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Morning adviser, nuovi massimi per il dollaro

Pubblicato 15.05.2013, 09:03
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Come ormai scriviamo da alcuni giorni, continua ad essere il rafforzamento del dollaro americano il tema centrale del mercato valutario e ieri, dopo i parziali ritracciamenti di lunedì, ciò è stato ampiamente confermato dalle price action dei cambi.

L’eurodollaro ha messo a segno infatti nuovi minimi relativi in area 1,2910, il cable ha proseguito il suo iter discesista testando l’importante area di supporto a 1,5220 e le commodities currencies, con riferimento specifico a dollaro australiano e neozelandese, hanno toccato nuovi minimi all’interno di un quadro tecnico che li vede su nuovi minimi per il settimo giorno consecutivo.

In aggiunta, le due valute che, in tempi di risk on/ risk off venivano più vendute/comprate del dollaro americano e cioè yen e franco svizzero, continuano seppur con motivazioni profondamente diverse a indebolirsi.

Le correlazioni intramarket, cioè quelle tra i vari cambi, appaiono precise e univoche da un punto di vista meramente teorico e riaffermano la centralità del green back che sempre più fornisce la sensazione di attrarre flussi di liquidità in ottica di growth asset più che di finanziamento o di copertura.

Ciò è ancor più interessante se si pensa che utilizzando uno dei modelli economici di riferimento per stabilire il fair value di un rapporto valutario, con tutti i limiti della modellizzazione che esaspera le forzature teoriche, e cioè la Power Purchase Parity, il dollaro resta ancora ampiamente sopravvalutato contro la quasi totalità delle altre divise.

E crediamo che questa relazione continuerà a palesare lo squilibrio, finchè la Fed non andrà a dismettere anche gradualmente il massiccio piano di stimoli quantitativi che la vede inondare il sistema per 85 miliardi di dollari al mese; per questo le aspettative, cruciali nel formare i prezzi delle attività finanziarie, si stanno già in parte scontando dal momento che dall’Istituto Centrale Americano sono arrivate rassicurazioni circa un cambiamento della policy laddove i fondamentali fossero migliorati con ovvio focus sull’aspetto del lavoro che pure mostra segni di graduale ripresa.

Per ciò che concerne invece le correlazioni intermarket, quelle cioè tra i diversi mercati, continuiamo a constatare un azionario in salita seppur a tassi decrescenti, un obbligazionario che dal punto di vista dei rendimenti è vicino a soglie di breakeven (sul fronte Bund e Treasury) e materie prime in concertata fase di ritracciamento.

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Questo ancora una volta ci porta ad attribuire un peso molto limitato ai legami tra i diversi asset, in questo momento storico profondamente tra essi scollegati ed è bene per questo, almeno constatando quanto sta avvenendo, a livello operativo sgombrare il campo da questo tipo di approccio seguendo invece i temi che stanno guidando davvero le price action; ci riferiamo senza alcun dubbio alle manovre di politica monetaria delle banche centrali, sia da un punto di vista di misure non convenzionali che da quello dei tassi di interesse, e a tutto ciò che proviene dal fronte delle notizie macroeconomiche.

Crediamo che a maggior ragione adesso, siano questi i fattori portanti dei mercati, fermo restando i livelli tecnici che sono evidentemente cruciali per porre in essere operazioni di trading.

EUR/USD
Nuovi minimi dunque per l’Eurodollaro in grado ieri di superare i supporti creatisi alla fine della settimana passata in area 1,2930. Il Pil Tedesco (e quello francese) uscito al di sotto delle attese ha contribuito ad acuire il ribasso che ora è direzionato verso gli importanti supporti in area 1.2880. E’ preciso infatti il canale ribassista ben visibile sul grafico orario, con il test preciso della trendline discesista che compone la parte superiore del canale la quale è praticamente sovrapponibile alla media esponenziale a 21 periodi. Questi due elementi fanno ora di 1,2930 un importante livello di resistenza che, solo se violato, potrebbe farci riapprezzare l’1,2965 prima e l’1,30 poi. Sotto 1,2880 sono 1,2860 e 1,2840 i primi livelli tecnici di rilievo.

USD/JPY
Ripartenza immediata per il cambio dopo il breve ritracciamento. Il cambio ha infatti nel pomeriggio di ieri rotto il canale discesista che pure faceva registrare un appiattimento dei minimi, riportandosi sopra 101,70 e superando i massimi relativi in area 102,20. La media a 21 periodi del grafico orario segue ottimamente la price action che una volta testato quest’ultimo livello potrebbe nuovamente rompere al rialzo violando i massimi della notte per portarsi in area 103. Il cedimento della media potrebbe rappresentare un primo segnale di perdita di momentum a favore di 101,70 e 101,30.

EUR/JPY
Il cross resta ancora piuttosto contrastato visti i movimenti praticamente opposti dei cambi originali da cui deriva. Non sussistono al momento particolari indicazioni ribassiste su grafici a 4 ore e orario dove la divergenza ribassista con l’oscillatore stocastico sta avendo parziali effetti comunque non ancora in grado di vilolare almeno il primo supporto di breve a 131,85. Vale la pena di posizionarsi al di fuori del rettangolo che si è venuto a creare negli ultimi 4 giorni per sfruttare incrementi di volatilità con ordini OCO sopra il 132,90 per target a 134,20 e sotto 131,50 per obiettivi a 130,40.

GBP/USD
Come descrivevano ieri, il cable ci sta mostrando un quadro tecnico tra i più interessanti negli ultimi giorni, dal momento che decisa è stata la rottura del canale rialzista che insiste sul cambio di minimi di 1,48, peraltro con preciso pullback del punto di rottura in area 1,5375 dal quale è partito il movimento incagliatosi ora sul supporto a 1,5220. Appare perciò ancora preciso il segnale short, probabilmente nel medio periodo, con l’1,5270 a fare ora da resistenza intraday per nuovi obiettivi a 1,5170. Da seguire,ancora, in questo senso il grafico orario che evidenzia le correzioni del ribasso sempre frenate dalla media mobile a 21 periodi. Se quest’ultima sull’arresto dei prezzi dovesse incominciare ad appiattirsi potrebbe fornirci un’ottica di ritracciamento comunque non precedente al superamento al rialzo proprio di 1,5270.

AUD/USD
Ancora ribassi per il dollaro australiano, su nuovi minimi per il settimo giorno consecutivo. Sul grafico giornaliero potrebbe prendere forma una divergenza rialzista con l’oscillatore stocastico, tuttavia ancora prematura ma che potrebbe fornire l’idea di un graduale scaricarsi del momentum bearish. Per un’ottica intraday ancora una volta vale la pena di osservare il posizionamento della media a 21 periodi sul grafico orario che potrebbe nuovamente respingere il prezzo verso nuovi minimi a 0,98. Attenzione alla formazione di eventuali doppi minimi per ritorni a 0,9940 in primis.

Davide Marone
DailyFX Analyst




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