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Morning adviser, tagliare o non tagliare? la BCE come Shakespeare.

Pubblicato 02.05.2013, 09:06
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Ci siamo, oggi sapremo se i nostri mutui a tassi variabili ci faranno tirare un respiro di sollievo oppure se si continuerà imperterriti verso la strada dei tassi fermi ai minimi storici nominali dello 0.75%.

Se ci concentriamo sulle variabili macroeconomiche che dettano l’attivismo o meno della BCE non ci sono più scuse per Draghi: la pubblicazione del tasso di inflazione relativo all’area euro che ha mostrato un calo dal precedente 1.7% all’attuale 1.2% lascia poco spazio all’interpretazione, se si crede che agire sui tassi di interesse possa effettivamente smuovere la situazione e far tornare liquidità in circolazione, tale da aiutare le pressioni inflazionistiche a risalire.

Ed il taglio, guardando i fondamentali macro, non dovrebbe essere di 25 punti base, ma di 50.

Dopo l’indicazione del rallentamento molto accentuato sul fronte dei prezzi al consumo qualcosa bisogna fare, questa è la prova che le politiche di austerity, come diciamo da tempo, hanno effetti depressivi sulla ripresa economica e se continuiamo questa politica di wait and see, ribadendo soltanto verbalmente di essere pronti ad intervenire con i meccanismi di OMT, le conseguenze non potranno essere che nefaste.

Il taglio dei tassi, suggerito su queste pagine mesi orsono, oggi potrebbe divenire realtà, ma se questo fosse effettivamente il piano d’azione della BCE, non aspettiamoci un ritocco oltre i 25 punti, con potenziale mantenimento del floor sul corridoio dei tassi allo 0% (tasso a cui vengono remunerati i depositi overnight delle banche commerciali presso la BCE).

Una mossa del genere, dal punto di vista degli effetti sull’economia reale e soprattutto sul mercato del credito (colui che sta mettendo in ginocchio numerosissime piccole e medie imprese dell’area euro) potrebbe non sortire effetti evidenti in quanto le banche non sarebbero disincentivate a continuare a depositare denaro in eccedenza presso l’istituto di Francoforte, il che non andrebbe a cambiare le condizioni di circolazione di liquidità all’interno dell’area euro (i tassi reali scambiano intorno allo 0.02%, molto lontano dal già basso 0.75% nominale).

Di contro, un taglio dei tassi a 0.50% andrebbe a far ridimensionare l’euribor, aiutando le tasche dei consumatori che però difficilmente andranno ad aumentare i consumi a causa di due fattori.

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Il primo è rappresentato dalla mancanza di fiducia in una vera e propria ripresa economica, il che farebbe salire il tasso marginale di risparmio.

Il secondo invece è rappresentato dalla propensione agli investimenti.

Una limatura a ribasso dei tassi ufficiali europei dovrebbe, in linea teorica, disincentivare alcuni investitori ad immobilizzare il proprio denaro presso titoli di debito europei, ma il fatto che esistano ancora e che vengano offerti rendimenti diversi dai vari Paesi membri dell’area euro rappresenta una variabile difficilmente combattibile con un taglio di tassi.

Risultato? Tutto sommato migliore di quanto stiamo vivendo attualmente, perché si permetterebbe a tante famiglie di mantenere qualche soldino in più in tasca senza obbligare molti a vendere, o meglio svendere, oggetti di valore (case, oro ecc.).

Un taglio di 50 punti base invece sarebbe l’ottimo per cercare di dare una sferzata all’economia, a patto che i tassi di deposito overnight scendano sotto zero, il che permetterebbe alle banche di mettere maggior denaro in circolazione nel sistema interbancario a causa del fatto che depositare presso la BCE andrebbe a costare denaro.

La reazione dell’euro appare molto particolare in quanto, dopo la pubblicazione degli indici dei prezzi al consumo si è tentata una discesa, ben contenuta dai supporti di breve periodo, per poi tentare lo sfondamento di quota 1.3200, raggiungendo quasi 1.3250.

Si tratta di un mercato che a nostro parere sta scontando nei prezzi il taglio, andandosi ad avvicinare a limiti importanti di medio periodo per essere pronti a vendere, nel caso in cui un taglio di tassi dovesse avvenire (anche se non siamo pronti a scommettere che questo avvenga in quanto gli investitori potrebbero comunque premiare la decisione di tornare attivi sul fronte tassi, i rollover sono negativi da quasi un anno se si acquista euro e si vende il dollaro e questo non ha affossato le quotazioni).

Se così non fosse invece, saremmo vicini a punti di resistenza, che vedono ancora molti ordini di trader retail posizionati sopra di essi (lo sbilancio dello Speculative Sentiment Index risulta ancora a -1.73) e che se colpiti potrebbero far partire movimenti di pulizia di stop, in grado di generare segnali di acquisto importanti.

EUR/USD
Dal punto di vista tecnico, la moneta unica europea si trova ora in fase di consolidamento sopra 1.3150, che insieme a 1.3120 (punti precedenti a media a 100 oraria) rappresenta una buona area di supporto dove poter ipotizzare acquisti di euro, tenendo conto che un superamento ribassista di 1.3110 potrebbe portare ad approfondimenti oltre 1.3100, verso i minimi post inflazione a 1.3050. Un superamento di 1.3200 potrebbe riproporre i massimi che, se superati, potrebbero lasciare spazio verso 1.3310 (area di congestione osservabile su un 4 ore molto bella).

USD/JPY
Il UsdJpy sta facendo base appena sopra 97.00, mantenendosi tra questo livello e 97.50, nei pressi della media mobile a 21 periodi oraria, che non sta dando indicazioni precise a livello di pull back dei prezzi ma che può essere considerata una buona area di resistenza. Se dovessimo abbandonare i supporti, il livello che in prevalenza potrebbe attirare i prezzi è rappresentato da 96.40, dato da punti di congestione precedenti, mentre per assistere a risalite consistenti crediamo che si renda necessario il superamento degli ultimi massimi significativi di mercato, corrispondenti con la media mobile a 100 periodi oraria (da considerare sopra 97.85). Un punto su cui si possono impostare operazioni di breve è rappresentato da 97.50, che una volta superato potrebbe far arrivare i prezzi sulle resistenze appena viste.

EUR/JPY
Situazione di lateralità su EurJpy, che sta continuando a muoversi tra 128.00 e 129.00. E’ possibile lavorare sulla lateralità andando a seguire l’oscillatore stocastico, tenendo presente che una rottura, rispettivamente di 127.80 e di 128.80 potrebbero portare ad accelerazioni nell’ordine anche dei 50 punti.

GBP/USD
Continua la forza relativa della sterlina che ha toccato quota 1.5600 contro il dollaro americano, senza scendere sotto i supporti di breve individuabili in area 1.5530. Un superamento a ribasso di essi potrebbe portare al test di 1.5475, livello principale di attenzione che se oltrepassato potrebbe portare a vendite con target iniziali posti intorno a 1.5420 (congestione precedente). I punti di supporto sono sfruttabili per pensare a posizionamenti long di sterline, con target sui massimi ed in estensione fino a 1.5635 (punti di supporto precedenti individuabili su un grafico a 4 ore).

AUD/USD
L’australiano si trova sui punti di minimo relativi più importanti da valutare nel breve periodo. Questo posizionamento dei prezzi offre un ottimo risk reward per poter acquistare australiani con target sulla media a 21 oraria, tenendo conto che un superamento a ribasso dell’area 1.0220 potrebbe innescare vendite tali da permettere la valutazione di un reverse che potrebbe portare i prezzi all’interno dell’area attrattiva passante tra 1.0200 e 1.0180. Soltanto in caso di superamento di 1.0175 possiamo attenderci movimenti strutturali ribassisti che possono far estendere fino a sopra 1.0100.

Matteo Paganini
Senior DailyFX Analyst



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