionario, mentre qualche spunto interessante è provenuto sul fronte delle commodities.

La combinazione di buona volatilità ma di assenza di tendenza del mercato ha creato di fatto uno scenario erratico nel quale non sono stati raggiunti livelli di prezzo particolarmente significativi (ad eccezione del dollaro australiano) e si è rimasti in balia di repentini strappi al rialzo e al ribasso difficilmente gestibili da un punto di vista operativo in ottica intraday, mentre per i posizionamenti strategici poco o nulla è andato a modificarsi.

Al momento ci troviamo perciò in un contesto generale nel quale non vi è nessun particolare catalizzatore di movimenti, sia da un punto di vista macroeconomico che politico e dove gli spostamenti dei prezzi possono essere solo di natura speculativa per l’azione degli operatori istituzionali nel mercato.

L’incertezza politica italiana, che evidentemente ha importanti riflessi a livello di Eurozona, non appare ora essere un market driver per le dinamiche del cambio principe Eurodollaro, almeno nel breve periodo. Seguendo un approccio correlativo con il mercato obbligazionario, sulla base del premio attuale sui titoli di stato periferici (ieri il Tesoro ha collocato 7,75 miliardi di Bot con rendimenti in rialzo all’1,28%) rispetto alla Germania, la logica tradizionale dovrebbe comportare un EUR/USD al di sopra dei livelli attuali; per di più, la compressione più recente dei differenziali di tassi su titoli governativi appunto, non è riuscita a portare il cambio fuori dal’attuale grande area di supporto.

Questo di fatto riporta il legame tra il cambio valutario e il tasso swap dei rendimenti obbligazionari (prendendo a riferimento le scadenze a due anni) a livello di inizio anno; prendendo a riferimento invece i titoli americani a stessa scadenza, rimasti praticamente invariati da Gennaio 2013, va notato che lo spread tra questi e quelli dell’Eurozona sia variato, verosimilmente sul cambio delle aspettative circa le prossime manovre di politica monetaria della Banca Centrale Europea.

Potremmo perciò vedere, per proseguire il ragionamento, la curva dei rendimenti a breve restare sostanzialmente invariata, mentre l’orientamento potrebbe essere ribassista nel medio termine e ciò riflettersi nel cambio Eurodollaro che potrebbe perdurare nella sua lateralità nei prossimi giorni per poi mettere a segno tentativi di violazione dei supporti e quindi scendere in maniera strutturale.

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Potrebbero poi palesarsi, più avanti, potenziali discrepanze tra la ripresa della crescita tra gli Stati Uniti e l’Eurozona e di conseguenza una maggiore divergenza tra le politiche della BCE e quelle della FED con il risultato di assistere a ribassi importanti del cambio, dei quali naturalmente avremo modo di discutere nei giorni e nelle settimane a venire.

Sul fronte valutario, vale la pena citare il tentativo di ulteriore ribasso del cable dopo i dati negativi relativi alla Produzione Industriale, ribasso che non ha portato a massicce vendite di sterlina dal momento che il dollaro americano continua ad essere molto appetibile contro praticamente tutte le altre valute.

L’eccezione è stata però rappresentata dal dollaro australiano il quale è riuscito a violare con forza la resistenza di 1,03, spinto dal buon rialzo delle materie prime a cui è enormemente correlato – oro, petrolio e rame su tutti. In ultimo, vale la pena ricordare che la giornata di oggi presenta il dato sulla Produzione Industriale dell’Eurozona alle 11 e quello sulle Vendite al Dettaglio degli Stati Uniti alle 13,30 e non alle 14,30 dal momento che oltreoceano siamo in Daylight Savings (in pratica hanno già l’ora legale).

EUR/USD
Potremmo letteralmente copiare ed incollare l’analisi del cambio effettuata ieri. La situazione tecnica è di fatto invariata e i riferimenti di prezzo restano i medesimi, con l’unica nota relativa al fatto che i minimi della giornata di ieri siano stati costantemente crescenti, creando di fatto una base di supporto più alta rispetto a ieri e che si attesta a 1,3015. Ci troviamo ora sul test della trendline discesista che delimita il canale che racchiude il prezzo dai massimi a 1,37, congiunto al livello del pivot point e del livello di breve di 1,3050. Per ricercare ottime opportunità da un punto di vista del Risk/Reward vale la pena attendere il raggiungimento dell’area di resistenza vicino all’1,3080, da cui valutare la possibilità di rimettersi corti (se dovesse valere lo scenario macro sopra descritto) per target sui supporti o eventualmente girarsi su superamenti per obiettivi in area 1,3120/30. Stesso dicasi per l’1,3015 per opportunità long da ribaltare alla violazione al ribasso della soglia psicologica di 1,30 per la ripresa dei minimi relativi.

USD/JPY
Si arresta il nuovo rally del cambio, il quale probabilmente entrerà in una fase di incertezza fino all’elezione del nuovo governatore della Bank of Japan (per il quale appare sempre più probabile Kuroda) prevista per i primi di Aprile, evento che potrebbe essere il propellente per massicce vendite di yen. Sul 4 ore è andata ben a conformarsi la divergenza ribassista con l’oscillatore stocastico, divergenza che ad ora trova la media esponenziale a 21 periodi a fare da scoglio. Se quest’ultima dovesse essere superata, 95,10 e soprattutto 94,60 potrebbero diventare gli obiettivi raggiungibili. Decisivo al rialzo invece il ritorno sopra 96 per la ripresa dei massimi.

EUR/JPY
Anche per il cross, il rialzo è andato mitigandosi con il prezzo attuale che riflette la lateralità dell’Eurodollaro e il leggero ribasso di USD/JPY. Il segnale di ritracciamento rappresentato dalla pin candle sul grafico a 4 ore che ha testato la media mobile esponenziale a 21 periodi e il supporto in area 124,60, resta ancora valido e potrebbe rivelarsi profittevole proprio alla tenuta dei due elementi appena citati. Naturalmente è decisivo il superamento di quota 125,30 al rialzo, che andrebbe a rompere la figura a cuneo ben visibile sul grafico orario per proiezione che condurrebbe ai massimi in area 126. 124 naturalmente è il primo supporto.

GBP/USD
Nuovi minimi per il cable ancora venduto nella mattinata di ieri sui dati negativi della Produzione Industriale Britannica. Il movimento però non è stato importante e l’1,4870 si è ancora conformato come valido supporto. Sul grafico a 4 ore è tuttora presenta una divergenza rialzista con lo stocastico che, se dovesse superare la media a 21 periodi, porrebbe i target a 1,50 e 1,5050. La tenuta di 1,4940 potrebbe rappresentare invece un’ottima opportunità short per ripresa dei minimi.

AUD/USD
Ottimo il rialzo del cambio che è riuscito a violare il forte livello di resistenza di 1,03, avvalorando il pattern di divergenza rialzista del grafico giornaliero. Preciso anche l’approdo in area 1,0340, sul quale il prezzo si è arrestato per aprire una congestione che vede come limite superiore proprio questo livello e come base il pivot point a 1,0310. Valutabili perciò ordini in violazione di questi due riferimenti per target a 1,0475 nel primo caso e 1,0275 nel secondo (più rischioso per la presenza proprio di 1,03).

Oro
Finalmente degno di nota il movimento del metallo giallo, in grado di rompere la congestione sul livello di guardia di 1586 per approdi non al perfetto target di 1602, ma con consolidamento attorno al 1593. Ciò potrebbe risultare indicativo di come possa essere prematuro parlare di rialzo, per quello che ad ora resta un quadro tecnico generale ribassista. A livello operativo è opportuno evidenziare il rettangolo che si è andato a formare, ben visibile sul grafico orario, sfruttabile naturalmente sugli strappi di volatilità per rialzi fino appunto a 1602 oppure, al ribasso, sulla violazione della media a 21 periodi per ritorni a 1586 dollari l’oncia con estensioni a 1582.

Davide Marone
DailyFX Analyst



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