Esattamente un anno fa, il 12 ottobre, Mps (BIT:BMPS) chiudeva la giornata di negoziazione a 5,33 euro per poi aprire il successivo lunedì 17 ottobre a 2,12 euro, oggi quota circa 2,6 euro (minimo assoluto il 4 novembre a 1,487 euro) e non ha più rivisto i 3 euro da un anno a questa parte.
Nel 2022 c’è stato il doloroso aumento di capitale, entro la fine del 2023 (tranne intervenga una ulteriore deroga europea) dovrebbe essere ceduta la quota del Mef ai privati. Il prezzo medio di carico per lo stato è di circa 8 euro, la cessione ai prezzi attuali determinerebbe una perdita del -67,5% circa con una minusvalenza pubblica di circa 4,85 mld di euro. Il Tesoro, in questa fase, ha l’obiettivo di minimizzare le perdite, quindi procederà con vendite nel tempo da qui a fine anno, senza annunci eclatanti di nuovi azionisti e proprietari, se non verso fine dicembre quando potrebbe intervenire l’azionista di ultima istanza a salvare capra e cavoli.
Cosa possono comunicarci i prezzi di mercato? L’analisi della correlazione tra i rendimenti giornalieri ad un anno delle altre banche con Mps mostra valori bassi sotto lo 0,3 con maggiori correlazione per Bami (0,258) e Bpe (0,263), dati lontani dallo 0,72 che c’è tra Unicredit (BIT:CRDI) e Intesa (BIT:ISP). Posizioni short rilevanti, secondo i dati Consob, sono solo dello o,96% da parte di Marshall Wace LLP alla data del 10 ottobre. Alcuni Advisor del Mef probabilmente stanno aprendo posizioni ribassiste per coprirsi fino a quando non perfezioneranno l’acquisto ad un prezzo più basso?
Questo meccanismo potrebbe però determinare uno short squeeze portando il titolo sopra i 3 euro. Graficamente il titolo si va chiudendo verso un cuneo formato dalla trend line rialzista di breve e la resistenza relativa ai 3 euro di inizio chiusura del gap down. I prezzi di mercato scontano tutte informazioni disponibili, non resta che aspettare da quale parte della compressione di volatilità usciranno i prezzi. Probabile un rinvio della scadenza al 2024 e la cessione nel tempo delle quote con Bpe e Bami pronte per la fusione in “BAMPSE”, il terzo gruppo bancario italiano tanto atteso dalla Bce.